L’attualità è diventata un vero inferno. Insomma, il mondo sembra andare in fiamme, e ci ritroviamo a rincorrere le notizie che rimbalzano dagli Usa alla Russia, passando anche per Israele e la Palestina ovviamente. Uomini e avvenimenti, ma soprattutto guerre. Insomma, un caos letteralmente ingestibile, ci vorrebbe una soluzione, una guida; in poche parole, dunque, ci vorrebbe Jeremy Clarkson. Il giornalista e conduttore televisivo (e contadino e allevatore) più amato e seguito d’oltremanica, e non solo, nel suo ultimo editoriale pubblicato sul quotidiano britannico The Sun, ha redatto un piccolo, ma accurato, “opuscolo” che viaggia tra i presidenti di Stato e i luoghi più caldi del momento. Quindi, da Donald Trump a Joe Biden, fino ad arrivare a Vladimir Putin. E poi ancora da Israele alla Palestina, come anticipato, senza dimenticarsi però l’Ucraina. Jezza la chiama “giungla di notizie”, e a quanto pare in questa terra selvaggia “non esiste un modo semplice per sapere cosa credere”…
Il primo punto toccato da Clarkson riguarda l’ex (e futuro?) presidente degli Sati Uniti d’America Donald Trump, appena “dichiarato colpevole di frode con 34 accuse di falsificazione di documenti aziendali per ripagare un’attrice hard”, come sottolinea lo stesso Jeremy sul The Sun. Ma è davvero colpevole? “I sostenitori di Trump - scrive Jezza - lo descrivono il tipo di persona che salva i conigli feriti, e dicono che le accuse erano politiche e - commenta Clarkson - mosse da Joe Biden dopo aver avuto una leggera overdose con la sua speciale medicina rinforzante”. E tra il precedente e l’attuale numero uno statunitense, ecco che fa la sua apparizione anche Robert De Niro, che, si legge sul giornale inglese, “sembra trascorrere la maggior parte del suo tempo in questi giorni per strada, urlando ai passanti come Donald sia l'uomo più malvagio che abbia mai camminato sulla terra”. Dai tribunali (ora politici?) ai giornali, passando per i social dove, secondo Jezza, “a chiunque abbia delle corde vocali viene data la stessa possibilità di esprimere le proprie opinioni. Non importa quanto possano essere assurde queste opinioni”. E allora ecco che ognuno grida, o pubblica, le proprie idee, tra chi sostiene la colpevolezza del tycoon repubblicano e chi la sua innocenza, e ancora, scrive Jeremy, “ci sono persone che sostengono l’Ucraina e persone che dicono che Putin potrebbe avere ragione”. E in tutto questo baccano per Clarkson c’è una sola certezza, e cioè che “gli influencer di Instagram rischiano di essere cancellati se non mostrano il loro sostegno per la Palestina. La tolleranza verso Israele - scrive Jezza - non è consentita. Il risultato è che viviamo in una giungla di notizie e non abbiamo un modo semplice per sapere cosa credere. Il che - conclude Jeremy Clarkson - mi porta alla BBC”.