Durante la conferenza internazionale International Conference on Learning Representations, tenutasi il 27 aprile a Singapore, un gruppo di ricercatori ha presentato AstroAgents, un innovativo sistema di intelligenza artificiale in grado di condurre ricerche autonome nel campo dell'astrobiologia, la disciplina che indaga l'origine della vita nell’Universo.
Il sistema, sviluppato da un team internazionale di scienziati, è composto da otto agenti intelligenti che collaborano per analizzare dati scientifici, generare ipotesi e valutare i risultati ottenuti. Questa tecnologia fa parte di una nuova ondata di strumenti noti come agentic AI, progettati per partecipare attivamente al processo scientifico: decidono autonomamente le azioni da intraprendere, distribuiscono compiti tra "colleghi virtuali" e migliorano le proprie prestazioni grazie al feedback.
Tra le sue future applicazioni, AstroAgents sarà impiegato per analizzare i campioni che la NASA prevede di riportare da Marte nel corso della prossima decade, con l'obiettivo di identificare molecole organiche che possano indicare la presenza attuale o passata di vita. “Ci aiuterà a capire meglio come si formano le molecole nello spazio, sulla Terra e come queste si conservano,” ha dichiarato Denise Buckner, astrobiologa presso il Goddard Space Flight Center della NASA e coautrice dello studio.
Il funzionamento del sistema prevede una suddivisione dei compiti tra agenti specializzati, istruiti tramite prompt forniti a un grande modello linguistico (LLM). Ad esempio, un agente analizza i dati, un altro pianifica le attività, altri ancora formulano ipotesi, mentre un “critico” le valuta e ne suggerisce miglioramenti.
Il sistema è stato testato utilizzando due modelli LLM: Claude Sonnet 3.5 e Gemini 2.0 Flash. Sono stati analizzati campioni di meteoriti e suolo provenienti da luoghi estremi come l’Antartide e il deserto di Atacama. In totale, sono state formulate 149 ipotesi: 101 da Gemini e 48 da Claude. Alcune ipotesi suggeriscono la presenza di biomarcatori affidabili, altre indicano reazioni chimiche comuni tra meteoriti diversi.
Buckner ha valutato personalmente ciascuna ipotesi, ritenendone 36 di Gemini plausibili e 24 originali. Le ipotesi generate da Claude, pur meno innovative, si sono rivelate più accurate e chiare. “Sta facendo un passo oltre ciò che un essere umano può fare”, ha affermato Buckner, riferendosi alla capacità di AstroAgents di individuare pattern complessi nei grafici di spettrometria di massa.
Tuttavia, non mancano le perplessità. Michael Wong, astrobiologo del Carnegie Science’s Earth and Planets Laboratory, ha sottolineato che i risultati sono stati valutati da un solo esperto. “I punteggi avrebbero avuto più valore se assegnati da un centinaio di esperti,” ha detto, aggiungendo che le ipotesi migliori non hanno comunque offerto nuove intuizioni sull’origine della vita.
Nonostante le critiche, gli sviluppatori vedono un grande potenziale in questi strumenti. “Siamo solo all’inizio, stiamo appena scalfendo la superficie,” ha commentato Amirali Aghazadeh, coautore e informatico al Georgia Institute of Technology. Secondo lui, l’intelligenza artificiale agentica giocherà un ruolo centrale nelle future ricerche sull’origine della vita.
