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IL PARADOSSO DELLA GUERRA: “L’Iran è il Paese con il secondo giacimento di petrolio al mondo ma i cittadini non trovano la benzina per fuggire”. Parla l’attivista Pegah Moshir Pour: “Quando ero piccola ci insegnavano a odiare Israele ma…”

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

  • Foto di: Ansa

16 giugno 2025

IL PARADOSSO DELLA GUERRA: “L’Iran è il Paese con il secondo giacimento di petrolio al mondo ma i cittadini non trovano la benzina per fuggire”. Parla l’attivista Pegah Moshir Pour: “Quando ero piccola ci insegnavano a odiare Israele ma…”
Cosa pensano gli iraniani della guerra tra Israele e l’Iran? Alcuni gioiscono, tutti hanno paura e provano a fuggire. Il problema? È quasi impossibile se non hai i soldi: “Non si trova neanche un litro di benzina” e se non hai famiglie in Paesi vicini o seconde case dove puoi andare? Ne abbiamo parlato con Pegah Moshir Pour, attivista italo-iraniana. La speranza? Un cessate il fuoco senza negoziare con gli ayatollah. In altre parole: né con il Regime islamico né con Netanyahu

Foto di: Ansa

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Il conflitto tra Israele e Iran, in pochissime ore, si è intensificato. Dopo l’attacco mirato del primo, l’Iran ha risposto bombardando Tel Aviv, mentre Netanyahu ha dato ordine di proseguire con gli attacchi e il ministro della Difesa Israel Katz promette: “Teheran brucerà”. Intanto la popolazione iraniana si trova a vivere un cortocircuito tra la critica al regime islamico guidato da Khomeini, che ha portato alcuni a sostenere l’attacco militare israeliano, e la paura per le proprie vite. Per affrontare questo tema abbiamo intervistato Pegah Moshir Pour, attivista per i diritti in Italia, di origini iraniane, classe 1990, autrice di due libri, il romanzo La notte sopra Teheran (Garzanti, 2024) e del saggio Teheran: il fascino millenario e l’inquietudine contemporanea (Paesi edizioni, 2025).

Pegah Moshir Pour
Pegah Moshir Pour Ansa

Dopo l’attacco dell’Iran si è parlato, per esempio sul Wall Street Journal, della reazione mista della popolazione iraniana, tra paura e gioia. Da dove arriva la gioia?

Quando ha visto che i più vicini a Khomeini, la Guida Suprema, che porta avanti questa dittatura e che ha ucciso tantissimi figlie e figlie, sono stati indeboliti e uccisi, allora il popolo ha reagito con gioia, è vero. Ma ora stanno tutti evacuando Teheran con difficoltà e paura. I civili non trovano neanche la benzina, è un paradosso se si pensa che l’Iran è il secondo giacimento di petrolio al mondo. Ora i civili sanno che Israele attaccherà loro, che saranno loro a pagare con la vita, come ha sostenuto il ministro della Difesa Katz.

Credi che la guerra con Israele possa portare a un regime change? Non sarebbe una cosa positiva?

Molto difficile parlare di regime change, mentre le persone cercano un rifugio. Neanche le metro e le moschee saranno luoghi sicuri. Le tv nazionali hanno subito un attacco. La popolazione deve scappare ma non tutti riusciranno.

Questo attacco era previsto? Cosa percepiva in questi mesi la popolazione iraniana?

Che Israele volesse attaccare da tempo era cosa nota. Gli ayatollah, non avendo la capacità difensiva israeliana, hanno sempre alimentato i loro proxy, cercando di stuzzicare Israele con delle minacce su altri fronti, mai dirette. Ora non è più così e questa guerra da silenziosa è diventata aperta. A noi che siamo nati dopo il ’79 veniva detto che Israele doveva essere odiato perché era il nostro nemico. Ma la popolazione iraniana non odia nessuno, odia solo il regime degli ayatollah che toglie la vita, che reprime. Come dicono molti attivisti: ci hanno tolto la gioventù e ci toglieranno la vecchiaia. 

L’opinione pubblica iraniana, durante la guerra tra Hamas e Israele, che posizione ha preso?

Gli iraniani dal settembre del 2022 in poi hanno esplicitato sempre più il proprio dissenso verso il regime, erano quindi più concentrati su se stessi, su come liberarsi. Intanto Israele, dal 2017 ha lavorato sui social aprendo pagine in lingua farsi per avvicinarsi alla popolazione iraniana per esprimere la propria solidarietà. Nel Parlamento iraniano si esultava per gli attacchi di Hamas, mentre i cittadini sapevano che il rischio sarebbe stato quello di una guerra contro il loro Paese.

