Tutto ciò che dobbiamo decidere è cosa fare con il tempo che ci viene dato, posta Emanuele John Wayne Pozzolo su Facebook, appena prima di infilarsi la pistola nella giacca per dirigersi verso la Pro loco di Rosazza, un paesino di novantanove abitanti nell’alta valle Cervo. La pericolosa vallata è un piccolo paradiso non ancora contaminato da scrittori milanesi di bestseller e poco sopra Rosazza non prende più nemmeno il telefono. Con il tempo che gli viene dato, il parlamentare vercellese di Fratelli d’Italia decide di andare armato a fare un brindisi di Capodanno con gli amici e a sua discolpa possiamo dire che per comprare dei petardi avrebbe dovuto scendere fino a Biella, sobbarcandosi una mezz’ora di tornanti e semafori. Ma oltre il puro surrealismo della situazione, la dinamica di quanto accaduto ricalca la più classica delle tragedie di San Silvestro: il ferito (talvolta mortalmente) per pallottola vagante. Solo che non siamo nel profondo Sud, né in un quartiere degradato di Milano, né a un matrimonio balcanico, e a sparare non è stato né un ragazzo della periferia napoletana né uno zingaro e nemmeno un trapper, ma un membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana. È prassi che il primo di gennaio si contino i reduci dei festeggiamenti, ma questa volta la semplice idiozia della fatalità stride violentemente con il ruolo istituzionale del protagonista, oltre che con il contesto che ho descritto in apertura. Sei un rappresentante dello Stato, vai armato alla festicciola della Pro Loco del paese, tiri fuori la pistola e per poco non ammazzi qualcuno. E la dichiarazione successiva: la pistola è mia ma non ho sparato io, suona un po’ come quando qualcuno scrive qualcosa di aberrante sui social poi dice che gli hanno hackerato l’account. Puzza. Come se non bastasse, ci sarebbe da chiedersi come sia possibile che qualcuno possa presentarsi armato davanti a un sottosegretario alla giustizia, o peggio ci sarebbe da immaginare il parlamentare e il sottosegretario a giocare con le pistole, come due scugnizzi di mare fuori. Non stupisce fino in fondo il fatto che Pozzolo sia stato eletto con lo stesso partito che ha un rapporto molto stretto con le armi, dalla proposta dei fucili di caccia ai sedicenni agli alberi di Natale coi bossoli, e quello che è successo a Capodanno è una semplice dimostrazione di ciò che succede ad avere armi in mano: la cazzata fatale è sempre in agguato.
Ok, ma chi era Emanuele Pozzolo prima del 31 dicembre? Se in termini di cronaca nazionale il suo nome è diventato famoso soltanto oggi, a Vercelli era già una piccola celebrità politica, e lo era in virtù della sua attitudine alle sparate, soprattutto sui social. Il suo stile politico è sempre stato quello di un Emanuele che si definisce Manny su Facebook, tanto che quando Fratelli d'Italia propose la sua candidatura alla Camera, il capogruppo della sua controparte politica cittadina, Andrea Fragapane, scrisse che venne “premiato per i suoi atteggiamenti arroganti, provocatori, misogini, novax”. Qualche esempio? Nel 2019, quando pubblicò un post in cui definiva parassita l’occupante abusivo di una casa, salvo poi scoprire che il parassita era un invalido al cento percento. Nel 2020 ebbe il suo da fare come novax e no green pass, sparandole grosse sui vaccini e sugli scienziati, tanto che il sindaco dovette dissociarsi pubblicamente, a seguito di un’interrogazione presentata dalla minoranza, dicendo che Pozzolo parlava a titolo personale. Nel 2021, poco dopo il famoso assalto a Capitol Hill, pubblicava su Facebook un quadro della battaglia di Gettysburg, per cui venne accusato di sostenere i rivoltosi, con annesse accuse, smentite e controaccuse. Ma il tiro a segno social di Pozzolo ebbe già un piccolo rinculo con un suo post di Facebook pubblicato l’otto marzo del 2021: un meme con una donna e una Ford incidentata e finita nel fosso. Titolo: “Fiesta delle donne”. Piovvero critiche da ogni dove, ma il nostro eroe si limitò a commentare: quanti sfigati senza senso dell’umorismo, con annesse palline gialle che piangono dal ridere. Se il sottotesto era “donna al volante, pericolo costante”, Pozzolo ci ha dimostrato che sa essere molto più pericoloso di una femmina alla guida di un’automobile; e quando ne spari così tante, prima o poi ti tornano indietro. Stanno infatti saltando fuori frasi scritte in passato da Pozzolo e che adesso suonano come un colpo di pistola. Nel 2015, riferendosi a una strage in Oregon, disse che se per Obama era sempre colpa delle armi, lui d’altro canto non aveva mai visto una pistola sparare da sola. Per questa affermazione lo stanno prendendo in giro un po’ tutti, dai social fino a Mentana, e magari adesso verrà fuori che l’ha vista, una pistola che spara da sola, dato che non si capisce più chi abbia premuto il grilletto.
Nel 2022 inviò a Delmastro, suo amico e potenziale bersaglio della festa di Capodanno, la foto di uno sgabuzzino, dell'istituto Ferraris di Vercelli, “angusto e non areato ove sono stati confinati, come roditori, gli insegnanti non vaccinati”, mentre poche ore dopo lo stesso dirigente scolastico dell'istituto, Rodolfo Rizzo, dichiarava che “quella foto, estrapolata e inviata ai media non so in che modo e la relativa interrogazione parlamentare non sono che una evidente strumentalizzazione politica”. A novembre di questo stesso anno, dopo che spararono al cofondatore di Vox, Pozzolo scrisse su Facebook che chi spara in faccia a un uomo libero è un essere spregevole. Su Instagram si sentì forse un po’ più libero, visto che la caption cambiò leggermente l’essere spregevole in spregevole infame. Nel 2022, dopo la stage di Uvalde in Texas,il nostro gunman assunse un tono sbigottito verso le parole di Biden: la lobby delle armi va fermata. Pozzolo è incredulo. Deve controllare più volte. “Come al solito”, dice, “si dà la colpa allo strumento”, quando la vera causa è da ricercare nelle politiche di restrizione dovute al covid. “Si guarda il dito e non la luna”, aggiunge. Biden “sta foraggiando a larghe mani centinaia di milioni di dollari per comprare armi da guerra pesanti utili a perpetuare la guerra tra Ucraina e Russia”, aggiunge, in un crescendo di argomentazioni che rasentano il migliore nonsense della retorica elettorale. “Qui stiamo passando dalla tragedia alla farsa, in un men che non si dica”, conclude, viene da pensare che sia stata una fortuna che anche la notte del 31 sia finita in farsa, altrimenti ne staremmo parlando in altri termini. Pozzolo lo ha affermato, e lo ha ribadito. La colpa può anche non essere delle armi, come dice lui, ma se dobbiamo addossare la responsabilità a chi le usa, lasciatecelo dire, a noi che seguiamo la politica vercellese da sempre, che conoscendo il personaggio di Pozzolo da anni, la figura che ha fatto se l’è meritata tutta, perché ha usato la pistola che aveva nel modo più stupido che ci sia.