Ma quanto “abbutta” la campagna elettorale della Destra per queste elezioni europee? Vogliono gonfiare l’elettorato e finiscono per gonfiare le balle. Non stiamo parlando di posizioni politiche, ma proprio degli argomenti e anche degli elementi. Partiamo da Giovanni Donzelli che, dialogando con gli attivisti di Ultima Generazione, ha detto, con una ingenuità più disarmante che imbarazzate: “Non si possono penalizzare le nostre aziende e imprese pensando di aiutare l’ambiente”, frase che, a me, ha ricordato il commovente candore di Mariangela Fantozzi quando chiedeva: “Cita? Chi era Cita?” e il mitico ragionere; “Eh bè… Cita… Cita Heyworth! Ea una bellissima attrice americana”. Come sono lontani i tempi in cui, nelle campagne elettorali, si litigava sulle frasi di Mara Carfagna e di Maria Elena Boschi. Voglio dire: persino Matteo Renzi aveva un qual certo “shish”. Adesso il sex symbol, che sparge molta “frociaggine” (lo dicono i gay, mica io) è il generale Roberto Vannacci, che, sostiene, “la X non fa parte della lingua italiana”, motivo per cui ha detto “segnate una decima (Mas) sulla scheda elettorale” e motivo per cui gli chiediamo: se esistono le cose certe “la x non esiste nella lingua italiana” e le cose supposte, come la parola “xenofobia”, ecco, se le cose certe le mettiamo da una parte, il generale Vannacci, le supposte, dove le mette? Come erano belli i tempi in cui, al posto dell’inesistenza della “x” si parlava dell’inesistenza delle Olgettine e dell’esistenza delle “cene eleganti”.
È una campagna elettorale che procede col passo marziale e "duepalloso" di Giorgia Meloni che vorrebbe fare autoironia dinanzi a Vincenzo De Luca, presentantosi come “quella stronza della Meloni” (in risposta a un commento rubato a De Luca durante una conversazione privata) ma l’autoironia le viene fuori così così, tanto da fare pensare a molti (per primo Dagospia) che stesse per partire “de capocciata”. Come erano belli i tempi in cui, autoironicamente, Silvio Berlusconi, si affidava alle barzellette, anche imbarazzanti, anche spinte, per rendersi, più che “popolare”, “popolano”, o sbeffeggiava chi moralisticamente voleva entrare nella sua vita privata (tanto più quando si avvicinavano le elezioni) con uno storico: “Adesso vi devo salutare che devo andare a putta*e” rivolto ai tifosi del Milan. Una propaganda elettorale che sa di formaggio, questa della Destra, nella quale, non appena interpellano Francesco Lollobrigida su un qualsiasi tema, lui dice: “Formaggio”, “formaggio obbligatorio”, da dove proviene il soprannome, svelato in anteprima da MOW, che sta spopolando nelle redazioni dei giornali, “Il Fantasma Formaggino”. Così “formaggino” che il Consorzio Grana Padano (sentita come risuona di Destra quel “Padano” in confronto al “Parmigiano Reggiano”, con quel sentore di Reggio Emilia di Sinistra) indica i nomi dei candidati proposti dal ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e della purezza italica della frutta e verdura endemica e autoctona nella difesa delle razze bovine, ovine, caprine, equine e suine. Ma come ci mancano quelle pennette tricolore delle cene eleganti di Silvio Berlusconi dove girava, secondo i maligni, una statuetta di Priapo, mentre doveva essere, sicuramente, un macinapepe elegante.
Come ci sembra poco orgogliosa questa Italia che accoglie in pompa magna (ok, ok, non era pompa, non esageriamo, ok, ok, facciamo pompi*o), con la presenza di “detta Giorgia”, Chico Forti, lo Zio Fester del Surf (non è “body shaming” è citazione colta) che, davvero, non capisco come l’ita(g)liano medio possa essere innocentista o colpevolista – la situazione processuale è intricata – ma che, stando a Wikipedia (prendetevela col Signor Wikipedia) ha compiuto truffe immobiliari e quando un tizio assassino gli ha detto “portami quello lì che lo devo ammazzare, altrimenti ammazzo la tua famiglia”, ha preso “quello lì” (Dale Pike - il figlio di Anthony Pike - che voleva impedire l’acquisto del Pikes Hotel a Ibiza da parte dello Zio Fester poiché, secondo l’accusa, il padre soffriva di demenza senile) e glielo ha portato, e adesso ditemi voi come un “omertoso”, nella patria della lotta alla mafia, si possa accogliere, da parte di Giorgia Meloni, in “pompi*o magno”, una persona che comunque non sembra un santo, neanche un fante, e che, intervistato da un Bruno Vespa quasi commosso e compartecipe, ha raccontato come si sia mangiato, in carcere, la spaghettata e come Francesco Schettino, quello che se ne scappò dalla Concordia, e che le guardie carcerarie continuano a chiamare “comandante”, abbia voluto incontrarlo, spiegandoci, ossia, come Schettino, in carcere, quando entra qualcuno di “vip” (very important prisoner) dice alle guardie carcerarie “voglio incontrarlo”, e quelle glielo portano. Ma come non rimpiangere i tempi in cui, dalla questura, veniva prelevata Ruby Rubacuori, per intervento diretto di Silvio Berlusconi, dandola in affido (in “pompi*o magno”, non si voleva che la cosa trapelasse) a Nicole Minetti (urrà!). Una campagna elettorale, questa della Destra, all’insegna della tristezza, del formaggio, dei sospetti omicidi, dei “pompi*i magni”, ma neanche tanto magni. Un’eredità Berlusconiana senza ironia, senza freg*e, e dove l’unica turbofregna (cit. Gianfranco Magalli) è il generale Roberto Vannacci. Ma vi rendete conto?