Un ferito a Teheran dopo un attacco israeliano
Un ferito a Teheran dopo un attacco israeliano Ansa

L’attacco all’Iran e la guerra a Gaza sono due storie diverse?

L’Iran era nei piani. Il Mossad ha lavorato per anni per avere i suoi collegamenti interni. Non ci sono israeliani arruolati per portare avanti le missioni di spionaggio, ma erano persone che già vivevano in Iran. Solo tra qualche anno, però, sapremo la verità.

Pare che Khomeini e gli altri capi potrebbero andarsene in Russia per fuggire da possibili attacchi mirati contro di loro. Stanno abbandonando il loro popolo?

La famiglia di Khomeini è in continuo movimento, a tarda sera è stata spostata a in un altro bunker a nord-est di Teheran. Se dovessero andare in Russia non stupirebbe, accadde anche con il dittatore siriano Assad. Questo dovrebbe farci capire che la Russia è un Paese con cui fare attenzione, perché si tratta di un posto che accoglie dittatori.

Se domani Khomeini fuggisse, gli iraniani accoglierebbero gli israeliani come salvatori, un po’ come gli italiani con gli americani?

È molto difficile che possa accadere, ma si spera che Khomeini possa andarsene, perché sono quarant’anni che si lotte per la libertà dal regime. Ma gli iraniani vogliono anche poter scegliere del loro futuro in autonomia. Auspico non si facciano gli stessi errori della Rivoluzione del ’79, perché nel caos riescono a prendere il potere i più potenti.

Il mondo dell’attivismo che segui e con cui sei in contatto cosa pensa?

Non c’è internet, quindi sono tutti impegnati a fare arrivare il messaggio di evacuazione alla popolazione il più in fretta possibile. Per ora tutti esprimono solidarietà e si cerca di spiegare come reagire a un bombardamento, come fare uno zaino con tutto l’occorrente per scappare e salvarsi, come vivere questa emergenza.

Cosa pensi della sinistra, da Potere al Popolo a Elly Schlein, che chiedono di tenere le mani già dall’Iran? Stanno difendendo gli ayatollah?

Io penso che in tutto il mondo dobbiamo fermarci a produrre armi, perché più si producono più si usano. È giusto che ci sia un fermo per tutti e avanzi la diplomazia, perché è l’unica via che può aiutarci. Da Potere al popolo a Elly Schlein, la sinistra sa che gli ayatollah non sono dalla parte del popolo. Ora queste realtà si stanno semplicemente esprimendo per chiedere una tregua per la popolazione. Non si tratta di negoziare con questi assassini.

Il governo cosa dovrebbe dire e fare?

Con questa maggioranza non so cosa possa fare, perché è vicina a Orban che è vicino agli ayatollah. Idem con la Russia. Mi auguro però che ci sia un po’ di buon senso e che si porti avanti un cessate il fuoco. Bisogna fermare la guerra da tutti i fronti e bisogna fermare Netanyahu. Stiamo piangendo troppi civili.

E invece credi che esistano delle realtà iraniane controverse in Italia che potrebbero, come ha sostenuto Crosetto, compiere degli atti terroristici? Qual è la percezione in Italia? Cosa si sbaglia?

Lo avrà detto per sicurezza o precauzione, ma l’Italia fa un lavoro eccellente sulla sicurezza interna e l’intelligence. Abbiamo sempre prevenuto, anche rispetto ad altri Paesi europei. Penso che l’Italia sia pronta a beccare qualsiasi cellula terroristica.

Credi ci saranno conseguenze politiche a cascata per via di questa guerra? Penso all’immigrazione.

Esistono migranti climatici, migranti per asilo politico, migranti che scappano da persecuzioni etniche, religiose o sessuali. Questa guerra potrebbe sicuramente aumentare i flussi, perché gli iraniani da anni provano a espatriare attraverso borse di studio, attraverso la propria intelligenza. Invece dal 2022 si è visto sempre di più cercare di espatriare per fuggire dalla leva obbligatoria e dalla violenza. Noi dobbiamo capire che per avere maggiore sicurezza dobbiamo aprire corridoi umanitari. Questo ci aiuterà per comprendere quello che queste persone stanno vivendo, capendo così anche cosa accade nei Paesi come l’Iran. E a quel punto scegliere di intervenire.

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