Negli ultimi giorni l'attenzione dei media è stata nuovamente catalizzata dal turbolento divorzio tra l'ex capitano della Roma, Francesco Totti e l’ormai ex moglie, la showgirl Ilary Blasi. In mezzo a questa tempesta mediatica, un particolare ha suscitato scalpore e sgomento: il tentativo di etichettare Ilary Blasi come femminista. Perché di questa donna forgiata tra ferro, tinte bionde e rancore possiamo dire tutto, tranne che sia la nuova Michela Murgia. Che i divorzi siano notoriamente, in molti casi, dei veri e propri bagni di sangue a base di dispetti e recriminazioni, è cosa più che nota. Le ex coppie spesso si litigano con il coltello tra i denti case, figli, affidamento dei cani, macchine, insomma ogni sorta di bene materiale e immateriale. E visti da fuori, sono spesso spettacolini ingrati. Motivo per cui il divorzio dell’anno, ovvero quello tra l’ex capitano della Roma e Ilary Blasi, che per quanto riguarda "rancore e dispettucci" non è secondo a nessuno, non mi suscita nemmeno il più vago stupore. È delle ultime ore la notizia che l’ex moglie del Pupone si sia impuntata sempre di più sull’assegno di mantenimento, che al momento ammonterebbe a 12.500 euro. Stando alle ultime notizie, la Blasi vorrebbe il doppio, nonostante Totti paghi anche il 75% delle spese scolastiche dei figli (circa 40 mila euro annui) e metà di quelle straordinarie. Il Re di Roma dichiara: “È più ricca di me, con Unica (su Netflix, nda) si è portata a casa 700mila euro". Non proprio due spicci. E la reazione è arrivata dopo che lei ha fatto sapere che Francesco avrebbe il vizio del gioco d’azzardo, che l’avrebbe portato a perdere 3 milioni di euro al casinò. C’è chi si stupisce di questa presa di posizione da parte di Ilary: ma come? Non è una femminista? Una femminista ricchissima che non avrebbe minimamente bisogno dei soldi dell’ex fedifrago? Diamine, ma che esempio è per le giovani donne che ormai educhiamo all’indipendenza emotiva ed economica? Da quando l’avidità va a braccetto con l’ideologia?
Da sempre vorrei rispondere, ma non è questo il punto che mi fa morire dal ridere, quanto invece il fatto che qualcuno definisca Ilary Blasi 'una femminista'. Ma siamo seri? In che senso? Da quando questa donna sposa a spada tratta cause legate a quel movimento? Ma poi, una che ha puntato gran parte della sua carriera sulla propria immagine, una che dubito pensi davvero che 'tutte siamo uguali e tutte meritiamo le stesse cose' (e io sarei pure d’accordo con lei), come può anche solo passare agli occhi di qualche svitato per una Carlotta Vagnoli o una Violeta Benini, che hanno basato la loro intera comunicazione su quello? Al massimo, Ilary Blasi è l’esempio vivente che una donna (specie in carriera e con un’immagine pubblica da difendere) non va fatta incazzare, pena la vendetta. E la sua vendetta non è far sparire tre Rolex, ma rovinarti la vita dalle radici alla punta dell’albero. Quello a cui stiamo assistendo è un divorzio dove almeno una delle parti mira all'annientamento dell’altro, una che di fatto coi soldi dell’ex ci comprerà qualche Vuitton in più, ma che come unico obiettivo ha quello di togliergli il più possibile perché in qualche modo deve ripagare quello che lui ha tolto a lei. Le sue mancanze devono essere riempite. E il riscatto non sono i soldi, non sono le lacrime, non sono i gioielli. È la sua infelicità. E una donna così incazzata è pronta a ottenerla in tutti i modi, all'urlo di 'ci rivedremo prima o poi, in questo mondo o nell'altro' con buona pace di Ridley Scott. In conclusione, questo divorzio potrebbe tranquillamente essere trascinato sul grande schermo come un thriller psicologico dai contorni tragicomici (borse nascoste nei contro soffitti, goffi pedinamenti) con tanto di protagonisti dai nomi famosi, colpi bassi e trame tanto intricate da far impallidire qualsiasi sceneggiatore hollywoodiano. Chissà, forse un giorno vedremo Ilary Blasi e Francesco Totti ricevere un premio Oscar per la miglior performance in una commedia nera matrimoniale. Nel frattempo, il pubblico rimane a bocca aperta, tra lo sbalordimento e l'incredulità, di fronte a uno spettacolo che fa di tutto per superare la più fervida immaginazione e dove nessuno ne uscirà vincitore, ma solo meno ammaccato dell’altro .