La notizia era nell’aria già da un po’, ma adesso è arrivata la conferma: Jeremy Clarkson aprirà (finalmente) un suo pub. La notizia ufficiale, se così è possibile definirla, è stata lanciata dallo stesso giornalista in un suo articolo pubblicato sul The Times. Jezza, quindi, ha deciso ancora una volta di cambiare settore, trasformandosi da presentatore televisivo a un imprenditore con i fiocchi, o quasi… Già, perché le mosse imprenditoriali dell’ex volto di Top Gear, almeno sulla carta, non sembrano essere proprio perfette. Prima con la sua Diddly Squat Farm, la fattoria protagonista di una serie Amazon Prime Video, adesso con il futuro pub. Sarà la mossa giusta? I presupposti non sembrano essere dei migliori. “Il business dei pub sta morendo – sottolinea lui stesso all’inizio del suo articolo –. Chiudono al ritmo di più di mille all’anno. Bisognerebbe essere pazzi per comprarne uno”. E beh, abituiamoci a definire Jeremy un pazzo, visto che, annuncia sul quotidiano britannico, “ho comprato un pub”. La scelta del locale non è stata semplice. “Il primo che ho visto – scrive Clarkson – aveva un grande fascino. Era una locanda di quattrocento anni, che negli ultimi anni era stata un ristorante indiano e poi un laboratorio di metanfetamine. Ma aveva bisogno di troppi lavori. C’era perfino una lumaca nel distributore delle bevande”. E durante questa ricerca Jeremy ha scoperto che “quando entri in un pub e chiedi se puoi comprarlo, il proprietario reagirà in due modi: o cadrà in ginocchio e piangerà di gratitudine, oppure cadrà in ginocchio e si aggrapperà alle tue gambe mentre emette un suono acuto e lamentoso, e piangerà di gratitudine”. E poi c’è la fase della negoziazione: “Quando dicono che vogliono un milione, offri loro diciassette sterline e loro diranno ‘sì’, oppure ‘ehm, lasciami pensare. Sì’”. Insomma, chi ha un pub cerca di venderlo al più presto, e a quanto pare c’è soltanto una persona disposta ad acquistarlo: Jeremy Clarkson…
Ma per Jezza più che business si tratta di un affare sentimentale. “Sognavo – scrive sul The Times – di chiacchierare con i clienti abituali di cose di poco conto, e poi di fare un arrosto la domenica con la mia famiglia al mio tavolo. E poi non pagare”. Un sogno che Clarkson aveva cercato già di realizzare con il suo ristorantino alla Diddly Squat, poi chiuso per volere delle autorità cittadine. Adesso, però, è arrivato il momento della seconda occasione: “Dopo averne guardati circa quattordicimila (di pub, ndr), ho trovato proprio il posto giusto. Vecchio, in pieno stile Cotswolds e immerso in un terreno di cinque acri”. L’entusiasmo di Jeremy è stato presto frenato. “Ho saputo solamente dopo aver firmato – rivela Jezza – che un pub di queste dimensioni ha bisogno di un direttore generale, di un direttore operativo e di un bar manager e, visto che ci saranno dei turni, forse ottanta persone in busta paga. E mi è stato detto – sottolinea ironicamente (ma non troppo) – che tutte le persone idonee a questo lavoro ora sono in Polonia o in Italia, per colpa della Brexit”. Inoltre, bisogna anche tenere conto dei problemi strutturali del locale, “la cantina è troppo piccola, il frontone sta crollando, la terrazza è pericolante, l’acqua non è potabile, il solaio è pieno di topi morti e i bagni non sono a norma”. Insomma, a questo punti Jeremy punta ad aprire il prossimo inverno, promette di “creare divertimento” nella zona, e già si immagina “un posto dove andare la domenica con mia nipote per un po’ di prosciutto, uova e patatine. Cibo britannico a buon prezzo con una pinta di birra Hawkstone (la sua, ndr). Tranne un piccolo ma fastidioso dettaglio. Ho appena saputo dal mio medico – rivela Jeremy – che il mio fegato è un po’ ‘rigido’ e che devo smettere di bere per un po’”. E forse in questa attesa Jezza può concentrarsi nell’altra sua “grande” intuizione di business: i bastoni da passeggio. Alla Diddly Squat, infatti, sono stati buttati giù centinaia di alberi per far sì che i campi siano più esposti alla luce del sole. Beh, e cosa fare adesso con tutta questa legna? “Bastoni da passeggio. Sono il futuro dell’agricoltura e, cosa migliore – scrive Jeremy –, non si possono mangiare. Di questi tempi, è importante per il governo, quindi probabilmente avrò una sovvenzione”.