Siamo alle solite, ovvero alla solita Italia, per la quale un giorno sei la paladina della giustizia, sei la conduttrice migliore che ci possa essere, e il giorno dopo diventi il bersaglio del popolino del web. Popolino schiavo della notizia del giorno, della polemica del giorno, senza contare e comprendere cosa ci sia dietro a ogni singolo evento. Mara Venier è stata massacrata sui social con commenti negativi, quando fino a domenica mattina altro non era che “zia Mara, la zia di tutta Italia, di tutti noi”. La Venier è stata costretta a togliere la possibilità di commentare sotto i post presenti sul suo profilo per quello che è accaduto a Domenica In domenica pomeriggio. La puntata a cui ci stiamo riferendo era la solita dedicata al dopofestival, in cui tutti i cantanti in gara a Sanremo parlano e raccontano la propria esperienza rispondendo alle domande dei giornalisti. Bene, due delle canzoni in gara trattavano il tema della guerra. Stiamo parlando delle canzoni di Dargen e di Ghali. Sul secondo non mi sento di dire granché, dato che non solo non lo seguo, ma in più persone mi hanno raccontato che da sempre si dedica a questi temi, da prima del Festival di Sanremo. Dargen invece me lo ricordo come colui che ci ha fatto divertire con Dove si balla nel Sanremo del 2022, una canzone che non credevo fosse così tanto impegnata. Era semmai, come poi è accaduto, il classico tormentone che arriva fino all’estate e che ci fa, appunto, ballare divertirci e cantare. Tutto ciò per dire che nel coloratissimo mondo del web è circolato solo uno spezzone, estremamente facile da fraintender per chi non ha visto tutta la puntata, di Mara Venier che a un certo punto lo interrompe. Ma lei lo ha interrotto dopo due risposte di Dargen e dopo il tentativo del cantante di virare sul tema dell’immigrazione. Vi sembra censura? Vi sembra che il tema dell’immigrazione sia da trattare in due minuti? Questo ha detto Mara Venier.
E lui, con i suoi stivali da pioggia e il suo outfit alquanto discutibile, non ha minimamente gridato alla censura sul palco. Anzi, l’ha salutata e poi abbracciata. Ma io ho una domanda per Dargen: dove sei stato in questi quattro mesi in cui si parlava della situazione drammatica che coinvolge Israele e Palestina? Non era forse il caso di impegnarsi civilmente prima di portare la propria canzone a Sanremo? E poi “cessate il fuoco” che cosa vuol dire? Vuol dire che lo deve cessare Israele o che lo deve cessare la Palestina? Il primo cortocircuito è paragonare i due cantanti: non sono sullo stesso piano da un punto di vista di impegno sociale e dei testi che scrivono. Il secondo problema è dire che se anche Dargen lo avesse fatto per marketing avrebbe fatto comunque bene. Purché se ne parli. No, non basta, perché se ne deve parlare bene e dovrebbero farlo persone con una conoscenza reale di ciò che sta accadendo. Il tema della Striscia di Gaza va avanti da anni ed è un tema talmente complesso che non verrà risolto sicuramente da una giacca con i pupazzetti davanti a milioni di telespettatori. Ha riportato l’attenzione sul tema? E che cosa ne abbiamo ricavato noi? C’è qualcuno che dal giorno dopo la sua canzone ha deciso di recarsi come volontario sul luogo di guerra o ha deciso di intraprendere qualche forma di azione umanitaria? Il mio bersaglio non è Dargen, ma sono tutti coloro che lo ergono a paladino di ‘sto caz*o. Sveglia, non ha fatto niente di rivoluzionario! E ovviamente la nostra cara sinistra è salita subito sul carro delle povere vittime, di questi poveri cantanti che non avrebbero alcun modo di comunicare, che hanno rinunciato a eventuali lauti compensi. Ma tutto ok? La censura che peraltro non c'è stata, altro non ha fatto che alimentare l’hype su di loro, facendo sì che si ascoltasse di più le loro canzoni, perché quello che divide fortifica. Visto che si parla tanto del comunicato dell’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio, che la conduttrice ha giustamente e prontamente letto in diretta, di che cosa vi stupite? Se vi arriva una comunicazione importante, soprattutto su un tema così delicato, in diretta televisiva e per di più dal vostro capo, pensate che lei potesse evitare di leggerla?
Quella sarebbe stata una censura, perché l’amministratore delegato della Rai ha il diritto e il dovere di intervenire nel momento in cui lo ritiene importante. Vorrei vedere loro quante volte hanno dovuto chinare la testa e scendere a compromessi davanti a soldi, posizioni di lavoro, o opportunità mediatiche. La Venier non ha santi né padroni, è in televisione da non so quante generazioni. Ma pensate davvero che sia arrivata dov’è perché, come leggo sui social, ha sposato un miliardario ed è scesa a compromessi? È una delle migliori padrone di casa che ci sia nel panorama televisivo. Si è schierata a favore di Israele? Vi sembra che Sigfrido Ranucci, Lilli Gruber, Corrado Formigli, non prendano posizioni palesi su determinate tematiche? E voi direte, non è la tv di Stato. Non è vero, perché Ranucci, come anche la Bortone, sono sulla Rai e rendono ben noto il loro orientamento politico, ma lì nessuno ha da dire nulla, perché è normale che sia così. Ben vengano le persone che te lo fanno capire in modo palese, piuttosto che quelle faziose che vogliono sembrare neutrali. Fatevene una ragione: avete il bersaglio sbagliato e dovreste vergognarvi per non saper portare avanti un'idea. Vorrei vedere voi, anche solo per ventiquattro ore, al posto della Meloni, al posto di un qualunque direttore di giornale o al posto di una conduttrice di quel calibro. Siamo tutti bravi a parlare e a sputare sentenze con una rabbia repressa mai vista dallo schermo di un telefonino. Poi però se la Venier intervista il vostro idolo, se porta avanti dei discorsi sani e concreti, allora torna a essere zia Mara? Fatevi un esame di coscienza e provate a usare ogni tanto il cervello al posto della pancia.