Conclusa la kermesse canora di Sanremo, Luca e Paolo a Dimartedì ci mettono il carico. “Ghali ci ha detto quello che pensa, mentre la Rai ci ha detto ciò che bisogna pensare”. E forse il commento dei due comici è uno dei più intelligenti (e attinenti alla realtà) che abbiano fatto da inizio carriera. La vera domanda che tutti ci poniamo però è: cosa hanno fatto i politici durante la settimana di Sanremo, mentre Ghali faceva politica sul palco? Probabilmente, si sono dedicati all'accumulo spietato di punti per la loro squadra del Fantasanremo, o anche al Gasparri Tour proprio nel Giorno del ricordo, ma questa è un'altra storia. Per non parlare della protesta degli agricoltori che continua a fare notizia più del ballo del qua qua di John Travolta. Come mai nessuno si sorprende per le proteste degli ambientalisti nudi e per quella degli agricoltori si crea un caso nazionale? Perché “In Italia l'arte di rompere i coglioni va così”. Spazio a Massimo Giannini, ospite di Floris, al quale tocca commentare (di nuovo) la guerra tra Israele e Palestina dopo le dichiarazioni di La Russa sui sondaggi pro-Hamas. Massimo Giannini fa un'osservazione sacrosanta: gli artisti sono liberi di esprimere il loro pensiero, ma “non si è mai vista una Rai così piegata e manovrata all'ortodossia che vuole il governo” in tanti anni di televisione italiana. Mara Venier che si sente in diritto (e in dovere) di condividere il pensiero della Rai è stata la ciliegina sulla torta di un sistema che appare più che mai asservito a un unico ideale. Gli inglesi chiamerebbero ciò che è successo a Domenica In con il termine turning point, ossia il ‘punto critico’, quello di non ritorno, il momento in cui si è capito da che parte sta un certo tipo di televisione in modo inequivocabile. Per Giannini è sacrosanto che la Rai prenda una posizione e dica la sua, ma non è accettabile che una conduttrice - che dovrebbe rimanere super partes su determinate dinamiche - possa condividere un'idea così netta e di parte. Mentre sull'arte e sugli artisti non c'è storia: non esiste par condicio: “tutti hanno occupato ideologicamente la Rai in questi anni, ma la gioia feroce con la quale lo sta facendo l'attuale maggioranza io non l'avevo mai vista prima”.
Ci si è chiesti poi, se gli agricoltori fossero effettivamente “figli di un Dio minore”, come li definì Giorgia Meloni o se non fossero invece la spina dorsale del paese. Il fatto è che gli agricoltori alla fine dei conti, non saranno gli unici che andranno a bussare “ai piani alti” per chiedere qualcosa (qualcosa che la Meloni si è decisa a concedere agli agricoltori solo quando si è resa conto che il problema stava assumendo contorni più ampi). Un atteggiamento (s)confortante che mette in mostra oggi più che mai quanto conti l'opinione pubblica nella risoluzione politica e televisiva di alcune proteste particolarmente clamorose. Prima che entrino gli altri ospiti viene fatta anche una breve panoramica “Renziana” sul caso Pozzolo: sono state trovate tracce di 3 Dna diversi sulla pistola, ma chi era il terzo? Se Del Mastro era fuori dalla sala, perché non acconsente a un test del Dna e non chiarisce la sua posizione? “Questo non è il peggior governo della storia repubblicana, ma è un governo nel quale i sottosegretari dei vari ministri sono indagati, chi per aver espatriato un quadro, chi per altre cose gravi. Insomma, a un certo punto anche la sorella d'Italia si dovrà fare carico della qualità dell'esecutivo incredibilmente bassa”. Vengono poi presentati Alessandro Di Battista, Anna Falcone, Elisabetta Piccolotti, Francesca Reggiani, Mauro Mazza, Francesco Storace. Il Festival di Sanremo per Piccolotti è una “festa della censura”, soprattutto nel momento in cui si impedisce agli artisti di parlare, e zia Mara Venier viene persino definita come la “vice-premier di Nethanyau”. Il clima della Rai sembra essere un clima nel quale o ci si adatta o si è fuori: Mara Venier, in pochi minuti, passa da essere vice-premier israeliana e essere una ‘povera’ zia che si è dovuta adattare ai dettami imposti dalla Rai; ma allora vien da chiedersi: ci siamo accorti solo ora che anche attraverso l’arte e la cultura si possono diffondere messaggi politici e che esiste una censura artistica che parte direttamente dalla maggioranza? Esistono dei dati incontrovertibili di un “governo schiavo di Israele”, dice Di Battista, commentando poi i dati sui 13.000 bambini palestinesi uccisi in pochi mesi e il fatto che Israele sia stato accusato di aver commesso un genocidio.
Ma cosa significa “genocidio” per Treccani? Si può certo dibattere sul significato del termine in sé, ma senza negare la strage che sta avvenendo nella striscia di Gaza. È questo il parere di un infuocato Di Battista contro il giornalista di Libero Francesco Storace, che dal suo canto domanda: “condannate anche Putin come condannate Israele?”. Arrivano come ospite anche Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, Massimo Magliaro e Maurizio Landini. Al centro delle critiche il Presidente del Senato La Russa: “a noi di Report sono arrivati attacchi anche in maniera personale. Abbiamo chiesto un’intervista e ci hanno risposto dicendo che le domande le avrebbe fatte il portavoce di La Russa. Quindi anche lei, Floris, capisce che così non avrebbe molto senso”. La notizia più importante è che Report, aveva mostrato che il cognato di La Russa si era nascosto dietro una fiduciaria e aveva preso dei soldi dalla pubblica amministrazione, senza neanche pagare i dipendenti: “una notizia di interesse generale, che però è stata fatta svanire nel nulla”. Ranucci fa un parallelismo anche con il caso Visibilia e la bancarotta di Daniela Santanchè: “il sottosegretario di Santanchè ha mentito in Senato sulla vicenda Ki-Group. E questo è molto grave. Poi ci tengo anche a dire una cosa per chiarire la posizione del programma che conduco. Io lavoro per la Rai, ma non ho mai subito censure dal mio direttore. Se tu Rai credi in un programma come Report, devi dare l’anima per difendere questo programma, che è il fiore all’occhiello del servizio pubblico”. Verso la fine della puntata interviene anche Paolo Romano del PD, che mette in luce quanto fare delle domande per la politica sia pericoloso. Un concetto di assoluto rispetto ma che non viene approfondito quanto meriterebbe. Il mondo degli artisti per molti degli ospiti tende pericolosamente verso la sinistra, ma l’altra ospite Daniela Piatti, riequilibra il dibattito: Se dico stop al genocidio, devo avere paura? Artista o non artista. Abbiamo visto che la Venier ha chiesto ai giornalisti di non fare domande. Riflettete: si chiede ai giornalisti di non fare domande per non mettere in difficoltà la conduttrice”. La puntata si conclude con un accenno alla questione delle pensioni, con delle prospettive per l’accesso al trattamento pensionistico del 2025 non proprio delle più rosee.