Non è servito molto tempo: in appena cento giorni, Donald Trump è riuscito a compiere ciò che nessun leader occidentale aveva mai osato neanche immaginare. Mentre a Washington si combattono battaglie culturali di retroguardia, si inseguono teorie del complotto su TikTok, si fa retromarcia sui dazi e si fanno raggirare dalle promesse (mancate) di chi continua a sparare invece di riportare la pace in Ucraina e a Gaza, a Mosca Xi Jinping siede accanto a Vladimir Putin, tra parate militari e strette di mano che hanno il sapore del patto epocale. Il risultato? Una rinnovata alleanza anti-occidentale, il sogno multipolare di Mosca e Pechino che prende forma proprio grazie al caos generato dalla nuova amministrazione americana, con una Europa che ha perso ogni peso a livello internazionale. Nel frattemo, persino il Vaticano gli gioca uno scherzetto raffinatissimo: il nuovo Papa, Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, è sì americano, ma è già nel mirino del movimento MAGA proprio perché, finora, è stato percepito più come un oppositore, che un sostenitore, delle politiche trumpiane. Come recentemente, dove in un post su X (ex Twitter) datato 3 febbraio 2025, criticò apertamente il vicepresidente americano JD Vance, arrivando a bacchettarlo senza remore: "JD Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di classificare il nostro amore per gli altri".

Nel frattempo, per The Guardian Xi e Putin “si sono presentati come difensori dell’ordine mondiale” (Amy Hawkins e Pjotr Sauer), mentre The Wall Street Journal sottolinea come la visita è avvenuta sullo sfondo di una crescente escalation bellica, ma ignorata dalla diplomazia Usa (Matthew Luxmoore). In Francia, Le Monde parla chiaramente di "un’intesa storica” (Frédéric Lemaître), El País avverte che l’asse Mosca-Pechino è saldo come non mai (Marc Bassets) e su Der Spiegel, Christoph Schult, osserva che la presenza di Xi a Mosca è “un chiaro segnale di sfida geopolitica all’Occidente”. C'è da aggiungere altro per rendersi conto che, in poco più di tre mesi, l'asse geopolitico si è irreversibilmente spostato verso Est?

Per questo, nonostante le sparate social, il presidente americano è riuscito a favorire tutto tranne che gli interessi americani o occidentali: impegnato a insultare i giudici, a cacciare i migranti, a silenziare i giornalisti, a provare a ribaltare le regole dell'economia andando all-in sui dazi a un tavolo di poker, ma senza assi in mano, ha lasciato campo libero ai due autocrati che, adesso, non sono più costretti a giocare di rimessa. L’Occidente è spaccato, la Nato è in fase di stallo, l'Europa è divisa, la diplomazia Usa brancola nel buio, e il nuovo Papa cattolico non è certo il patriarca Kirill, che The Donald si sarebbe augurato, per sostenerlo benendendo la sua "guerra santa". Insomma, se il "Secolo americano" si è davvero concluso, potremmo aver appena assistito al momento esatto in cui è successo. A conti fatti, in soli cento giorni, altro che Make America Great Again. Ciò che sta avvenendo sembra più rappresentare un disastro epocale da parte di un politico occidentale, con le regole del nuovo Secolo che saranno scritte in lingue diverse dall'inglese (forse non a caso Papa Leone XIV, oltre all'italiano, il primo discorso lo ha tenuto in spagnolo e non nella sua lingua madre). Ad maiora.
