Da Shanghai nelle ultime settimane arrivano immagini impressionanti: video di persone che implorano cibo e acqua, bambini e anziani strappati via con la forza dalle loro famiglie per essere trasportati in hangar improvvisati, adibiti a ospitare positivi al Covid-19. Per una manciata (circa 100-150) di nuovi contagi, il governo cinese ha messo in lockdown l'intera città e così 25 milioni di abitanti si sono ritrovati "ingabbiati" nelle loro case dalla sera alla mattina. Tra loro, ci sono anche Carlo Dragonetti che, originario di Trani, vive nella benestante città cinese da otto anni e Alessandro Pavanello, producer italiano che lì si era trasferito qualche mese fa per dare una svolta alla propria carriera. Quest'ultimo, si è ritrovato positivo al Covid e ha passato cinque giorni in uno dei famigerati hangar di Shanghai, fino alla sua negativizzazione. Entrambi nel podcast BlackList x MOW raccontano a Domenico Arruzzolo le loro esperienze dipingendo un quadro meno "drammatico" di quello che finora era emerso dai video e dalle foto che arrivano dall'Oriente. E se questo lockdown a Shanghai non fosse poi così tremendo? Qui le interviste ai due italiani che lo stanno vivendo.
BlackList x MOW - Intervista a Carlo Dragonetti
Cosa sta succedendo davvero e come si è arrivati a questa situazione?
Le immagini che vedete sono vere. Sono storie realmente accadute. Bisogna però dare un po’ di contesto a tutto questo. La verità è che nel corso del mese di marzo il numero dei contagi è iniziato a salire in maniera considerevole - parlo di 100/150 casi al giorno -. Numeri che magari in Italia o in Europa farebbero ridere, ma qui con la politica di tolleranza zero verso il Covid, 100 casi sono tantissimi. Quindi vedendo questa escalation a marzo, il governo cinese ha detto: “Da fine mese per cinque giorni sappiate che ci sarà un lockdown di tutta la città e che riguarderà tutti quanti, nessuno escluso. A parte, naturalmente, il personale medico e la polizia”. Ecco, dovevano essere cinque giorni e oggi siamo al ventiquattresimo o venticinquesimo giorno - ho perso il conto . di lockdown e ancora non abbiamo idea di quando usciremo da questa situazione.
Dove ti trovi in questo momento?
Sono a casa, non sono mai risultato positivo al Coronavirus. Aspetto, come tutti, che succeda qualcosa, che questa situazione si sblocchi.
E nel caso in cui risultassi positivo quali precauzioni prenderebbero con te?
Allora i positivi, sia sintomatici che asintomatici, vengono portati in queste strutture che sono hangar fieristici adibiti a padiglioni sanitari dove restano lì trattati con medicina cine se e farmaci locali aspettando di essere negativizzati. Si tratta di 30-40mila persone messe lì tutte insieme, come avrete visto dalle immagini…
Ma come fanno a negativizzarsi in quelle condizioni?
Onestamente non ne ho idea, ma ci sono persone che sono uscite tra cui un ragazzo italiano che è diventato super virale sui social, Alessandro Pavanello. Con lui siamo diventati amici in lockdown. Lui è venuto fuori, ma le condizioni sanitarie di quegli hangar dove tutti i positivi stanno ammassati sono quantomeno particolari, ecco…
Quando ci siamo sentiti l’anno scorso, mi eri sembrato molto a favore delle misure prese dal governo cinese per contrastare il Covid. Lo sei ancora?
Bisogna fare un po’ di contesto e prima di tutto domandarsi: la libertà che cerca un cinese è la stessa che vogliamo noi in Italia come in Europa? Provo a semplificare esponendovi in soldoni quello che è il patto sociale tra Stato e cittadini. L’idea è: “Tu Stato mi garantisci una crescita del welfare continua - cosa che del resto è realmente avvenuta negli ultimi 30 anni con milioni di persone uscite dalla soglia di povertà -, ma dall’altro lato noi cittadini lasciamo attestato a te, partito, tutto quello che concerne quelle che sono le decisioni che in uno Stato democratico come il nostro dovrebbero essere prese da un governo eletto dai cittadini e che li stessi rappresenta. Questo grossomodo è il patto sociale in Cina che è stato rispettato finora, infatti il cinese medio si è arricchito sempre di più. Però ora a Shanghai nella top 3 delle città più benestanti al mondo, questo patto sembra venire meno.
Perché?
Perché il problema del cittadino cinese medio, fino a due anni fa era: “Dove vado in Europa a spendere i soldi che ho guadagnato quest’anno?”. Ecco, adesso il problema è diventato un altro ovvero: “Dove trovo il cibo da mangiare?”.
E questo ha causato per la prima volta una protesta. Nel senso che i cinesi si sono ribellati a un sistema che qui in Europa viene considerato dittatoriale…
Beh, il cinese che si guarda la Champions League o il Coachella in streaming, vede che in Occidente ci sono queste cose e che stanno tutti quanti gomito a gomito senza mascherine. E allora due domande se le fa.
Eh, gli gireranno i coglioni…
Certo. Ma il punto è provare a capire perché il governo cinese reagisce così. Non è che ci sta al governo una mattina abbia deciso di mettere in gabbia 25 milioni di persone per divertimento. Ci sono delle ragioni. La prima è sicuramente che il sistema sanitario nazionale non è in grado di aiutare tutti quelli che dovrebbero andare in terapia intensiva, per esempio.
