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L’extra tassa sugli affitti brevi si chiama pizzo. E provate a contraddirci (dopo aver letto il pezzo)

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

  • Foto: Ansa

21 ottobre 2025

L’extra tassa sugli affitti brevi si chiama pizzo. E provate a contraddirci (dopo aver letto il pezzo)
Nella bozza della legge di Bilancio 2026 si parla di un aumento della tassa sugli affitti brevi, che potrebbe passare dal 21% al 26%, ma così lo Stato guadagnerebbe dagli affitti quasi quanto il proprietario di casa (che però deve pagare le spese di pulizia, la pubblicità, le tasse di soggiorno e tutto il resto). ma vi sembra normale che lo Stato guadagni senza motivo quanto il proprietario di una casa? E se pensate che queste tasse abbasseranno i prezzi delle case, vi state sbagliando…

Foto: Ansa

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Immaginati ancora credere che un governo possa fare i tuoi interessi. Poi guarda la prima bozza della legge di bilancio 2026, scendi fino all’articolo 7 (pagina 9) e leggi: “Modifica alla disciplina delle locazioni brevi [cioè gli affitti brevi, ndr]… sono apportate le seguenti modifiche… al comma 5, le parole ‘una ritenuta, a titolo d’acconto del 21 per cento’ sono sostituite dalle seguenti: ‘una ritenuta del 26 per cento’”. Che tradotto significa che lo Stato vorrebbe prendersi un quarto dell’affitto senza alzare un dito, senza agevolare chi affitta e senza distinguere, tra l’altro, tra privati e portali online, mediatori professionisti e persone normali con la casa dei genitori che vorrebbero evitare di lasciare vuota. E anche questo, in ogni caso, è retorico, poiché l’extra-tassazione non dovrebbe riguardare nessuno, perché sbagliata in sé. Ora mezzo milione di case, 502 mila a voler essere precisi, potrebbero essere oggetto di un’estrazione di guadagni per le casse dello Stato di cinque punti superiore a quella già ridicolmente alta approvata con la legge di bilancio del 2023. Ci sono poi la tassa di soggiorno, le spese di pulizia, la pubblicità sui portali e tutta una serie di spese che porteranno il guadagno del locatore al 28%, due soli punti in più rispetto a ciò che guadagnerà lo Stato senza motivo. È un comportamento che consideriamo insopportabile il novantanove per cento delle volte, cioè in qualsiasi relazione tra individui in carne e ossa, e lo chiamiamo pizzo. Ma lo Stato pare abbia qualche particolare licenza morale per poter agire diversamente da come agirebbero i singoli individui. Non è chiaro, nel corso di tutta la storia della filosofia politica, su cosa poggino queste licenze, se non sulla pretesa di un potere assoluto di governare i cittadini (è Hobbes).

La critica dei cittadini contro il turismo nelle è estesa, ma la maggioranza non governa la città
La critica dei cittadini contro il turismo nelle è estesa, ma la maggioranza non governa la città Ansa

A proposito di coesione e competenza, questa proposta di modifica è stata avanzata non si sa bene da chi, visto che la maggioranza già litiga, nonostante il Consiglio dei ministri abbia approvato il ddl, con Tajani e Salvini che reputano la decisione poco carina nei confronti degli imprenditori (mentre la decisione presa due anni fa di mettere un prelievo del 21% doveva sembrare santa e giustissima), motivo per cui potrebbe essere bocciata in Parlamento. È divertente immaginare che la gente ritenga ancora il governo un alleato dell’impresa e del profitto. Si potrebbero anche considerare gli Air B&B degli inferni in terra, che portano alla completa distruzione del tessuto sociale di una città, conquistata da turisti che non portano un vero e proprio valore aggiunto all’urbe. Probabilmente è così e chi scrive preferisce, ogni volta, gli alberghi (per la colazione, la pulizia della camera e così via). Ma se il concetto di proprietà privata ha ancora un senso, questo dovrebbe essere proprio l’idea che con ciò che è mio ci faccio quello che voglio. La città, non appartenendo né all’amministrazione né a un governo nazionale né a una maggioranza di persone, non può pretendere di impormi dei vincoli basati su giudizi estetici o morali, soggettivi e arbitrari.

Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini
Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini Ansa

Il terzo aspetto è fondamentale per capire l’ingenuità “socialista”. Gli affitti brevi avrebbero generato un’impennata dei prezzi delle case, per cui, oltre al disastro legato all’iperturismo, ci sarebbero danni oggettivi per la comunità, che pure dovrebbe avere qualche vantaggio rispetto ai barbari che vengono, stanno due notti, e se ne vanno. Ma aumentare le tasse sugli affitti brevi, persino sulla prima casa messa in affitto (appunto la casa dei genitori morti), non risolverà necessariamente il problema. Al contrario, lo Stato può impormi un’extra-tassa, ma non può impormi di mettere in affitto una casa. Il discorso è lo stesso di chi vorrebbe porre dei tetti al prezzo degli affitti. Obbligare i proprietari a ridurre i propri profitti, o tassandoli di più o imponendo dei tetti ai prezzi delle case, può disincentivare i proprietari a mettere sul mercato i propri immobili, visto che la prospettiva di guadagnare meno di quanto si vorrebbe potrebbe essere poco allettante. Insomma, il risultato di questa genialata statalista sarebbe quello di diminuire il numero di case sul mercato, facendo schizzare i prezzi ulteriormente. Come si possa credere che rubare dei soldi attraverso la legge sia morale resta ancora un mistero.

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