Spostiamo dunque per un attimo i riflettori dal centro della scena politica Usa, ormai conquistata dai faccioni di Donald Trump e Kamala Harris – o chi, al suo posto, dovesse mai sfidare il tycoon alle prossime elezioni presidenziali di novembre – e puntiamoli verso il sipario. Dietro le tende del politicamente corretto, dei comunicati istituzionali, delle convention ufficiali, c’è la vita vera. Ci sono gli elettori di un’America sempre più polarizzata in uno spaccato che va oltre la semplice scelta tra Repubblicani e Democratici, e che chiama in causa due differenti modi di vivere: il globalismo multiculturale da un lato, il ruggito conservatore dei Wasp dall’altro.
Tra i due estremi ci sono tante altre sfumature spesso ignorate. Che coincidono con gruppi di estremisti pro Trump pronti ad armarsi per difendere il loro Messia. Ma anche con gruppi altrettanto estremisti che strizzano l’occhio alle venature rossastre – o quelle poche rimaste – dei Dem, anche loro pronti a scendere in piazza, ma per tutelare le minoranze etniche che si stanno ribellando al melting pot a Stelle e Strisce, e con complottari e complottisti di varia estrazione sociale, spesso sintetizzati dietro a qualche sigla della galassia MAGA. E poi non scordiamoci i silenti ma rilevanti cattolici. Non quelli che si limitano ad andare in chiesa ogni domenica, ma quelli un po’ più particolari, evangelisti o protestanti, talvolta riuniti in sette impermeabili ai limiti della segretezza. Basta unire i punti ed ecco quali sono gli attori protagonisti della nuova stagione politica degli Usa.
Altro che House of Cards e strategie affinate nell’ombra per estromettere gli avversari. I giocatori dell’America reale non hanno voglia di parlare, sono attratti o imbestialiti dalle dichiarazioni di Trump e non vedono l’ora di darsele di santa ragione. Ma chi sono costoro? Nel primo girone dei dannati troviamo gli individui più comuni e meno pericolosi. Fatto salvo, certo, per lupi solitari e pecore nere che potrebbero imbracciare qualche fucile automatico, piazzarsi sul tetto di qualche edificio e iniziare a sparare all’impazzata contro la folla radunata per un qualche comizio organizzato nei paraggi. Sono i complottisti, ovvero quelli che decifrano la politica con il non visto, con i complotti o con i colpi di mano segreti. La maggior parte di loro è stata etichettata come facente parte del movimento QAnon. A cosa credono? QAnon è una teoria di vasta portata, e completamente infondata, secondo cui il presidente Trump stia conducendo una guerra segreta contro i pedofili satanisti d'élite presenti nel governo Usa, nel mondo degli affari e nei media. I sostenitori di QAnon hanno ipotizzato che questa lotta porterà a un giorno della resa dei conti in cui personaggi di spicco come l'ex candidata alla presidenza Hillary Clinton (e, c’è da giurarsi, adesso Kamala Harris) saranno arrestati e giustiziati.
Di base i complottisti sono folcloristici e innocui, ma a volte possono anche perdere il controllo e partecipare ad azioni storiche tipo l’assalto del Campidoglio degli Stati Uniti (2021). Ben più pericoloso sono però i Proud Boys (PB), probabilmente il più famoso gruppo di estrema destra degli Usa. Sostengono Trump - e chi, sennò? – vestono magliette nere e gialle (sono i loro colori distintivi), quando non sono impegnati a sfoggiare giubbetti antiproiettile e armi, e si salutano facendo strani gesti che richiamano alla supremazia bianca e ad altre tematiche affini. Il fondatore è un canadese nato in Gran Bretagna che vive a New York, Gavin McInnes, che si è ritirato dalla leadership del gruppo ma che continua ad influire sulle scelte dei PB. Sul fronte opposto non mancano altrettanti gruppuscoli pieni zeppi di progressisti passati al lato oscuro delle botte. Sono schegge impazzite di movimenti coccolati dai media liberal, come Black Lives Matter e simili. I primi adorano Trump e odiano i secondi; i secondi odiano i primi e pure The Donald. Per capire che vento soffia negli Usa, noi che in Italia siamo da tempo abituati a parlare del pericolo fascista, sappiate che un anonimo Proud Boy ha detto a Reuters che l'America è in un periodo di "calma prima della tempesta".
Non ci resta che pregare, forse. Perché anche i gruppi religiosi intendono giocare la loro partita. Non imbracciando pistole e armi, ovviamente, ma spargendo il verbo di Trump e facendo pressioni politiche. Ad esempio, una rete di ricchissimi donatori cristiani sta spendendo quasi 12 milioni di dollari per mobilitare gli elettori repubblicani ed espellere più di un milione di persone dalle liste elettorali negli Stati chiave in bilico, con l'obiettivo di far pendere l'ago della bilancia a favore dell'ex presidente Donald Trump in occasione della prossima tornata elettorale. Il sito Pro Publica ha quindi analizzato Ziklag, un ente di beneficenza poco noto i cui donatori includono alcune delle famiglie cristiane conservatrici più ricche della nazione, tra cui i miliardari Uihlein, che hanno fatto fortuna con le forniture per ufficio, i Green, che gestiscono Hobby Lobby, e i Waller, che possiedono la Jockey Apparel Corporation. I destinatari della generosità di Ziklag includono invece Alliance Defending Freedom, che è il gruppo legale cristiano che ha guidato l'annullamento di Roe v. Wade, più il gruppo nazionale pro-Trump Turning Point USA, oltre ad una costellazione di gruppi di difesa di centro-destra. Dietro, anzi accanto, al testa a testa tra Trump e Harris c’è tanto altro che bolle nella pentola Usa. La speranza è che nessuno sollevi il coperchio. Pena: una guerra civile, intesa come scontro intestino all’interno della società americana. Che una volta era un modello invidiabile...