Il mondo come un notiziario continuo. Da qualunque prospettiva lo si guardi, il giornalismo (salvo rare eccezioni) si è ormai ridotto a coprire eventi che si rincorrono, inesorabilmente, 24 ore su 24, sette giorni su sette, in ogni angolo del pianeta. Colpa di un modello di business che predilige il semplice al complesso, le notizie asettiche – e cioè contenenti il minimo indispensabile per far capire cosa è accaduto – alle riflessioni più approfondite. Il fenomeno ha prima contagiato il giornalismo televisivo, più o meno all’inizio degli anni ’80, poi tutte le altre piattaforme possibili e immaginabili, mentre l’avvento di nuove tecnologie e la finanziarizzazione dei media non hanno fatto altro che amplificare questa progressiva trasformazione, diventata oggi una sorta di Vangelo insindacabile. Dicevamo dell’inizio di tutto, che può essere fatto coincidere, negli Stati Uniti, con la nascita di Cable News Network, ovvero la Cnn, primo canale all news in assoluto. L’ideatore, Ted Turner, aveva appena dato vita al concetto di rete televisiva incaricata di sfornare notizie 24 ore al giorno. Per capire l’impatto dell’innovazione sulla professione del giornalismo, basti ricordare che la Cnn ha – sempre per prima – comunicato in diretta l’inizio di un conflitto militare. Era il 1991, e Peter Arnett trasmise con la parabola satellitare dal tetto di un hotel di Baghdad le immagini dell’attacco delle truppe statunitensi contro l’esercito di Saddam Hussein dando il via alla prima Guerra del Golfo. Sembrava che l’innovazione portasse una ventata d’aria fresca al mondo del giornalismo, che da quel momento in poi le persone sarebbero state informate live di qualsiasi evento.
24 su 24, 7 su 7
Inizialmente fu così. Solo che, in breve, l’inedito approccio finì per divorare il contesto giornalistico, visto che non c’è sempre un conflitto o un attentato da proporre in diretta. Eventi banali hanno quindi iniziato a riempire l’agenda giornaliera dei media, finché anche la carta stampata e, in seguito, le testate giornalistiche online hanno finito per adattarsi al modello di news usa e getta. Nel caso dei giornali, intesi come quotidiani, le redazioni sono state costrette a rivedere i loro paradigmi, non potendo più presentare ai lettori notizie vecchie di un giorno, e per altro già affrontate in lungo e in largo dai canali televisivi all news e social. C’è chi ha finito per focalizzare l’attenzione su particolari vicende, dando un preciso taglio politico, e chi, al contrario, ha preferito virare sugli approfondimenti (non sempre apprezzati dal pubblico generalista, data la loro intrinseca complessità). Diverso il discorso dei siti online, che hanno sostanzialmente ricalcato le emittenti televisive di news H24, affidandosi sempre più spesso alla rapidità a discapito della qualità. Nel frattempo, in tv i canali come la Cnn si sono moltiplicati un po’ in tutti i Paesi (in Italia il primo fu, nel 1999, Rainews 24). Il risultato è che, in attesa che emerga un evento veramente degno di essere raccontato istante per istante, canali del genere sono costretti a mandare in onda continui collegamenti con inviati e corrispondenti intenti a raccontare notizie fresche, seppur spesso di minima importanza. In studio generali in pensione, opinionisti e altri ospiti intrattengono il pubblico con un “chiacchiericcio” di sottofondo. Il grande dramma del giornalismo odierno, per i pochi che ancora non se ne sono accorti, è che la copertura mediatica che spetterebbe soltanto a grandi eventi internazionali viene utilizzata quotidianamente, finendo per svuotare il contenuto di qualsiasi notizia.
Notizie vuote, ritmi forsennati
L’illusione della diretta non basta a fornire senso a notizie che, il più delle volte, non hanno semplicemente ragion d’essere. Ovviamente, puntare su un giornalismo del genere è molto più semplice che non avventurarsi in reportage o inchieste approfondite. Insomma, con i loro banner a scorrimento, le loro immagini spettacolari (il più delle volte di repertorio) e i loro pettegolezzi nei salotti allestiti in fretta e furia – ha scritto Le Monde Diplomatique in un articolo illuminante dedicato al tema – i perpetui canali di informazione hanno colonizzato il nostro immaginario visivo e mentale. Se, in nome del pluralismo e del dovere di informazione, l’avvento della Cnn ha contribuito a far nascere una marea di fratelli minori nel corso degli anni '90, dall’altro lato sono state sacrificate l’indagine e la vera cronaca. Come se non bastasse, ed è questo forse l’effetto più perverso da considerare, i canali all news hanno finito per imporre il loro ritmo anche alla vita politica. Attenzione però, perché anche quando compare all’orizzonte una vicenda da seguire live, il suddetto spirito “H24, 7 su 7” finisce per fagocitare il senso della notizia in cambio di una colata di breaking news di dubbio valore. Un esempio recente? La guerra in Ucraina. Aveva e ha senso chiedersi cosa accade tra Kiev e Mosca. Avrebbe però senso farlo proponendo al grande pubblico generalista strumenti con i quali maneggiare la realtà, anziché video di bombe che esplodono e liti continui nei talk show in onda tra un tg all news e l’altro. Di questo passo le notizie finiranno per diventare notizie in pillole. E ingerire troppe pillole insieme non fa mai bene alla salute.