Oggi voglio parlarvi di un tema che mi sta profondamente a cuore: i diritti dei pazienti che utilizzano cannabis terapeutica. È assurdo pensare che il nuovo codice della strada possa calpestare un diritto fondamentale come quello alla guida, specialmente per chi combatte ogni giorno contro dolori cronici e malattie invalidanti. Assumo cannabis terapeutica per curare patologie che la farmacologia tradizionale non riesce ad affrontare, e come me ci sono migliaia di persone in Italia. Siamo pazienti, non criminali, ma questa riforma ci discrimina. Il Thc, che usiamo legalmente e sotto controllo medico, può rimanere nel nostro sangue per giorni, persino settimane, senza intaccare le capacità di guida. Eppure, dato che le deroghe non sono ancora state definite chiaramente, questa legge ci tratta come se fossimo sempre “fatti”. Con mia madre Ornella Muti abbiamo deciso di prendere posizione. Non siamo medici, ma ci battiamo da anni per i diritti dei pazienti insieme a un team di esperti che ci supporta. Vogliamo che la cannabis venga vista non solo come una “droga da strada”, ma come un farmaco che può garantire il diritto alla salute. Non è accettabile che una riforma cancelli il nostro diritto alla salute e alla libera circolazione, peraltro sanciti dalla Costituzione italiana.
Oggi sono qui, insieme a tanti altri, per chiedere giustizia. Lottiamo per garantire copertura legale a chi verrà colpito da questa legge. La patente di guida non è un lusso, ma una necessità, soprattutto per chi deve muoversi per lavorare o per accedere alle cure. Vi chiedo di unirvi alla nostra battaglia. Non riguarda solo noi pazienti, ma il diritto di tutti a essere trattati con dignità e rispetto. È ora di fermare una legge ingiusta e che penalizza coloro che già affrontano difficoltà enormi ogni giorno.