Nel singolo Sexy Shop ha dissato Chiara Ferragni? “Lo avrebbero detto per qualsiasi testo”. Fedez è ormai fuori dal rap? “La musica è un’amante esigente, se la trascuri…”. Emis Killa si è commercializzato? “Gli artisti vanno giudicati dagli album”. Mentre Jake La Furia giudice di X Factor ha messo da parte la reputazione? “Ma se è stato uno dei primi rapper a fare televisione”. Marta “Blumi” Tripodi, giornalista e una delle maggiori esperte di hip hop in Italia, ci ha spiegato tutto quello che, per chi non segue la scena dagli esordi, può sembrare strano. Tanto che oggi a farsi un esame di coscienza, secondo lei, non dovrebbero essere rapper e trapper, ma semmai gli artisti di musica leggera…
Il nuovo singolo di Fedez e Emis Killa, Sexy Shop, era atteso prima di tutto per i dissing verso Chiara Ferragni. Però non sembra neanche così diretto, o sbaglio?
Chi non bazzica troppo l’ambiente rap ha la tendenza a classificare tutto come un dissing, ma non è così. Scrivere una canzone ispirata a una relazione che finisce non significa certo dissare il/la proprio/a ex, altrimenti il 90% del canzoniere italiano classico sarebbe costituito da dissing. Oltretutto, a livello mediatico su questa storia si è ricamato così tanto che ho il sospetto che se Fedez avesse pubblicato un qualsiasi altro singolo anziché questo, che so, l’inno ufficiale delle Olimpiadi, lo avrebbero comunque interpretato come un attacco alla Ferragni.
A livello di barre come lo valuti?
Anche in questo caso, difficile valutarlo in termine di barre visto che si tratta di una canzone pop. A livello rap ho apprezzato sicuramente alcune immagini molto precise, come “io ti ho sfiorata, tu sei sfiorita” o “restiamo a letto l'uno dentro l'altra come matrioske”, ad esempio.
Invece la musica è lontana anni luce da quando i due collaborarono su Pum Pum Pum. Chi erano allora?
Erano innanzitutto due amici, si erano conosciuti nel circuito delle serate di freestyle milanesi e poi militando nella stessa etichetta underground, la Blocco Recordz (Fedez solo brevemente, ndr). E senz’altro erano due ragazzi giovanissimi, visto che si tratta di un brano uscito nel 2009: ai tempi li ascoltava solo un pubblico che li capiva al volo perché parlava la loro stessa lingua, quindi era sicuramente meno necessario pesare ogni parola o ponderare ogni mossa per paura di essere fraintesi.
E adesso che senti Sexy Shop, a livello musicale cosa sono diventati?
Non credo che sia possibile valutare ciò che sono diventati solo da una canzone, soprattutto quando la canzone in questione è un singolo estivo. Sicuramente il tiro è più mainstream, ma per tirare le somme è meglio aspettare un vero e proprio album, anche perché quando si tratta di fare dischi hanno imboccato strade molto diverse: quelli di Fedez sono in gran parte prodotti pop, mentre Emis ha mantenuto un aplomb filologicamente rap.
Fedez ha detto spesso di non sentirsi un rapper. Se però potessimo eliminare tutto il resto e rimanere solo alla sua musica, come lo valuti artisticamente?
Mettiamola così: è abbastanza evidente che negli ultimi anni non ha messo la sua musica al primo posto e si è concentrato su altre cose. Non parlo solo di business, ma di tutto ciò che ha passato, anche a livello di salute e problemi personali. La musica è un’amante esigente, se la trascuri devi aspettarti delle conseguenze. In compenso è stato un talent scout notevole, ha introdotto nel mainstream tantissimi personaggi, contribuendo a lanciare le loro carriere.
Emis Killa qualche tempo fa disse di aver avuto la possibilità di fare la carriera di Fedez, cioè puntare a ambienti più mainstream e più soldi, ma di aver preferito la reputazione. Con questo feat ha ripensato a quella scelta?
Assolutamente no, un featuring è solo una parentesi estemporanea e si fa per miliardi di motivi diversi: per amicizia, per sinergie, per divertirsi, per sperimentare. Gli artisti vanno giudicati dagli album, ed Effetto notte (l’ultimo album di Emis, uscito nel 2023) è un album assolutamente coerente con la sua reputazione.
Qualche giorno fa è stato confermato Jake La Furia come giudice di X Factor. Anche lui ha sempre preferito stare lontano da certi ambienti troppo mainstream, neanche per lui è cambiato nulla?
Non è cambiato proprio niente: Jake è stato uno dei primi rapper a fare televisione nel lontano 2013 su Italia1 con Nord Sud Ovest Est – Tormentoni on the road (co-condotto da Max Pezzali e Paola Iezzi che sarà in giuria con lui a X Factor, tra l’altro, ndr). Prima ancora era stato protagonista di un reality insieme ai Club Dogo, Un giorno da cani, andato in onda su Deejay Tv nel 2011. Credo che per lui l’importante sia sempre stato non snaturarsi e fare prodotti che fossero anche ironici, ma di qualità.
Come pensi verrà accolto il singolo Sexy Shop dalla scena rap?
Ormai l’idea che possano esistere episodi più pop e melodici è totalmente sdoganato, nell’ambiente rap italiano. È sdoganato anche il fatto che i rapper abbiano una vita sentimentale e che spesso le loro fidanzate/compagne/mogli siano molto famose. Insomma, credo che dormiremo tutti sonni tranquilli!
Forse è un pezzo anche che strizza l’occhio al pubblico della trap, per l’uso massiccio di auto-tune?
L’auto-tune Fedez l’ha sempre usato, e tra l’altro ormai non è appannaggio solo della trap, ma soprattutto di un certo tipo di pop: penso che abbiano semplicemente scelto di cavalcare le sonorità del momento, con dei synth anni ‘80 molto calcati e richiami all’electro-pop.
In generale, a parte Fedez, sembra che in tanti che prima si dicevano incompatibili con il mainstream ora si facciano meno problemi a entrarci. È solo questione di soldi o anche di percezione di certe scelte etiche?
Il rap è il nuovo mainstream, quindi secondo me la questione andrebbe ribaltata: non sono più i rapper a cercare di entrare nel mainstream, è il “vecchio” mainstream a cercare in tutti i modi di entrare nel rap. Pensa a quanti cantanti di musica leggera italiana, anche di età avanzata, fanno featuring con rapper che fino a qualche anno fa non avrebbero mai voluto al loro fianco, magari perché li consideravano musicisti di serie B o per paura che rovinassero la loro reputazione. Ecco, qui sì che ci sarebbe da fare una riflessione sui soldi e sulle scelte etiche.