Non volevamo farlo, non volevamo parlare ancora di Lei, di Lui. Non volevamo, davvero. Ma non possiamo non farlo. Proprio oggi, in questa giornata di cielo grigiamente padano, dal sapore di alluminio e gas di scarico, il sito Dagospia ha lanciato la bomba. Lei e Lui si sono lasciati. Divorzio. Alimenti. Figli un weekend sì e uno no. Mele dell’Esselunga. Fine. Chiara Ferragni e Fedez hanno divorziato, si sono separati. Via la Ez da Ferragnez. Lei ci fa sapere dalle stories del suo profilo Instagram che ha ricominciato a flexare in palestra. Lui ce l’ha ancora con Selvaggia Lucarelli, con Marco Travaglio e altre amenità. Non volevamo, no. Ma nemmeno vi diremo quello che vi stanno raccontando già gli altri. Sugli eventi che hanno portato alla crisi è già stato detto tutto. Sulle implicazioni economiche del divorzio tra i due imprenditori, che è comunque un argomento interessante, ne avevamo già parlato a marzo dell’anno scorso. E non diremo nemmeno nulla sui numerosi divorzi artistici che Fedez ha affrontato nella sua vita, da J Ax a Rovazzi, fino al famoso “dillo alla mamma dillo all'avvocato” di Luis Sal. Sappiamo già tutto, grazie, non serve approfondire. Però, c’è un però. È proprio questo sapere tutto di Fedez e la Ferragni che ci ha fatto scattare una notifica nel cervello, e la suoneria era fortissima. Perché i Ferragnez sono come i festival di Sanremo dell’era pre-amadeistica: tutti dicono che non gliene frega niente, che fanno schifo, che sono il nulla. Eppure, rispetto alla coppia più famosa e disistimata d’Italia, ognuno di noi è onnisciente. Senza nemmeno volerlo, sappiamo tutto di loro. Ogni cosa.
Il motivo è semplice: il core business della loro vita da imprenditori digitali è sempre stato uno solo, quello di farci sapere tutto, ma davvero tutto della loro vita. Dai social fino alla serie televisiva, la loro vita privata è sempre stata indistinguibile dalla loro apparenza pubblica. Il loro mestiere è stato quello di farci vedere la loro vita, e magari farci vedere anche come si vive. Baci, figli, cene romantiche sotto casa Clooney, malattie, cene in Galleria da Carlo Cracco, litigi, scazzi, beneficenza, ancora baci, baci etero, baci gay, cani. Tutto, sempre tutto in comune, sempre tutto in pubblico. Poi sono arrivati gli scandali finanziari, il tracollo, i problemi veri e veramente personali, quelli da non poter mostrare sui social. La dimensione intima che era andata perduta è ricomparsa. Come diceva Hannah Arendt, in Vita Activa, del 1958: “Vi sono moltissime cose che non possono sopportare la luce intensa e implacabile della presenza costante di altri sulla scena pubblica; solo ciò che si considera importante, degno di essere visto o udito, vi può essere ammesso, così che tutto ciò che è irrilevante diviene automaticamente una faccenda privata”. Nel 1958 i social non esistevano, e se osserviamo cosa è successo con Fedez e la Ferragni siamo agli antipodi della tesi appena esposta: ciò che è veramente rilevante rimane una faccenda privata, mentre tutto ciò che è irrilevante, dai baci alle cene, viene esposto in pubblico. Se ora, dunque, assistiamo al grande ritorno del pudore, un motivo c’è. Perché i Ferragnez non comunicano la separazione, come hanno finora comunicato tutto? Hanno condiviso tutto con noi, e non ci vengono a dire un fatto così importante? Il tatto non giustifica nulla: non c’è mai stato tatto nelle loro vite pubbliche, nemmeno sulle malattie. Il divorzio è più inenarrabile di una malattia? Non crediamo. Forse c’è un motivo più prosaico. Visti tutti i problemi che hanno avuto in questo ultimo periodo, non è che il divorzio sia un modo per sviare le altre polemiche, riconducendo l'attenzione sul loro core business, ovvero la vita privata? Viene da pensarlo, no? È una metodologia che la politica adotta spesso. Quando c'è un grosso problema, se ne crea uno più sensazionale, in modo da non pensare più all'altro. Saranno soltanto supposizioni, ma se le facciamo è perché gli stessi Ferragnez ci hanno educati a farle, utilizzando una pedagogia della sovraesposizione. Oggi, nel momento in cui la narrazione della loro vita privata ci viene negata, siamo per forza di cose destinati a pensare male.