Kamala mi possiede con gli occhi, perché ha quel Karisma con la K. Kamala Special K. Voglio essere il primo maschio ad adulare Kamala Harris, in quanto maschio, prima che diventi topa topica, simbolo corretto delle donne preparate ecc, tra le giornaliste donniste italiane in quanto Kamala-donna preparata-di-sinistra-e-delle-minoranze-afroasiatiche. Io Kamala la voterei, anche se fosse Crudelia De Mon e mi leggesse un elenco telefonico. Kamala ha occhi con la K, ke mi guardano e regrediscono all’età delle K, ne dipendo sempre di più: Kamala è l’oppio che arriva dall’Asia materna dei suoi occhi, per drogare gli annoiati d’Occidente, quelli che come me fagocitano tutti i topic di fogna. C’è qualcosa in Kamala che attecchisce nel simulacro del maschio stanco e sempre più caz*o mollo in me e che per fortuna con la politica non c’entra nulla: nessuna donna (e nessun uomo) istituzionale mi ha mai comunicato visceralmente un qualcosa, oltre al retropensiero sulla loro lauta busta paga del tutto immeritata, se penso anche solo all’eloquio limitato che sfoggiano: solo avidi figuranti intrallazzati che fanno wrestling in cravatta e tailleur, per gli ingenui e buoni di animo che ancora ci credono. Si è visto alla Partita del Cuore: tutti amici e complici nella sceneggiata del confronto al Parlamento che li vede come attori, di destra o di sinistra. Alla sera, dopo lo show, vanno assieme a mangiare i gamberi gratis: l’unica differenza è che i progressisti si sentono in colpa. Ma Kamala è diversa: potrebbe guadagnare il triplo e leggermi le istruzioni della lavatrice che la voterei lo stesso. Kamala ha la voce di Nina Simone e non me ne frega niente di crederle. Kamala parla alle mie ghiandole e le risveglia e quando sorride, dico sì a tutto quello che vuole. C’è qualcosa in lei che ti prende dentro, che sta bene cromaticamente con le stelle e le strisce di quella onnipresente bandiera steroidea. E la guardi e sai che prima o poi lo fa e lo attendi e lo desideri e ne dipendi: quel suo sorriso iper-pop, a prova di megaschermo e anche di megascherno, che lo sai che lo sta facendo apposta che sei suo. Cerchiamo tutti qualcosa di forte e che ci faccia credere di avere qualcosa di meglio da fare: come, ad esempio, cercare Kamala nei video, seppur consapevole che le mie anticriste con la borsa di paglia e le vesti a fiori parlino bene di lei, aspettando la granita a Capalbio. Quella clip fetish di Kamala genere “procuratrice che interroga” e si vede lei in tailleur che inchioda la nefasta capa torturatrice della Cia, nominata da Trump. Kamala le ripete gelida la domanda: se per lei ci fossero stati problemi morali e quella trova scuse, balbetta e lei la incalza, sempre più gelida: “It’s a yes or no question”. E quella crolla, quasi piange, e Kamala sorride, come la belva del bene con la K che è.
Non vedo l’ora di vederla distruggere quel bullo di Donaldo che mi disprezza per il fallimento che rappresento ai suoi occhi. E poi quell’altro video in cui esce da un negozio di dischi, parlando di Miles Davis e Roy Ayers, che da noi le politichesse – che le potrebbero portare solo il secchio – si affiliano alla musica più prevedibile che c’è, per non dire la parola con la M. Un mio caro amico, di quelli post-informati, mi ha scritto preoccupato: “Oh mamma Gianni quella è tra le più integraliste rappresentanti delle oligarchie finanziarie Usa… Credo che dietro la schiena abbia lo sportellino di Vichi il mio amico robot” e io gli ho risposto, citando Freak Antoni degli Skiantos: “Mi piaccion le sbarbine, non posso farci niente”. Voglio che Kamala sia eletta, per poter vedere altri video fetish, genere “Donna di potere che scende dall’Air Force One”, lo stesso aereo che prima è spettato ai maschi bastardi lobbisti della stanza ovale che li vedevo e non provavo niente. E invece lei farà partire Beyoncé e rollerà i suoi fianchi, sorridendo da imperiosa ghiandolare Donna Alfa Boss Lady degli Usa e tutti i maschi patriarcali che mi hanno reso la vita difficile a odiarla: la ammiro anche solo per questo. Kamala ti prego, vinci queste elezioni. Che con te tutta questa noia diventi altra noia, ma più divertente perché sorridi e le ghiandole non dormono mai. Un tempo mi piacevano i Sonic Youth, ma quando divennero troppo famosi tra i maschi smunti e troppo indie, iniziai a ignorarli. Kamala, We We Kam, con te non lo farò mai.