Karl Ove Knausgard non ha scritto un saggio tecnico e, a dire il vero, neppure un nuovo libro. La realtà è molto più semplice: L'incantesimo della tecnologia è la rivisitazione, sotto forma di libro, di un articolo long form realizzato dallo scrittore norvegese per Harper's Magazine nel giugno 2025 e ora tradotto e pubblicato in Italia da Internazionale. Ok, ma perché questo volumetto ha attirato la nostra attenzione? Ci troviamo di fronte a un reportage che affronta la domanda che tutti rimandano da anni: che cos'è davvero la tecnologia? Non i gadget, non i social, non l'intelligenza artificiale, ma proprio la struttura profonda che fa funzionare il digitale, e che ormai regola ogni gesto delle nostre giornate. Per capirla, Knausgard parte da un episodio quasi mitologico: il suo primo incontro da bambino con un computer artigianale, una scatola metallica dal monitor verde che sembrava viva. È lì che capisce ciò che il resto del mondo scoprirà molto dopo: la tecnologia non è solo uno strumento, ma un modo alternativo di percepire la realtà, un linguaggio che traduce il mondo in numeri e ci restituisce un riflesso che sembra più chiaro dell'originale.
Il problema, sostiene lo scrittore norvegese, è che abbiamo smesso di chiederci come funzioni quel linguaggio. Dietro l'incantesimo ci sono regole matematiche semplici, comprensibili, ma lasciate deliberatamente nell'ombra. C'è solo un piccolo problema: nel momento in cui non capiamo più il funzionamento delle macchine, delegarvi la nostra memoria, attenzione e capacità di decidere diventa quasi naturale: è più comodo, è più veloce, è più “razionale”. Knausgard descrive allora come questo processo - graduale, indolore, invisibile - abbia trasformato le macchine in entità quasi spirituali: non delle divinità, ma dei mediatori. Filtrano ciò che vediamo, modellano ciò che sappiamo, anticipano ciò che desideriamo. E alla fine, come nota lo scrittore, l'immagine digitale diventa più convincente della realtà stessa. Non viviamo più nel mondo: viviamo nella rappresentazione del mondo. Per dirla alla nostra maniera: ci stiamo fot*endo il cervello e manco ce ne rendiamo conto. Ottimo.
Attenzione però, perché questo libro non è un manifesto anti tecnologia. È, semmai, un invito a rincantare il mondo, a rimettere l'umano al centro del sistema che ha creato. Knausgard non vuole staccare la spina ai computer, vuole staccarla all'ipnosi collettiva che ci impedisce di vedere la semplicità sotto il mistero. Vuole ricordarci che prima di essere utenti siamo creature curiose, capaci di capire ciò che ci circonda invece di subirlo. L'incantesimo della tecnologia non demonizza il digitale: lo smaschera. E ci suggerisce, con un’eleganza feroce, che per tornare liberi non serve distruggere le macchine - basta tornare a guardarle in faccia, capirle, e rimetterle al loro posto: strumenti potenti, sì, ma pur sempre strumenti.