Ma cosa c’è dietro l’omicidio di Ana Cristina Correia uccisa dal marito? “Mi gridava: se mi lasci, io ti porto via i figli!”. Le minacce dell’uomo andavano avanti ormai da anni. Botte, forse, poi il desiderio di opprimerla psicologicamente quando lei aveva preso la decisione di lasciarlo. Per Ezio Di Levrano, che ha tolto la vita alla madre dei suoi figli, era un epilogo inaccettabile. Figli, tutti minorenni, che hanno assistito alla morte della madre per mano del loro padre. L’uomo l’ha colpita, all’addome più e più volte, con un coltello a serramanico: Eppure Ana era stata ascoltata dai carabinieri, a cui aveva raccontato di come quel matrimonio si fosse progressivamente trasformato in un inferno. Eppure, come spesso purtroppo accade, al momento di firmare la denuncia si era tirata indietro. Tuttavia il “codice rosso” era comunque partito, ma la trafila giudiziaria che mette in moto un aiuto concreto in questi casi è molto più lunga, e non si è riusciti a impedire questo ennesimo femminicidio.
Una serie di eventi concatenati. L’uomo si reca dai carabinieri per raccontare che la moglie era andata via di casa, come se esistesse ancora l’abbandono del tetto coniugale. Allo stesso tempo la donna, rintracciata al telefono, si è poi recata in caserma per raccontare la sua versione dei fatti. Ai carabinieri giungono poi le testimonianze dei vicini, che preoccupati dalle urla allertano il 112. Una volta attivato il “codice rosso” la Procura ha delegato gli investigatori per capire come mai la donna non avesse poi presentato la denuncia. Tuttavia al momento non risulta sia stata ascoltata nei tre giorni successivi. Sicuramente le era stato detto di non tornare a casa, visto il pericolo. Eppure, lei. è tornata di nuovo lì. Forse per prendere i tre figli. Barbara Iannuccelli, avvocato dell’associazione Penelope: “Spesso per i figli si affrontano tutti i pericoli senza rendersi conto delle immediate conseguenze. Sono casi in cui le vittime faticano a schierarsi apertamente contro i loro aguzzini”.