L'annuncio delle Forze di difesa israeliane (Idf) è arrivato a notte fonda. Hanno spiegato che avrebbero lanciato un'incursione di terra attraverso il confine con il Libano. L'obiettivo? Neutralizzare quel che resta di Hezbollah dopo aver già ucciso tutti i massimi funzionari del gruppo libanese, compreso il leader Hassan Nasrallah. Forse creare una zona cuscinetto all'interno del Libano meridionale per allontanare i combattenti nemici dalla frontiera. Fatto sta che Tel Aviv è passato alla carica, segnando una significativa escalation dell'offensiva contro i suoi avversari sostenuti dall'Iran. Non si conoscono, al momento, i dettagli dell'operazione israeliana. Le Idf hanno affermato di aver avviato "incursioni terrestri limitate, localizzate e mirate" nel Libano meridionale. Per ore e ore, le unità di artiglieria israeliane hanno martellato bersagli in quest'area. I suoni degli attacchi aerei sono stati uditi in tutta Beirut. Il fumo si è alzato dalla periferia meridionale della capitale, dove Hezbollah – si attende una sua risposta - è fortemente presente. L'Iran al momento ha fatto sapere di non inviare truppe in Libano, ma potrebbe chiedere agli Houthi – i ribelli yemeniti, alleati di Hezbollah - e ad altri gruppi di intensificare i loro attacchi, sia contro Israele che contro le basi statunitensi nella regione. In ogni caso, Teheran dovrebbe calibrare una risposta tale da non provocare un conflitto aperto con gli Stati Uniti.
Già, gli Stati Uniti. Sono 11 mesi che l'amministrazione Biden sta cercando di fermare la guerra a Gaza che sta travolgendo il Medio Oriente. Non solo Washington non è riuscita nell'intento; non è riuscita neppure a frenare Benjamin Netanyahu dal lanciare un'invasione in Libano. Il primo ministro israeliano ha fatto capire chiaramente che agirà come meglio riterrà opportuno, e questo indipendentemente dalle pressioni del partner Usa. Il governo americano, tuttavia, non ha alcuna intenzione di assistere alla deflagrazione di una terza crisi, quella in Libano, dopo Gaza e l'Ucraina. Anche perché, approfittando degli ultimi eventi, la Russia di Vladimir Putin potrebbe aumentare la pressione su Kiev. Sfruttando anche le preziose armi (missili e non solo) ricevute dalla Corea del Nord di Kim Jong Un...
C'è, infatti, un filo invisibile che lega la guerra in Ucraina e la crisi in Medio Oriente con l'Asia. Non solo per le armi che il leader nordcoreano starebbe – secondo gli analisti occidentali, smentiti da Pyongyang – consegnando al Cremlino e, forse, anche a gruppi come Hamas e Hezbollah. C'è anche la Cina che, nei giorni scorsi, si è fatta notare per aver testato – dopo 44 anni – un missile balistico intercontinentale. Un messaggio rivolto agli Stati Uniti, impegnati a sostenere l'Ucraina, alle prese con le imminenti elezioni presidenziali (che potrebbero premiare Donald Trump) e invischiati nelle sabbie mobili israelo-libanesi? Probabile. Visto che Washington è in prima linea pure per la difesa di Taiwan, che Pechino ritiene parte integrante del proprio territorio. Chissà che l'offensiva di Netanyahu in Libano non possa innescare un effetto domino dagli esiti globali. I presupposti ci sono tutti.