La scorsa domenica, 10 aprile, si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali francesi a cui hanno partecipato il 74,8 degli aventi diritto, con un calo di tre punti percentuali rispetto alle elezioni del 2017. Nel ballottaggio del prossimo 24 aprile, invece, si affronteranno il presidente uscente Emmanuel Macron, che con il suo movimento La république en marche ha raccolto il 27,6 per cento delle preferenze, e l’esponente del partito nazionalista di estrema destra Rassemblement national Marine Le Pen, che ha raggiunto il 23,4 per cento dei voti. Se da un lato la Francia difficilmente guarda all’Italia, il nostro Paese osserva con attenzione quel che accade Oltralpe, un po’ per i rapporti diretti che intercorrono fra alcuni leader (sopratutto di centrodestra) e un po’ perché se Parigi dovesse scegliere per un presidente sovranista rischierebbero di far implodere l’Europa come soggetto politico unitario. Per capire come si sono svolte queste elezioni così importanti, influenzate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, abbiamo chiesto a PierFrancesca Bonnet, giornalista italiana che da anni vive e lavora in Francia.
Di Éric Zemmour si è parlato tanto in Italia come di possibile sfidante di Macron, ma poi si è fermato solo al 7%. Ha rappresentato un grande abbaglio?
Tra Marine Le Pen et Zemmour era praticamente scontato che passasse lei. Anzi, l’entrata di Zemmour alla corsa all’Eliseo ha probabilmente aiutato la Le Pen a prendere ancora più voti. Si è presentata così in modo molto più “dolce” del neo candidato, guadagnando più terreno.
Chi invece ha avuto un exploit è Mélenchon (21,7%). In Italia di lui non se ne è quasi parlato. Può essere ora l’ago della bilancia?
Jean-Luc Mélenchon è quasi un dinosauro nel mondo della politica francese. Non per via dell’età, ma per il fatto che da tantissimi anni è lui che incarna la sinistra. È vero che c’è stato Hollande che è arrivato al potere, ma Mélenchon già allora era presente, e quest’anno è la terza volta che si presenta alle elezioni. L’aveva già fatto nel 2012 ed anche nel 2017. Quest’anno è riuscito in un vero e proprio exploit. Ha chiamato i suoi elettori a non dare voti a Le Pen, si vedrà se questi voti andranno a Macron oppure se i suoi elettori non si presenteranno alle urne, sempre per via della stanchezza “di votare contro piuttosto che per”.
Ora la partita si gioca fra la rielezione di Macron (ora al 27,3%) o quella di Le Pen (al 23,9%). Come pensi che si muoveranno da adesso in poi i due candidati?
Da adesso al secondo turno Le Pen continuerà sulla sua scia, come dicevo è l’unica che non si è mai nascosta dal fatto di essere in campagna elettorale da ormai 5 anni. Da Macron invece ci si aspetta che entri un po’ di più in campagna. Infatti ha riassicurato sulla sua voglia e la sua motivazione di un secondo mandato. Ha anche detto l’altra sera in Pas-de-Calais che potrebbe cambiare idea sulla riforma delle pensioni: “Sono pronto a cambiare, e a dire che non faremo per forza una riforma fino al 2030… se sentiamo troppa angoscia tra le persone”.
C’erano altre criticità sollevate dall’opinione pubblica sul suo operato?
Macron in questi anni ha perso dei consensi a causa della gestione dei gilets jaunes, dell’arroganza mostrata verso giovani in cerca di lavoro. Dall’altro lato la sua adesione all’Europa mantiene la Francia in una posizione centrale e decisiva.
Marine Le Pen è stata dipinta dalla stampa progressista come “la fine dell’Unione europea” se dovesse vincere le elezioni. Ma è davvero un pericolo così concreto?
Le Pen è contro l’Europa, ha attenuato i toni durante la campagna, ma negli ultimi anni ha parlato spesso di uscire dall’Europa e dall’euro, demonizzando spesso l’Europa e dicendo che snatura la nazione francese. È una buona comunicatrice che cerca di far dimenticare le idee del padre e di presentarle in una maniera molto più delicata e politicamente corretta.
Tutto sommato, come credi che ne uscirà la Francia da queste elezioni?
Sono curiosa di vedere se per il secondo turno ci sarà un astensionismo ancora più alto, a dimostrazione del “ras le bol” di avere lo stesso “tête à tête” del 2017, oppure, se l’affluenza alle urne aumenterà per votare contro Marine Le Pen.
E in Francia come si parla dell’Italia e della sua politica, sempre che se ne parli?
Purtroppo in Francia non si parla della politica italiana. L’Italia è molto più attenta e interessata ai cugini d’Oltralpe di quanto non lo siano loro nei confronti del nostro Paese. Di sicuro per le questioni di politica.