I Giovani socialisti (Giso) speravano di far passare una proposta per imporre a livello federale (quindi valida per tutti i cantoni) una tassa su successioni e donazioni del 50% per i “super ricchi”, cioè per patrimoni che superassero i 53 milioni di euro. Chiamare “tassa sui super ricchi” la “tassa sui regali” non la rende meno ignobile e meno meschina. Il punto era “punire” i super ricchi impedendo loro di trasmettere volontariamente e senza violenza la propria ricchezza a figli, amici o chiunque volessero.
Questo genere di punizioni basata sul furto di soldi guadagnati legalmente attraggono sempre più i giovani socialisti, che per fortuna, almeno in Svizzera, contano pochissimo. Infatti, a bocciare la proposta, non sono stati i poteri forti, i miliardari, gli oligarchi. Ma il popolo. Il 78,28% di chi è andato a votare ha detto no. La proposta non ha ottenuto il sì in nessun cantone. I sì sono stati appena 520.115, il 21,72%. Questa tassazione avrebbe interessato, probabilmente, circa 2.500 persone, ma a dire no sono state 1.874.063 svizzeri.
La tassazione era stata giustificata in modo abbastanza bizzarro dai socialisti: i soldi incassati sarebbero serviti infatti per “combattere la crisi climatica in modo socialmente equo per apportare all’economia nel suo complesso la trasformazione necessaria a tal fine”. Non è chiaro perché questo avrebbe dovuto convincere gli svizzeri, che emettono lo 0,1% delle emissioni di gas serra e che consumano energia prodotta per il 56,8% da fonti rinnovabili.
Non solo, dal 1973 a oggi le emissioni pro capite di Co2 nel Paese calano. Anche le emissioni basate sui consumi (cioè quelle non “prodotte” dagli svizzeri, ma effetto del consumo di beni acquistati dall’estero) sono calate negli ultimi venti anni di oltre il 30%. Se guardiamo alle emissioni cumulative degli ultimi 180 anni circa, la Svizzera ha emesso lo 0,17% della Co2 a livello globale. Niente.
Ancora: un modo per preoccuparsi realmente del cambiamento climatico è guardare a quanta energia viene consumata (più energia consumata corrisponde a più alte emissioni di gas serra). In Svizzera il consumo di energia è crollato del 66% dal 1965 a oggi. Se questo non bastasse, visto che i socialisti danno la colpa ai ricchi, in Svizzera la crescita economica è stata dissociata dalle emissioni di Co2: quindi il pil cresce ma le emissioni diminuiscono (e questo da almeno una decina di anni). [Questi e altri dati potete trovarli su Our World in Data]
Questa è la versione complicata della storia, cioè quella in cui tutti, agendo in modo razionale, scelgono di bocciare la tassazione sui super ricchi perché non credono che la Svizzera abbia ancora molti altri obblighi nei confronti del clima rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi del mondo (sia europei che non).
Ma per capire di cosa parliamo si dovrebbe guardare il CCPI, cioè il Climate Change Performance Index, che valuta quanto si comporta bene ogni Paese rispetto alla crisi climatica. La Svizzera sale di 7 posizioni (dalla posizione 33 arriva alla 26) rispetto all’anno precedente e viene giudicata positivamente sia in termini di emissioni che in termini di consumo di energia e produzione di energia rinnovabile. Sapete dove viene valuta male? “Nella politica climatica”. Cioè: ottimi nel concreto, pessimi nell’ideologia.
Ecco, la versione semplice e più realistica della storia è quella in cui l’arroganza di voler imporre misure così radicali ed estreme che limitano la libertà personale (per esempio di scegliere a chi “donare” i propri soldi) rende facilmente antipatici e i socialisti, da tempo, sono tra le persone più antipatiche sul pianeta.