Questa è una cosa che non avrei mai detto. All’inizio della pandemia abbiamo visto costruire in Cina strutture ospedaliere praticamente dall’oggi al domani…
Questo è vero. Il problema è che gli mettevano dentro un’asse di legno come branda, un bollitore per l’acqua calda e mica c’era il respiratore di ultima generazione come a Milano. Questo non esiste a Shanghai, cioè può anche esistere ma in misura decisamente minore. Voglio dire: quello che è tutto il sistema di telecomunicazioni, trasporti, finanze (e potrei andare avanti) è avanzatissimo. Il sistema sanitario, invece, non lo è. E se non lo è a Shanghai, che è una delle città più benestanti al mondo, figuratevi come potrà essere nella Cina rurale dove ci sono milioni di abitanti e non esiste manco una terapia intensiva. Quindi questo è il vero problema, non è al governo è girata di chiuderci tutti 25 giorni a casa per farci impazzire.
BlackList x MOW: Intervista ad Alessandro Pavanello
Come ci è finito un padovano a Shanghai?
Per cercare di dare una svolta alla propria carriera, questo è stato il motivo principale.
Sei un producer, giusto?
Sì, ma in realtà non è la mia occupazione principale. Io lavoro in un’azienda che offre servizi per l’industria musicale: distribuzione di musica agli store, promozione e marketing. Lavoro più con l’artista che come artista, mettiamola così.
Quindi sei andato a Shanghai per dare un boost alla tua carriera e… ti sei ritrovato chiuso in un hangar con altre migliaia di persone…
Sì, è andata così. Adesso siamo in una situazione molto delicata a Shanghai dove chiunque si risulti positivo, è costretto a farsi una vacanza in questi bellissimi centri. Io sono finito in uno che per fortuna teneva “solo” qualche centinaio di persone, penso circa un migliaio. Però le condizioni erano abbastanza disastrose. Immagina un padiglione con tutti questi cubicoli riadattati a posti letto: ero a stretto contatto con queste centinaia di cinesi che non conoscevo e che comunque sputavano, tossivano ecc… I bagni erano sporchi, insomma…
Condizioni igienico-sanitarie pari a zero…
Esatto. Però dai, è stata un’esperienza da cui siamo usciti con l’immunità - si spera - al Covid.
Quindi appena ti sei negativizzato, ti hanno subito riportato a casa?
Dopo due test negativi di fila a distanza di 24 ore. I miei negativi sono arrivati il 13 e il 14 aprile, il 15 mi hanno rilasciato. Sono stato lì in totale 6 giorni, 5 notti.
Hai avuto paura?
Non ho avuto paura perché comunque non avevo intenzione di opporre alcun tipo di resistenza. Sono un ospite qui in Cina e, di conseguenza, devo comportarmi in modo rispettoso e dignitoso nei confronti delle autorità e delle regole che mi sono state imposte. Però tra le altre persone mi sembrava di capire che ci fosse un mood “vario”. Gli anziani mi pareva che se la stessero passando relativamente bene. Ho avuto qualche occasione di scambiare due chiacchiere con alcuni di loro e uno in particolare mi ha colpito: mi ha detto di essere contento di trovarsi in quel centro perché almeno aveva la certezza di poter ricevere tre pasti al giorno gratuitamente.
Eh sì, perché non dimentichiamo che in Cina c’è anche il problema del cibo che sta cominciando a scarseggiare parecchio…
Dipende dalla zona. Io adesso sono tornato a casa da una settimana e devo dire che non ho avuto problemi a farmi arrivare il cibo e acqua a casa, compresi prodotti suppongo importati dall’Italia. Però so che alcune zone, soprattutto in periferia, stanno avendo difficoltà. Il motivo principale è che tutte le forze di delivery sono concentrate più in centro, ossia nella zona più ricca della città. Sono in contatto con colleghi che lavorano nella mia stessa azienda e che mi mandano immagini del loro frigo vuoto.
Cosa mangiavi invece nell’hangar?
Non so se rende bene l’idea ma comunque il classico cibo da mensa universitaria cinese. Quindi generalmente ci sono sempre riso, tofu… Abbiamo mangiato anche pollo, una volta c’è stato del pesce, polpette di carne e verdura… Non era terribile. Io tendenzialmente cercavo di evitare la carne perché comunque non mi ha mai fatto impazzire la carne da mensa. In ogni caso, ho perso qualche chilo. C’è gente che paga per dimagrire e a me sono bastati cinque giorni nell’hangar cinese (ride, ndr).
Quindi valuti positivamente questa esperienza? Quante stelle le daresti su TripAdvisor?
Vedendo le immagini di altri hangar, oserei dire che il mio secondo me fosse un due stelle. Mancava la piscina e mancava la doccia, peccato.
E non dimentichiamo i cessi…
Sì, c’era la turca ma è una cosa abbastanza normale qui in Cina.
Ma tu parli in cinese?
Con gli infermieri provavo a comunicare in cinese il più possibile perché loro l’inglese non lo parlano molto bene ma non è che il mio cinese fosse poi granché.
E, in generale, si hanno notizie su quanto durerà effettivamente questo lockdown (che doveva essere di soli cinque giorni)?
No. Secondo me durerà almeno fino all’inizio di maggio. Poi facendo la conta dei positivi, il governo valuterà come agire.
Tornerai in Italia?
Sì. Stavo programmando un rientro penso verso settembre/ottobre. Ho ancora alcune cose da sbrigare qua e ho una gatta da dover portare indietro - trasportare animali dalla Cina è sempre abbastanza complicato. Poi prima di andare, vorrei dare una mano al proprietario a trovare un altro inquilino.