L'Unione europea è scossa da un nuovo fattore divisivo. Come se non fossero già sufficienti i problemi incarnati dall'amministrazione Trump (come bisogna rapportarsi con il tycoon? È un alleato europeo o un rivale?) e dalla guerra in Ucraina (che fare? Bisogna continuare a inviare armi a Kiev fino alla vittoria finale o è meglio costringere Zelensky ai negoziati con la Russia?), ecco il terzo enorme incomodo: lo scaz*o sul Mercosur. Ne parlano in pochi, perché forse nessuno vuole aumentare la pressione su un'Ue, che “pubblicamente” fa finta di essere compatta, ma che purtroppo per lei perde pezzi da qualunque prospettiva la si guardi. Eppure le discussioni sull'intesa commerciale tra il Vecchio Continente e il mercato comune del Sud, un blocco commerciale sudamericano, formato nel 1991, e composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, ha già fatto incaz*are gli agricoltori europei. E, soprattutto, ha creato due gruppi contrapposti in seno all'Ue capitanati da Francia e Germania: il primo contrarissimo a raggiungere l'intesa, il secondo favorevolissimo. Per ragioni di interessi incrociati e di vendette più o meno personali.
Innanzitutto, un eventuale accordo tra Ue e Mercosur consentirebbe una riduzione delle barriere tariffarie tra le parti, nonché una liberalizzazione del 90% delle importazioni di beni industriali europei e il 93% di quelli agricoli. I fautori dell'intesa sostengono che la fumata bianca faciliterebbe le esportazioni con procedure doganali più semplici e consentirebbe alle imprese europee di presentare offerte per gli appalti pubblici in condizioni di parità con le imprese del Mercosur. I contrari, come gli agricoltori che hanno protestato ferocemente a Bruxelles, temono invece la concorrenza dei prodotti sudamericani, come zucchero, carne bovina, pollame, mais; a loro avviso l'accordo andrebbe a facilitare soltanto i grandi gruppi industriali e faciliterebbe l'ingresso in Ue di beni che non rispetterebbero gli standard continentali.
Dato il contesto, come sta la situazione in ambito politico? L'intesa con i Paesi del Mercosur è stata trovata. Il problema è che in Europa non c'è conformità sul dossier (le discussioni vanno avanti da 25 anni...). Da una parte troviamo, infatti, lo schieramento dei contrari, dei quali fanno parte la Francia e l'Italia, con altri Stati critici tra cui Irlanda, Austria, Belgio, Polonia; dall'altra ci sono invece i capitanati dalla Germania, ossia Spagna, Portogallo e altri Paesi frugali, ben favorevoli a un raggiungimento del deal. In teoria, il primo team è composto da nazioni con forte peso agricolo e pressione interna degli agricoltori, mentre il secondo da Paesi industriali ed esportatori. In realtà la spaccatura è collegata a un altro tema: quello sui dazi imposti alle auto elettriche cinesi. Quando l'Ue decise di stangare gli Ev Made in China con tariffe piuttosto rilevanti, a spingere per il “sì” c'era Emmanuel Macron, con Giorgia Meloni poco dietro; a chiedere il “no” c'era la Germania di Merz, la cui industria automobilistica dipende fortemente dalla Cina e dalle sue dinamiche interne. Berlino, in quell'occasione, ha dovuto accettare la sconfitta. Per questo, adesso, intende vendicarsi con Parigi e Roma del maltolto. Come? Spingendo per l'intesa tra Unione europea e Mercosur. I negoziati, che in teoria avrebbero dovuto concludersi in questi giorni, sono stati rimandati a gennaio. Il clima è tuttavia pesantissimo. Trump e Putin osservano da lo spettacolo da lontano...