Il Ponte sullo Stretto di Messina torna a essere più di un’idea: il Cipess, Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ha approvato il progetto definitivo. Ora manca solo la “bollinatura” della Corte dei Conti. Dopo decenni di annunci, stop e ripartenze, il governo Meloni ha deciso di riattivare ufficialmente l’opera nel 2023. Il via libera arriva oggi, tra l’entusiasmo del premier e del ministro Matteo Salvini e le proteste degli ambientalisti. È il passo più avanzato mai raggiunto nella storia di questa infrastruttura discussa e divisiva. «È un’opera strategica, simbolo della forza tecnica italiana», ha dichiarato Giorgia Meloni durante la riunione del Cipess. Salvini, che ha fatto del Ponte una bandiera politica, rilancia: «I cantieri partiranno tra settembre e ottobre». L’obiettivo? Avere il primo attraversamento tra il 2032 e il 2033. Il progetto, elaborato da Stretto di Messina Spa e dal consorzio Eurolink guidato da Webuild, prevede un ponte sospeso lungo 3.666 metri, con una campata centrale da 3.300: sarà la più lunga del mondo. Un’infrastruttura colossale, pensata per collegare Sicilia e Calabria con tre corsie stradali per senso di marcia e due binari ferroviari. L’investimento è di 13,5 miliardi di euro, interamente coperto da fondi pubblici. Non è però tutto pronto: il progetto ha ricevuto 62 prescrizioni da parte della Commissione Via/Vas, 68 osservazioni dal comitato tecnico scientifico e 239 richieste di integrazione dal Ministero dell’Ambiente. Inoltre, l’Europa non ha ancora dato il suo parere finale. Ma per il governo è una “giornata storica”. E anche se l’associazione “Invece del ponte” assicura che “nessun cantiere può partire” e promette ricorsi in tutte le sedi, il dado sembra tratto. Dopo mezzo secolo di promesse, il Ponte sullo Stretto è tornato al centro della scena. Con più polemiche che cemento, per ora.

I vantaggi promessi
I vantaggi promessi
“Un’opera strategica per l’Italia intera”, ripete il governo. Il Ponte sullo Stretto non è solo un’infrastruttura ingegneristica da record, ma, secondo i promotori, un motore di sviluppo economico e occupazionale senza precedenti. L’effetto sul PIL stimato dal Cipess è di +23,1 miliardi di euro, a cui si aggiungono 10,3 miliardi di entrate fiscali solo nella fase di cantiere. I posti di lavoro promessi sono 36.700, molti dei quali stabili. Un’occasione, secondo l’esecutivo, per rilanciare il Mezzogiorno e rafforzare la competitività del Paese. Il progetto prevede una capacità di trasporto fino a 6.000 veicoli all’ora e 200 treni al giorno. Il Ponte sarà attivo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, garantendo continuità tra Sicilia e continente. L’opera è pensata per resistere a eventi sismici e venti estremi, con sistemi di monitoraggio intelligente per la manutenzione predittiva. Le due torri d’acciaio alte 399 metri, i cavi da 1,26 metri di diametro e il design aerodinamico rendono l’infrastruttura un’eccellenza ingegneristica riconosciuta a livello globale. Ma il Ponte non sarà da solo. A integrarlo, oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari tra Calabria e Sicilia. In Calabria: 10 km di strade, 2,7 km di ferrovie e un Centro Direzionale a Villa San Giovanni. In Sicilia: 10,4 km di nuove strade e 17,5 km di rete ferroviaria, più tre nuove stazioni a Messina (Papardo, Annunziata, Europa). Tutto pensato per integrare l’opera con la rete esistente e futura (come l’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria). Il governo punta anche sull’ecologia: riduzione dei tempi di percorrenza, minor inquinamento da traghetti, minori emissioni. “Un progetto sostenibile”, assicura il Mit. A trarne beneficio saranno anche logistica, turismo e mobilità pendolare. Secondo il sottosegretario Morelli, “il valore netto economico è positivo per 1,8 miliardi di euro”. Per l’Italia, il Ponte rappresenta la possibilità concreta di diventare un hub mediterraneo efficiente, connesso e competitivo.

I nodi irrisolti
I nodi irrisolti
Dietro gli annunci trionfali, si apre una battaglia che si preannuncia lunga e complessa. Per le associazioni ambientaliste e molti comitati locali, l’approvazione del Cipess è tutt’altro che un via libera definitivo. Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF hanno già presentato un reclamo all’Unione Europea, denunciando una possibile violazione della direttiva Habitat. La richiesta è chiara: apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia. Il motivo? L’impatto ambientale “certo, documentato e ammesso dagli stessi proponenti”, scrivono. Il progetto, secondo il comitato No Ponte Capo Peloro, è “tutto fuorché definitivo”. Si contano 239 richieste di integrazione solo dal Ministero dell’Ambiente, che spaziano da analisi costi-benefici alla gestione dei rifiuti, dal rischio sismico all’impatto su flora, fauna e atmosfera. A questi si aggiungono le 62 prescrizioni della Commissione Via/Vas e le 68 osservazioni del comitato tecnico scientifico. Un quadro tecnico-ambientale che appare ancora lontano dalla chiusura. C’è poi il tema del rischio sismico. I sostenitori dell’opera citano studi rassicuranti, che hanno valutato anche il terremoto del 1908. Ma una ricerca recente pubblicata su Earth-Science Reviews colloca l’epicentro esatto proprio in corrispondenza del tratto previsto per il ponte, con la possibilità di terremoti fino a magnitudo 6.9. Un dato che alimenta i timori. “Altro che partita finita”, avvertono i comitati. Sul fronte politico, le critiche piovono anche da Azione, Pd e Avs. “Un regalo ai privati”, attacca Angelo Bonelli. “Un’opera da 14,6 miliardi quando nel 2005 era stimata in 3,8”, denuncia. Il capogruppo dem Anthony Barbagallo parla di “spreco colossale”: “Nei libri di storia sarà ricordata tra i peggiori errori di gestione delle risorse pubbliche”. Il Comitato “Invece del Ponte” annuncia ricorsi in tutte le sedi, mentre a Torrefaro si è già attivato un presidio permanente. “Si apre una nuova fase di resistenza”, scrivono. Intanto, la Corte dei Conti deve ancora pronunciarsi. E se anche i cantieri partissero davvero a settembre, nulla garantisce che la lunga strada verso il Ponte sia priva di ostacoli.