Più a sinistra del Pci, si diceva Marco Pannella. In Toscana volano bassi e si limitano a essere più a sinistra del Pd. Antonella Bundu, 55 anni, consigliera comunale di Firenze uscente, è la candidata presidente della Regione Toscana per la coalizione Toscana Rossa alle elezioni del 12 e 13 ottobre, la lista civica radicale e solidale di sinistra, come dice il nome. La sua candidatura è stata ufficializzata il 4 agosto, dopo che la lista è riuscita a raccogliere le firme necessarie per presentarsi in tutte le circoscrizioni. È una dichiarazione sfacciata e senza vergogna, molto lontana dal finto pudore (in realtà vigliaccheria) del Partito democratico, lontana da statuti politici balbuzienti e ideologie all’acqua di rose. Bundu, figlia di madre fiorentina e padre della Sierra Leone, nel 2019 fu la prima donna nera a candidarsi sindaco di una grande città italiana, rivendicando pure il fatto di essere nera (per questo lo abbiamo scritto nel titolo): “Il fatto che sia una donna nera è importante a livello simbolico considerando che siamo in un momento di regressione in temi di diritti delle donne e di razzismo generalizzato”. Pur non vincendo, ottenne un seggio a Palazzo Vecchio dove ha guidato per cinque anni il gruppo di opposizione “Sinistra Progetto Comune”, forse un nome un po’ più da associazione di volontariato e colletta alimentare.

Nata a Firenze il 4 dicembre 1969 (e dunque italiana), Bundu ha vissuto parte dell’infanzia in Sierra Leone prima di trasferirsi a Liverpool alla fine degli anni Ottanta, dove ha lavorato come bibliotecaria, sviluppando parallelamente un impegno politico con Oxfam. Ha anche fatto la dj nei locali notturni. Quindi cosmopolitismo e diritti civili più musica live. E in effetti una sua storia d’amore coinvolge proprio Piero Pelù, da cui avrà una figlia, uno dei pochi cantanti che in Italia si è espresso chiaramente su questioni politiche e contro Giorgia Meloni senza retorica. Nel 1989 rientra in Italia e dal 2007 lavora come office manager in studi di architettura fiorentini. Attualmente è impiegata presso Studio Benaim, dopo un'esperienza dal 2007 al 2013 in DA.studio. È sorella dell’ex campione europeo di boxe Leonardo Bundu, con cui ha corso al Firenze Urban Trail, l’evento organizzato nel 2016 da Ofxam per aiutare i 4 milioni di profughi siriani che scappavano dalla guerra. Ci ha messo la faccia, sempre, in modo concreto. Con gesti di solidarietà quotidiana. Piccoli e praticabili, come fare la raccolta differenziata o spegnere le ciabatte in casa per risparmiare corrente se sei ecologista. Si tratta di educazione, di senso di responsabilità, significa dare l’esempio. Ma soprattutto, ed è questo che conta, significa essere coerenti con ciò che si sostiene, dote abbastanza rara (e forse totalmente assente nei vincenti) in un candidato politico.

La sua prima candidatura istituzionale risale al 2019, quando si presentò per la poltrona di sindaco di Firenze sostenuta da Potere al Popolo, Sinistra Italiana e Firenze Città Aperta. La campagna elettorale fu un modo per ricordare che non esistono solo destra e centrodestra, cioè il Pd (visto che, come spiegò al tempo, “il centrosinistra non fa che scimmiottare la destra”): “Voglio rappresentare la Firenze anche degli ultimi, di chi non ha lavoro, la Firenze delle donne, dell'uguaglianza e dell'integrazione”. Insomma, la vecchia e cara sinistra, aggiornata per seguire il nuovo polo nord dell’inclusività. Il programma puntava su una revisione del modello turistico cittadino. “Firenze deve tornare ad essere una città le cui bellezze e ricchezze siano innanzitutto a disposizione di chi la abita e la vive ogni giorno”, sosteneva, opponendosi al turismo “estrattivo” e “mordi e fuggi”. Insomma, quasi dieci anni fa discuteva del cosiddetto overturism, di AirB&B, delle città fatte a misura del turista e degli affitti brevi. E non aveva neanche paura di usare parole che persino il centrosinistra ha impiegato anni a metabolizzare. “Siamo riusciti a creare una coalizione di partiti della vera sinistra, i nostri valori sono l'antifascismo e la lotta per la libertà. Rappresentiamo la sinistra dell'uguaglianza, la sinistra che è vicina alle persone”. E sono davvero termini, soprattutto quel “antifascista”, che fanno la differenza. Il Pd, per intenderci, non aveva usato questo termine nello Statuto del 2008, e le cose cambieranno solo nel 2019, cioè undici anni dopo. La sinistra “vera”, come la definisce Bundu, non ha avuto paura di usarlo da subito.
Pur perdendo le elezioni sindacali, Bundu entrò nel consiglio comunale di Firenze. Per cinque anni ha ricoperto il ruolo di capogruppo di “Sinistra Progetto Comune”, rappresentando l'opposizione di sinistra all'amministrazione Nardella. Durante il mandato consiliare si è occupata di politiche abitative, gestione dei flussi turistici, condizione delle donne immigrate e politiche ambientali. L'esperienza amministrativa ha consolidato il suo profilo politico. La coalizione che sostiene Bundu per le regionali comprende Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Possibile e varie esperienze civiche territoriali. Durante l'estate 2025 hanno raccolto le firme per presentare le candidature in tutte le circoscrizioni elettorali. “Toscana Rossa” si definisce come “alternativa a destre e centro-sinistra, di sinistra e popolare”, secondo le comunicazioni della coalizione. Il programma elettorale prevede il potenziamento della sanità pubblica, l'introduzione di un salario minimo regionale, politiche per il diritto alla casa contro l'emergenza abitativa, una linea ecologista con stop alle “grandi opere inutili”, pace e demilitarizzazione, politiche di integrazione e sicurezza sociale.

Bundu dice anche un’altra cosa abbastanza strana: “Gli elettori guardino a chi non è ambiguo. E noi non lo siamo”. È vero, oggi viviamo in tempi di polarizzazione, ma pensateci bene: questo vuol dire che i politici sono chiari? Conoscete davvero la posizione di Giorgia Meloni o Matteo Salvini o Matteo Renzi sul conflitto israelopalestinese? E sulla guerra in Ucraina? Ecco dove punta Bundu: dove nessun altro politico ha voglia di posizionarsi, ma dove, per il bene di una democrazia, qualcuno dovrà pure puntare. Perché in una società in cui vige l’astensionismo per motivi di disinteresse politico, intercettare l’interesse di chi fa politica attivamente, e quindi tendenzialmente fuori dai teatrini della politica di palazzo, resta fondamentale: Bundu punta allora a quella galassia, che poi è uno stagno, di persone più a sinistra del Pd perché più a sinistra dell’ipocrisia. E chiede loro un voto. Ed essendo la Toscana tradizionalmente di centrosinistra, forse quest’anno potrebbe fare lo sforzo di credere a un’alternativa realmente rossa, come la Toscana. Che la sinistra possa ripartire da qui?
