Siamo in emergenza rave party. Anche in rete, dove tutti si improvvisano esperti senza magari averne mai visto uno nemmeno da lontano. Così ottenuta la prima reazione di massa il neo governo Meloni ha agito velocemente con un decreto legge che tra le altre introduce un nuovo reato, quello di “invasione per raduni pericolosi” (per oltre 50 persone) che prevede la reclusione da 3 a 6 anni e multe da mille a diecimila euro. Una mossa conseguente allo sgombero del raduno illecito di Modena e per mano del Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. A dirla tutta una tradizionale adunata che da anni si tiene proprio durante il ponte di Halloween, ma tant'è, il governo compatto mostra il pugno di ferro, nonostante le ghiacciate botte dell'opposizione. Al grido di “spiegateci Predappio”, pantomima “fascista” di Letta e Co., best fantasy di Ognissanti.
Allora, mentre caldamente si disquisisce del novello decreto, che nel calderone potrebbe infilare di tutto, dagli scioperi alle manifestazioni, come da altra condanna - autogol di sinistra e compagni (da Fiorello a Saviano, te li raccomando), dall'altra parte, al netto di una più moderata Forza Italia, è un tutt'uno contro le feste abusive a base di droga e alcol.
Non a caso Salvini tuona a social unificati: “Pugno duro contro droga, insicurezza e illegalità. La pacchia è finita”. Dimenticando, certo, che quando era ministro ci furono oltre 50 party abusivi, e non se n'è mai preoccupato. Ma tornando alla questione free droga, sostenuto dalla politica a piè mani, è innegabile che in questi eventi circoli di tutto. Eppure, come sostiene una delle partecipanti, “la droga c'è dappertutto, non solo ai rave. Chi si vuole drogare si droga qui come a casa sua...”. Sì, anche nel bar sotto casa. Anche in Parlamento, aggiungiamo noi. What? Occorre un opportuno riepilogo.
Anno domini 2006, Le Iene a tradimento eseguono su 50 deputati il drug test. Risultato? Un onorevole su tre risulta positivo all'uso di stupefacenti, prevalentemente cannabis, ma anche cocaina. La scoperta dell'acqua calda, come rimarca ironicamente a più riprese Daniele Capezzone: “L'ho sempre detto, se un cane poliziotto entrasse in alcuni luoghi della 'politica ufficiale' prima gli andrebbe in tilt il naso e poi si arrenderebbe...”. Eppure quel servizio - inchiesta non è mai andato in onda. Un servizio che avrebbe surriscaldato non poco i palazzi della politica, ma bloccato sul nascere dal Garante della privacy aizzato dagli stessi deputati e considerato come raccolta illecita di dati di natura sensibile in quanto attinenti allo stato di salute. Questi i fatti. Il 9 ottobre del 2006 gli autori della trasmissione satirica annunciano un servizio sul consumo di droga tra i parlamentari. Un servizio realizzato, come anticipato, su 50 tra onorevoli e deputati, e per mano di una finta truccatrice che fingendo di asciugare con un tampone il sudore dalla fronte del politico di turno raccoglieva il campione da sottoporre al test anti-droga. Dai risultati soprendenti, e già rivelati, alla sommossa dei deputati per “clamorosa violazione della privacy” il passo è breve. E nonostante la garanzia di anonimato dei parlamentari promossa dal programma, il veto sulla messa in onda non è mai scaduto.
Così dai piani alti della politica l'altro ieri censuravano i loro test, e oggi criminalizzano i rave party. Oppure bloccano leggi liberticide sulle droghe leggere e poi sniffano nel santuario della legge. Ecco allora che torna ancora, come il cacio sui maccheroni, la bocciatura del referendum sulla cannabis, liquidato dal presidente della Consulta Giuliano Amato. Tutto il mondo è Paese...