Dal 2008 a questa parte, quando l'Istat pubblica i dati sulla natalità in Italia, non è mai un granché. Anzi, da più di un decennio, aleggia sempre una certa depressione in merito a questo tipo di ricerche. Vedi oggi: nei primi mesi del 2022, le nascite sono già il 12% in meno dello scorso anno. Una notizia grave (e greve) che si unisce a un'altra - un po' più sociale, ma comunque riflessiva: ci sono più single che coppie con figli. Sono un 33% contro un 31,2% (dieci anni fa erano 29,4% contro 35,4%), ed è un dato non tanto preoccupante per quelli che pensano che questo 33% sia il popolo di quelli che si divertono e basta. È un problema perché, in prospettiva, con questi dati non si scorgono abbastanza nuove nascite. E allora, come per tante altre dinamiche legate alla demografia del Paese, torna un topos che molti - ciclicamente - continuano a sostenere. L'immigrazione e gli italiani di seconda generazione.
Niente di politico, sia chiaro, ma in un contesto di coppie di italiani che non fanno figli, statisticamente, negli ultimi anni sono state le famiglie di origine straniera arrivate in Italia a sostenere il ritmo della natalità. Eppure, non è bastato. L'anno scorso neanche questo sembrava aiutare. Infatti, da quello che era emerso da alcune ricerche pubblicate, anche le famiglie non italiane residenti nel Paese hanno convalidato un minore tasso di natalità. Ma almeno, è una forma di rinforzo per il registro nascite italiano.
Il fatto che in Italia ci siano pochi bambini e che i single abbiano superato le coppie non significa certo che le app di dating e le dark room festeggeranno il successo. Non è merito loro questo dramma, la gente non si lascia per stare su Tinder o Bumble. La genre è sola perché le difficoltà economiche non permettono passi avanti.
E il quadro rimane problematico non solo dal punto di vista della famiglia, ma anche per ciò che riguarda il rapporto giovani-anziani.
Infatti, al 1° gennaio 2022, secondo l'Istat, l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto percentuale tra anziani di 65 anni e oltre e i giovani di età inferiore ai 15, è pari a 187,9%, aumentato in vent’anni di oltre 56 punti percentuali. La previsione per il futuro non migliore: l’indice raggiungerà quota 293 al 1° gennaio 2042. Nel 2042 saranno quasi 19 milioni, il 34% della popolazione. I grandi anziani (80 anni e più) superano i 4,5 milioni mentre la popolazione con almeno cento anni raggiunge le 20mila unità, valore quadruplicato negli ultimi vent’anni. Nel 2042 gli ultraottantenni saranno quasi 2 milioni in più e gli ultracentenari triplicheranno, raggiungendo le 58 mila e 400 unità.