Israele e la penisola coreana sono separate da oltre 8mila chilometri. Una distanza enorme, che non ha tuttavia impedito alla recente crisi scoppiata tra Tel Aviv e Hamas di poter essere, in qualche modo, collegata all'Estremo oriente asiatico. Allo stesso tempo, basta prendere una cartina geografica per rendersi conto dell'abisso, quantificabile in più di 7.500 chilometri, che intercorre tra le due Coree e l'Ucraina, epicentro caldissimo del conflitto russo-ucraino. Anche in questo caso è possibile tracciare una linea rossa, un trait d'union tra fronti tanto distanti quanto più affini. Più affini di quanto non si possa pensare. Già, perché la guerra tra Corea del Nord e Corea del Sud, congelata da un armistizio nel 1953 ma mai risolta in un trattato di pace, rischia di essere risvegliata da due battiti d'ali di farfalle all'apparenza lontanissimi. Ci si potrebbe chiedere allora che cosa c'entrino la Corea del Sud, democratica e sostenuta dagli Stati Uniti, e la Corea del Nord, guidata da Kim Jong Un, con la crisi israeliana e quella ucraina. Il minimo comun denominatore tra le due Coree coincide con l'invio di armamenti.
La penisola coreana ribolle
Sono anni che i test missilistici effettuati da Kim tengono in apprensione il mondo intero. Negli ultimi periodi, tuttavia, si sono accumulati sul tavolo segnali sempre più evidenti di come Pyongyang - capitale della Corea del Nord – starebbe cercando di prepararsi ad una possibile resa dei conti finale con i vicini dell'altra Corea (leggi: Stati Uniti). Il governo nordcoreano ha più volte lanciato avvertimenti ai cugini del Sud. Soprattutto da quando, nel 2022, a Seoul è salito in carica Yoon Suk Yeol, presidente conservatore che ha accantonato la retorica diplomatica e pacifista della precedente amministrazione Moon Jae In per inaugurare, invece, una stagione di “tolleranza zero” nei confronti delle mosse di Kim. Poche settimane fa, tra l'altro, Yoon ha nominato un nuovo ministro della Difesa: Shin Won Sik, un super falco che ha subito affermato di voler “punire severamente” la Corea del Nord in caso di provocazioni. Ad aumentare ulteriormente la temperatura nella penisola coreana, al netto del caldo incessante che ha trasformato l'estate in un inferno, troviamo la strategia degli Stati Uniti in Asia, o meglio nello scacchiere compreso tra l'Oceano Pacifico e l'Oceano Indiano (il cosiddetto Indo-Pacifico).
Le mosse di Biden
Per contenere la Cina, ed evitare che Pechino possa accumulare influenza stringendo accordi con i Paesi dell'area, l'amministrazione statunitense di Joe Biden ha pensato bene di rafforzare la propria rete diplomatica asiatica. Washington ha rilanciato storici accordi con “alfieri” locali, come Giappone e, appunto, Corea del Sud, e sta riorganizzando i propri hub militari in loco. Il tutto per prepararsi ad ogni evenienza. La convergenza Usa sulla Corea del Sud ha spinto il Nord ad allarmarsi. Non solo per le esercitazioni militari congiunte dei due rivali, ma anche e soprattutto per gli Accordi di Washington firmati, lo scorso agosto, tra Biden, Yoon e il primo ministro giapponese Fumio Kishida. Accordi, va da sé, pensati per tenere a bada i missili di Pyongyang, oltre che la Cina. Sul fronte opposto, i nordcoreani hanno giocato le loro carte, facendo attenzione a non spendere tutti i jolly. Innanzitutto, Kim ha avviato un serio flirt con la Russia. Il presidentissimo del Nord ha prima invitato in patria il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Shoigu, mostrandogli un salone pieno di armi, salvo poi salire a bordo del proprio treno e raggiungere Vladimir Putin in Russia, nell'Estremo Oriente russo. Fonti statunitensi sostengono che Kim e Putin abbiano intavolato un accordo ben preciso.
Armi nordcoreane
Ecco che arriviamo al discorso delle armi, e al collegamento delle due Coree alle crisi israeliana e ucraina. Partiamo dalla Corea del Nord. Kim, che ha ordinato alle aziende nazionali di armi di incrementare la produzione, sarebbe ben felice di vendere a Putin – in cambio, presumibilmente, di risorse alimentari e denaro sonante - munizioni e missili che quest'ultimo potrà utilizzare in Ucraina. In tutto ciò, mancano prove certe di accordi russo-nordcoreani. "Abbiamo visto delle navi container di Mosca in Corea del Nord", ha spiegato il portavoce del Consiglio di Sicurezza Usa, John Kirby, sottolineando però che, al momento, non c'è la certezza che si tratti di armi. Lo zampino nordcoreano potrebbe essere presente, in maniera molto indiretta e datata nel tempo, anche nella crisi israeliana. Alcune delle armi impiegate da Hamas potrebbero infatti provenire dalla Corea del Nord. Nel 2014, erano emerse indiscrezioni secondo cui il governo nordcoreano e i miliziani del gruppo filo palestinese avessero firmato un accordo segreto sugli armamenti dal valore di svariate centinaia di migliaia di dollari, riguardante razzi e altre apparecchiature di comunicazione. Ebbene, c'è il sospetto – anche da alcune immagini visionate – che alcuni razzi, o almeno una parte dei lanciatori impiegati, siano gli stessi in dotazione all'esercito di Kim.
Armi sudcoreane
E la Corea del Sud cosa c'entra? Per quanto concerne Seoul, dobbiamo tornare nuovamente in Ucraina. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno inviato a Kiev gran parte delle rispettive forniture di artiglieria e munizioni, rendendosi conto di non avere a disposizione scorte sufficienti per un rapido rifornimento. È qui che Washington si è rivolta a Seoul. Anche se il governo sudcoreano si è rifiutato di inviare armi letali direttamente all'Ucraina, il Paese asiatico si è detto disposto a consegnare gli aiuti militari agli Usa, peraltro in tempi più brevi e a costi inferiori rispetto a molti concorrenti occidentali. Il conflitto ucraino ha quindi trasformato l'industria bellica della Corea del Sud, che in passato produceva armi per la difesa nazionale, nell'esportatore di materiale militare in più rapida crescita al mondo. Nel 2022, del resto, l'export di armi da Seoul è aumentato in un anno del +140%, raggiungendo il valore record di 17,3 miliardi di dollari. Scendendo nei dettagli, la maggior parte della somma proviene da un accordo da 12,4 miliardi con la Polonia per la consegna di carri armati, obici, aerei da combattimento e lanciarazzi multipli. Di recente, invece, è richiestissimo l'obice semovente K9 da 155 mm. Fabbricata da Hanwha Aerospace, questa risulta essere l'arma più venduta del Paese.