La lunga e moderata conferenza stampa di Giorgia Meloni fa iniziare bene il 2024 politico e istituzionale. C’è chi forse si aspettava solenni avanzate verso il futuro, qualcosa di simile a un miracolo, roba da re taumaturghi della postmodernità, con le mani aperte sopra alle carte del Mes e sulle previsioni economiche. Qualcosa di completamente differente, è il caso di dirlo, da ciò che molti giornalisti si aspetterebbero da un governo di sinistra o grillino. Allora è inutile prendersi in giro e credere che la protesta di inizio incontro da parte della Federazione nazionale della stampa contro il cosiddetto “bavaglio” politico contro il giornalismo sia una mossa del tutto scevra da simpatie politiche e partigianeria (perché, come nota la Meloni stessa, fino al 2017 in Italia non vigeva la censura, pur in assenza di quella legge per cui oggi si propone un emendamento; per altro non da parte del governo, ma di un esponente dell’opposizione, Enrico Costa). Di conseguenza diventa inutile il gioco delle aspettative disattese o meno. Molto più interessanti sono i dati di fatto più una visione. Cioè quello che abbiamo di fronte e cosa questo può significare per l’Italia e la società democratica. A partire da una comprensione profonda del carisma internazionale di Giorgia Meloni e della differenza tra lei e i suoi subalterni. Una differenza che evidentemente la Meloni è ben consapevole di non poter sopportare ulteriormente, tanto da affermare di non poter andare avanti “facendo questa vita” se le persone intorno a lei non comprendono la qualità e l’importanza del loro ruolo.
Emanuele Pozzolo è tra questi. Il deputato pistolero verrà probabilmente sospeso da Fratelli d’Italia, ha annunciato la Meloni. Ma la premier ha saputo gestire con cognizione di causa e razionalità anche quest’ennesima gravissima stupidaggine di uno dei suoi. In particolare distinguendo tra il diritto a possedere un’arma e il possesso responsabile della stessa. La differenza è tanto essenziale quanto banale. Per questo viene facilmente liquidata dall’opposizione (e da Saviano; per chi si stesse ancora chiedendo con che coraggio un politico se la prende con privati cittadini – e non ha letto mai nulla di liberale che permetta di capire quanto sia naturale che il potere “se la prenda” con chiunque lo critichi – immaginate non avere altra opposizione all’infuori di loro). Gli argomenti facili non sono mai un buon campo su cui confrontarsi, perché non si può mentire. Allora, possiamo riassumerla così: avere il diritto di possedere un’arma non significa avere il diritto di usarla in modo cretino. La libertà di possesso non è una garanzia contro il cretinismo della specie umana, ma è libertà. L’opposto, la proibizione, ha il doppio difetto di non essere né una garanzia contro i cretini né una forma di libertà. In altre parole, la libertà vince sempre contro il suo opposto, a parità di condizioni di stupidità. Giorgia Meloni, a prescindere dalla natura dei comportamenti, non abbocca di fronte all’allarmismo degli anti-armaioli di ogni dove. Questa pacatezza argomentativa, questa logica navigata, è una rarità in Italia, tanto a sinistra quando a destra. Sta qui la differenza tra Giorgia Meloni, i suoi adepti e la sua opposizione. Solo lei ha in mente un progetto europeo, probabilmente conservatore, in grado di presentarsi come una sicurezza e una fonte di stabilità per i prossimi anni. Una sicurezza che, per definizione, non può che essere conservatrice. In grado di accettare gli input garantisti di un deputato di Azione per sfatare il mito che lo spettacolarismo giornalistico equivalga alla libertà di stampa, e tentando di non ideologizzare qualsiasi malefatta interna al Partito, arrivando così a dire che sì, vale la pena di sostituire le “mele marcia” senza cambiare terreno o azienda agricola (che di destra rimane e deve rimanere).