La sinistra si scandalizza “già” per la lottizzazione della Rai da parte del Governo Meloni; il buon Antonio Lubrano avrebbe detto: “La domanda sorge spontanea: quale occupazione?”. Scorsa settimana è stato ufficializzato come amministratore delegato Roberto Sergio, democristiano doc, moderato, amico storico di Pierferdinando Casini, vicino a Gianni Letta, che ha sempre strizzato l’occhio al centrodestra. Ieri, è stato nominato direttore generale Giampaolo Rossi, uomo di fiducia di Giorgia Meloni, persona preparata, educata, molto amata dai tre partiti della coalizione.
Se è la sinistra ad occupare la Rai va tutto bene, poiché nelle aziende statali è ben radicata e può contare su una fittissima rete, mentre se lo fa il centrodestra si grida allo scandalo, in questo caso del tutto insensato. Al momento, sono state fatte solo due nomine e altre fortunatamente ne verranno, perché dopo undici anni di centrosinistra è giusto cambiare aria, morale, artistica e manageriale; in fin dei conti, l’alternanza è la scelta più democratica che esiste. A vario titolo e con non poche vesti, Pd e Movimento Cinque Stelle sono stati i veri padroni di Viale Mazzini (ma anche di Via Asiago, Saxa Rubra, ecc) dal 2012 ad oggi e hanno fatto tutti i loro porci comodi; sì, porci, senza entrare nel dettaglio, ma tutti abbiamo visto tramite settimanali scandalistici e Striscia la Notizia copiose risate a cena tra Vincenzo Spadafora e Alberto Matano, poi ancora la quota lgbt spalmata in tutte le salse, il politicamente corretto strabordante, cambi di direzione per infilare forzatamente artisti di infima qualità. Ad una parte politica, tutto questo è piaciuto e piace, all’altra no; è arrivato il momento di rovesciare la medaglia.
Il Governo Meloni dovrà stare attentissimo a non produrre programmi faziosi come i suoi antecedenti ma solamente riequilibrare certe palesi situazioni; in più, stare accorto a valorizzare chi davvero ci è sempre stato, chi si è sempre dichiarato di centrodestra e per questo messo spesso ai margini, e non chi è salito sul carro del vincitore all’ultimo momento, sport frequentatissimo in Rai. In primis Giorgia, ma anche Silvio e Matteo hanno l’occasione di far vedere ad addetti ai lavori e telespettatori che a destra c’è cultura, merito, professionalità, dedizione e amore in quel che si fa, e che tutti questi lati non sono prerogativa della sinistra. Giorgia Meloni, giovane ma navigata politica, che in questi anni ha fatto bene l’opposizione e benissimo i “compiti” per arrivare al premierato, sa che non può sbagliare con la Rai, la quale rappresenta insieme alle scelte politiche la cartina di tornasole del suo Governo.
La via maestra è fare prodotti di qualità con autori e conduttori competenti e familiari poiché il pubblico della Rai vuole sostanzialmente questo, essendo per lo più un target over; valorizzare Rai2 come canale giovane, Rai3 come rete culturale non dichiaratamente spostata a sinistra ma bipartisan, mettere in luce Rai Play perché rappresenta il futuro editoriale, utilizzare al meglio le piccole digitali e ringiovanire tutto il comparto radiofonico. Le opposizioni hanno ben in mente che la premier, dopo undici anni di opposizione, fa sul serio e tirerà dritto per quanto concerne la televisione di Stato; nessuno si dovrà scandalizzare se il centrodestra prenderà la guida delle reti tv e radiofoniche, del marketing, dei palinsesti o della comunicazione, visto che la sinistra ha fatto lo stesso non lasciando neppure le briciole alla “fu” opposizione. L’importante è che questo Governo non imponga velatamente insulsi diktat morali come i predecessori e che, pur in una giusta tendenza verso il centrodestra, sia onesto e plurale, così da dare una lezione a chi si crede sempre il primo e poi puntualmente arriva ultimo, accampando la scusa che “nessuno li ha visti arrivare”.