"Mi dispiace molto, ma non so se sono stato io". Vittorio Emanuele di Savoia ha la vaghezza come soggetto sottinteso. In altri ambienti si direbbe, forse, l'omertà. Protagonista de Il Principe, la nuova docu-serie Netflix sulla sua vita, c'è anche lui, 86enne, a parlare per la prima volta a distanza di anni dei fatti di Cavallo, isola nelle Bocche di Bonifacio tra la Sardegna e la Corsica, in acque francesi. Lì, il 18 agosto del 1978, il diciannovenne Dirk Hamer si prese un colpo di pistola per poi spegnersi in ospedale mesi dopo. Chi fece fuoco? E perché? La serie lascia parlare i presenti all'epoca dello sparo, tutti "pariolini di buona famiglia sui venticinque anni al massimo che si stavano divertendo al mare". Ognuno di loro, oggi come allora non ha dubbi: "È stato il principe, le prince". Eppure, nonostante un breve periodo di gabbio, Vittorio Emanuele di Savoia, nel 1991, sarà assolto in via definitiva dalla Corte d'Assise francese per quel crimine. Finita così? Assolutamente no. Siamo davanti a un'Italian Horror Story incredibile. "Chi vuole uno champagnino?".
"Ancora oggi, mi chiamano tutti 'Le Prince'", ammette compiaciuto Vittorio Emanuele davanti alle telecamere della docu-serie Netflx, malcelando un certo orgoglio. Una vita fantastica la sua, funestata "solo" da quel piccolo incidente sull'isola di Cavallo, anno del Signore 1978, in cui perse la vita il giovane Dirk Hamer, nella compagnia di amici ricchissimi con cui "le Prince" stava trascorrendo le vacanze estive. Vacanze estive che stava trascorrendo vedendo le coste italiane, nello specifico quelle della Sardegna, senza però potervi attraccare. L'intera famiglia Savoia era stata esiliata dal nostro Paese nel 1949, subito dopo il referendum che le preferì la Repubblica. "Ma solo per due milioni di voti", precisa il Principe, ancora evidentemente infastidito da quei lunghi anni di allontanamento coatto. "Ci dissero che saremmo rientrati in breve tempo", racconta oggi lui. Passarono oltre 50 anni. Lesa maestà.
Pazienza, potranno tutti rimettere piede sul territorio di quello che fu il loro regno nel marzo del 2003. Così da dare la possibilità al rampante Emanuele Filiberto di vincere Ballando con le Stelle e a suo padre di finire in gattabuia, tempo un paio d'anni, per sfruttamento della prostituzione e altre beghe illecite. L'ennesimo fraintendimento, chiaro. Ai danni di un perseguitato, s'intende. Un "perseguitato" che parla con perenne distacco aristocratico, che dice ma soprattutto non dice, come a far sembrare che, in fin dei conti, non gli interessi davvero. Sarebbe intrigante contare il numero di "Non so" che il protagonista inanella sbadatamente nel corso delle tre puntate. Le pause tra lo sbigottito e il confuso che si prende tra una frase e l'altra, poi, salvate dall'enconiabile montaggio, sono le fate madrine depositarie di una versione alternativa che nonostante tutto scalpita per emergere.
"Li ho fregati", si lascerà sfuggire "Le Prince" in una scena da commedia all'italiana di cui non siamo certo qui a rivelarvi il contesto. Il riferimento, però, è ai francesi e alla sua astuta gestione dei fatti di Cavallo. Sparata rivelatrice che uscirà fuori, videoregistrata, almeno una ventina d'anni dopo l'assoluzione in via definitiva per l'omicidio di Dirk Hamer. Dirk Hamer che, alla fin fine, non ha propriamente avuto giustizia. Ma di cui si è parlato per decenni, portando non pochi grattacapi alla famiglia Savoia, grazie alla determinazione della splendida sorella Birgit. Birgit che avrebbe potuto fare la modella, anche l'attrice, ai tempi della morte del fratello era una splendida ragazza richiestissima dal mondo della moda e da quello del cinema. Ha deciso, invece, di consacrare la propria intera esistenza alla ricerca della verità. O meglio, alla conferma della verità. In barba alla ignavia della gendarmerie d'Oltralpe e a quel documento di responsabilità civile, firmato da "Le Prince" poco dopo Cavallo e sorprendentemente andato perso in fase processuale. Capita.
La vera bomba della docu-serie Il Principe è il finale. Un montaggio a regola d'arte che alterna dichiarazioni claudicanti sullo svolgersi dei fatti da parte del pur sempre vaghissimo protagonsta insieme alle immagini del figlio, Emanuele Filiberto, mentre muove i suoi primi passi nella nostra tv. Come fosse un cinecomic Marvel, c'è una "scena post-credit" (solo audio) in cui "le Prince" propone alla troupe Netflix "uno champagnino" e comincia a raccontare, per intero, una storia ancor più da brividi riguardo a Re Juan Carlos, suo grande amico di una vita col quale condivideva fin dalla più tenera età, pare, l'hobby di sparare con fucili a canne mozze. Per gioco.
Come mai interessarsi oggi a una vicenda accaduta 40 anni fa? Le tre puntate de "ll Principe" accompagnano lo spettatore nei meandri di una trama impossibile che, se non fosse ben documentata da telegiornali e talk d'epoca, sembrerebbe una sceneggiatura sghemba e allucinata. Invece, è pura cronaca fattuale. Una faccenda "molto italiana", si direbbe in Boris, e proprio per questo tuttora significativa, parlante. Forse più di ieri quando la sovraesposizione mediatica della questione aveva forse anestetizzato l'opinione pubblica portandola a considerare l'omicidio di Dirk Hamer una sorta di mistero buffo, il tipico segreto di Pulcinella che, insomma, tutti conoscono, ma che ci vuoi fare?
A fare qualcosa, ben più di qualcosa, pensò la sorella Birgit che non si arrese di fronte ad accuse viscide e infamanti nei suoi confronti. E nemmeno davanti all'inerzia delle indagini, all'assoluzione, alle inchieste giornalistiche che, alla fin fine, non venivano pubblicate mai. La storia di Cavallo interessava a tutti, "Le Prince" campeggiava sulle prime pagine di riviste e quotidiani francesi come italiani. Ma nessuno voleva (o poteva) davvero appurare la verità dei fatti.
Che potrebbe trattarsi, comunque, di una questione ancora "parlante" per i Savoia risulta piuttosto lapalissiano pure oggidì. In concomitanza con l'uscita della serie Netflix, sarà sicuramente un caso, troviamo Emanuele Filiberto (da quant'era che non se ne sentiva parlare più?) sulla copertina di un noto settimanale di gossip intento a baciare la ex di Mel Gibson. Divorzio in vista dalla moglie Clotilde Courau? E chissenefrega. Di certo, la "notizia" assume, di nuovo, tutti i contorni di un buon tentativo per spostare l'attenzione da un'altra parte. Quando (in questo caso) Netflix indica la luna, lo stolto guarda il gossip. Da ben prima del 1978.