Louis Ferdinand Céline, in Rigodon, scriveva che certi personaggi si muovono controcorrente risalendo il fiume con la propria chiatta avanzando cautamente sui bordi. Ma è un gioco pericoloso, perché basta il minimo errore per essere trascinati via con violenza. David Parenzo è l’esatto opposto di questo tipo di personaggi e più che seguire la corrente, la osserva, se ne serve come quei contadini che alzano o abbassano la chiusa dei bedali ai lati dei campi per l’irrigazione. Ma il suo osservare è pieno di malizia, è lo sguardo di un bambino con il diavolo in corpo che si diverte a creare il caos. Anche il suo ruolo alla Zanzara, apollineo-liberale contrapposto alla furia dionisiaco-capitalista di Giuseppe Cruciani ha la funzione di riordinare, di riportare le discussioni assurde e scatenate di chi chiama al centralino nel quadro della morale di stato. Eppure, con scienza, l’ordine parenziano genera il caos da cui trae guadagno e la sua fenomenologia è, non tanto quella di un Mike Bongiorno prestato alla carta stampata, alla radio e alla tv, ma di un Emilio Fede capace di riconvertire tutta l’energia del vizio in una sua goliardica repressione dall’alta cattedra della televisione e dell’etere radiofonico. Dal debutto a poco più di vent’anni su Odeon Tv sino ad arrivare a L’Aria Che Tira, passando per la Zanzara, Parenzo contiene l’universo di Emilio Fede riconvertito al servizio di Urbano Cairo, un Berlusconi senza il carisma di Berlusconi e senza i suoi vizi, esattamente come Parenzo, un Emilio Fede senza la volgarità e i vizi di Fede, ma come lui capace di affrontare ironia trash i fuori programma.

Più che un’equazione, quella di Parenzo, è forse una funzione “correlata” a quella dello storico invidiato speciale e direttore del Tg4. La correlazione in matematica è la versione normalizzata della covarianza, la quale indica che due funzioni si muovono insieme. La correlazione invece, è più sottile e indica che due funzioni si somigliano nel loro comportamento a prescindere dalle relative unità di misura. Parenzo e Fede non si muovono insieme, ma paralleli su due binari che non si sono mai incontrati. E le unità di misura di un uomo quali sono? I vizi e le virtù. Per quanto riguarda i vizi… Il gioco d’azzardo? Non pervenuto, per quanto ne sappiamo. Il libertinaggio? Nemmeno, Parenzo è "sposato" con la giornalista Nathania Zevi, ha 4 figli e nessuna amante, per quanto ne sappiamo. Forse l’unico vizio è quello di gettare benzina sul fuoco, di difendere le posizioni più antipatiche alle masse, ma lui lo fa trincerandosi nella torre d’avorio. E la torre d’avorio cambia pelle quando cambia il vento ed il colore politico, dunque è questa forse una virtù. E dall’alto di questa torre, con una risata malefica getta pece nera incandescente sul popolo becero ed ignorante che ne affolla le fondamenta, urlando. Ora non abbiamo voglia di elencare tutte le virtù, così, per dispetto verso Parenzo e per non annoiare il lettore, ma vi sveleremo un ulteriore segreto.

Ovvero, che Parenzo e Fede condividono qualcos’altro di importantissimo. Il dualismo. Emilio Fede all’uscita dalla redazione in cui lavorava, a Torino durante i primi anni della sua carriera, finendo la sera molto tardi, con alcuni colleghi se ne andava a mangiare un panino alla mortadella in compagnia di qualche puttana, cercando di capire il perché di quella loro scelta di vita (questo lo racconta bene a Peter Gomez in un’intervista che potete trovare su YouTube). Parenzo fa la stessa cosa, frequentando Giuseppe Cruciani nella trasmissione La Zanzara una volta finita la programmazione della pettinata Aria Che Tira. Lì vi scruta gli abissi del pensiero umano come si scruta il contenuto di un sacchetto dell’umido lasciato chiuso per troppo tempo. Si accanisce poi contro il degrado, finge di domandarsi “perché tutto questo sfacelo?”, ma poi ne assapora il pessimo odore come certi feticisti godono dell’olezzo dei propri peti, o di quelli altrui. E poi il danaro, i soldi a cui Parenzo è particolarmente attaccato, che è capace di amministrare e di moltiplicare piuttosto che dilapidare come invece Emilio Fede, da campione d’azzardo quale era, riuscì nella sua disgrazia.

L’amore per il proprio padrone poi, in Fede era sincero e spudorato tanto che addirittura si narra avesse detto, riferendosi a Berlusconi, di essere “l’unico autorizzato a leccargli il culo”, mentre in Parenzo no. L’amore non è professionale, l’amore va tenuto confinato nel matrimonio, nella famiglia tradizionale, al di fuori esiste l’amicizia, sì, la stima, la fiducia, ma l’amore che straborda corrompe e compromette. Se Fede può essere più simile ad un canino, Parenzo lo è rispetto ad un felino e come il Rasputin di Hugo Pratt, la sua unica bandiera è il denaro, il suo faro gli Stati Uniti armati fino ai denti e Israele. Il suo nemico pubblico Hamas, gli ignoranti e chi va a puttane. Ma il suo vero nemico privato? Un segreto, oppure sé stesso, da reprimere in una risata compressa tipica di chi, dietro ad un banco di ginnasio, si sforza di non scoppiare a ridere sguaiatamente dell’ennesima minchiata.


