Stanchi dei funghi, delle trote e dei Ponti, nella Lega si dedicano le ultime settimane di agosto al complottismo sui vaccini. Dopo che il ministro Orazio Schillaci ha giustamente cestinato la Commissione tecnica sui vaccini (il Nitag) per via della presenza di due medici no vax (loro non si definiscono no vax, anzi rifiutano questa etichetta, ma non si sono mai dichiarati sì vax, anzi, rifiuterebbero questa etichetta), Lega e Fratelli d’Italia hanno scelto di intavolare un discorso tra Kuhn e Feyerabend, sul metodo scientifico, il consenso nella comunità degli esperti e sulle politiche che hanno a che fare con temi medici. Salvini ha criticato la scelta di Schillaci ma il meglio lo dà un suo senatore, Claudio Borghi, che accompagnato da La Verità, ha dichiarato guerra al Gimbe, il Gruppo italiano per la medicina basata sull’evidenza. Avete capito bene. Vorrebbero dare lezioni su dati e fatti a chi si occupa di basare il ragionamento medico su dati e fatti. Bellissimo. Il tempismo è quello giusto. Il problema del Gimbe potrà essere lo stipendio di Cartabellotta, ma il problema di Borghi, de La Verità e della Lega non è di certo questo. Altrimenti non si spiegherebbero non solo la critica alla decisione di Schillaci, che nulla aveva a che fare con un presidio di conoscenza e cultura medica in Italia come il Gimbe, ma con una questione interna al suo stesso endecastero; ma neanche la proposta tutta leghista di fare una legge per eliminare qualsiasi tipo di obbligo vaccinale.
Umberto Eco sosteneva che la Lega altro non era che il partito di chi non legge. Di certo è il partito di chi chiacchiera. Una elementare conoscenza del funzionamento dei vaccini avrebbe potuto aiutare il secondo partito d’Italia a capire come evitare figuracce. Iniziamo con una storia. Isola di Samoa. Dopo la morte di due bambini nel 2018 per colpa di due infermiere che hanno diluito i vaccini con anestetico scaduto e non acqua (infermiere che si sono dichiarate colpevoli e che sconteranno 5 anni di carcere - NB: non c'entrano niente i vaccini in sé!), l'opinione pubblica si è sempre più orientata verso le correnti no-vax. I risultati sono stati: 53 morti (di cui 48 bambini sotto i 4 anni) per colpa di un'epidemia di morbillo che ha coinvolto circa 4000 individui, di cui pochissimo sopra i 15 anni. Con un tasso di vaccinazione del 31% soltanto (questo per dire che non se le inventa nessuno le cifre dei livelli base di copertura vaccinale in un gruppo). Morale della favola: i vaccini funzionano come i luoghi pubblici per fumatori e non fumatori. Se io smetto di fumare riduco moltissimo il rischio di beccarmi un tumore, ma se la gente intorno a me continua a fumarmi addosso, il rischio è comunque più alto di quello che avrei se nessuno mi fumasse accanto. L’obbligo vaccinale non è una prepotenza dello Stato, ma uno degli aspetti del funzionamento del presidio sanitario, cioè dei vaccini.

Scansata la possibilità che l’obbligo vaccinale non abbia nessun collegamento con l’efficacia vaccinale ma sia solo una questione politica, possiamo concentrarci sull’aspetto morale. Per molti l’obbligo vaccinale sarebbe una plateale violazione della libertà personale. In linea di principio, lo abbiamo spiegato anche qui, un uomo libero ha diritto di proprietà sul suo corpo e sulle sue azioni. Questo è vero sempre? No. Nessuna tesi assolutista può essere considerata valida. Anche molti libertari, per esempio il filosofo Michael Huemer, sanno benissimo che nessun principio morale può essere applicato in modo fondamentalista e dogmatico (per esempio: l’omicidio è sbagliato, ma non sempre uccidere è sbagliato; per esempio se ti stai difendendo, per esempio se stati proteggendo delle vittime da una squadra di SS e così via). Esistono, in altre parole, dei limiti alla libertà. Come possiamo stabilirli? Secondo i critici dell’obbligo vaccinale è lo Stato a scegliere e per questo bisogna ribellarsi. Ma, come spiegò durante la pandemia uno dei più importanti filosofi morali viventi, Peter Singer, esiste un principio di buon senso considerato pressoché universalmente valido: il principio di Mill, dal nome del filosofo liberale che lo ha inventato (John Stuart Mill). Ecco come lo spiega Mill stesso: “L'unico scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualsiasi membro di una comunità civile, contro la sua volontà, è quello di impedire che altri subiscano danni”. La spiegazione è intuitiva: l’imposizione del vaccino non ti obbliga a proteggerti, poiché tu sei libero di farti del male (per esempio di fumare o bere alcool); l’imposizione del vaccino ti obbliga a non arrecare danno agli altri (per esempio, come abbiamo visto, abbassando il livello di copertura vaccinale).
Né dal punto di vista morale, né da quello scientifico, quindi, esiste una giustificazione alle pretese di Claudio Borghi e degli altri. Resta solo da capire cosa li spinga a sostenere battaglie palesemente nocive per la società in cui vivo. La risposta più corretta, come abbiamo visto, è un mix di ignoranza scientifica e noncuranza morale. Ma è evidente anche la spinta internazionale di una parte politica che si muove da anni (si veda in questo senso il libro dello scrittore neocon Jonah Golberg, Miracolo e suicidio dell’Occidente) in modo tribale. In questo caso la destra coglie l’occasione per rilanciare una propria battaglia che acquista forza grazie ai comportamenti irresponsabili del numero uno della salute americano, John F. Kenney jr, un noto antivaccinista che ha tentato di sospendere la somministrazione di vaccini, la ricerca e, di recente, ha anche provato a far ritirare un articolo scientifico che smontava la tesi dei danni da alluminio presenti nel vaccino. Abbiamo un lupo alfa sul più importante palcoscenico mondiale nel campo della sanità, forse secondo solo a quello dell’Oms, verso cui la Lega, tuttavia, non nutre particolare simpatia (tanto che il non medico Borghi propose anche di uscire dell’organizzazione). E più in alto il gallo canta, più lo sentono dalla periferia dell’impero, in questo caso dall’Italia, dove una parte politica fattualmente irrilevante ha ritrovato verve grazie a una storica guerra al buon senso e alla conoscenza.
