Un vento di trasformazione scuote il sistema bancario italiano ed europeo, portando con sé un intreccio di strategie ostili, accuse incrociate e visioni di futuro contrapposte. Protagonisti di questo nuovo risiko sono giganti come Mediobanca, Monte dei Paschi di Siena (Mps), UniCredit, Banco Bpm e la tedesca Commerzbank, ognuno con i propri obiettivi e metodi.
Mediobanca respinge l’offerta di Mps
Il primo atto della battaglia vede Mediobanca al centro del mirino. L’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Mps è stata respinta dal consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia con parole dure: «Un’offerta ostile, non concordata e priva di razionale industriale e finanziario», ha dichiarato il board guidato da Alberto Nagel.
Secondo Mediobanca, l’operazione proposta da Mps, che punta a creare il terzo polo bancario italiano, sarebbe distruttiva per il suo modello di business. Il cda teme un indebolimento delle attività principali come il wealth management e l’investment banking e una perdita di risorse umane di valore. Inoltre, i legami azionari tra Delfin e Caltagirone, protagonisti sia in Mediobanca che in Mps e Generali, configurano una possibile disomogeneità di interessi rispetto agli altri azionisti.
E mentre gli analisti di Intesa Sanpaolo valutano l’operazione con scetticismo, la Borsa risponde con volatilità, alimentando dubbi sul buon esito dell’iniziativa. Sarà un déjà vu del caso Intesa-Ubi, dove un’offerta inizialmente definita “ostile” fu poi accettata, o questa volta finirà diversamente?
UniCredit vs Banco Bpm: premio o sconto?
A poche settimane di distanza, UniCredit e Banco Bpm si scontrano su una diversa operazione di aggregazione. L’offerta di scambio lanciata da UniCredit ha scatenato un dibattito sui numeri: sconto del 14,2% secondo Bpm, premio del 6,3% secondo UniCredit, una forbice di valutazioni che ha costretto Consob a intervenire chiedendo chiarimenti.
Andrea Orcel, ceo di UniCredit, difende l’offerta definendola coerente con le prassi di mercato e accusa BPM di diffondere interpretazioni fuorvianti. Ma Giuseppe Castagna, alla guida di Bpm, controbatte, sostenendo che i calcoli di UniCredit ignorino elementi chiave come l’operazione su Anima e l’investimento in Mps. Il risultato? Un campo di battaglia dove ogni mossa è un messaggio diretto agli azionisti e un modo per consolidare le rispettive posizioni strategiche.
Commerzbank: la difesa contro Orcel
L’ambizione espansionistica di UniCredit non si ferma all’Italia. Andrea Orcel ha puntato Commerzbank, la seconda banca privata tedesca, scatenando la controffensiva della ceo Bettina Orlopp.
Orlopp ha mobilitato politici, sindacati e azionisti per contrastare il takeover italiano. La sua strategia? Promettere una crescita solida e indipendente, senza i rischi legati a un’acquisizione. Annunciando obiettivi più ambiziosi per il 2027 e rassicurando sui tagli al personale, Orlopp punta a dimostrare che Commerzbank può reggere da sola, preservando il suo ruolo centrale nel sistema economico tedesco.
Ma Orcel non demorde. Per addolcire la pillola, potrebbe proporre di mantenere Francoforte come sede centrale della banca post-fusione, spostando parte del personale da Monaco. Un compromesso che potrebbe aprire spiragli di dialogo o, al contrario, irrigidire ulteriormente le posizioni.
Un risiko senza confini
Questi scontri rivelano un panorama bancario in piena trasformazione, dove le operazioni di fusione non sono solo questioni di numeri, ma veri e propri confronti politici e culturali. In Italia, il tentativo di Mps di conquistare Mediobanca e la sfida tra UniCredit e Banco Bpm riflettono ambizioni di consolidamento interno. In Germania, la partita tra UniCredit e Commerzbank si gioca su equilibri internazionali, con implicazioni per la piazza finanziaria di Francoforte.
Il risiko è appena iniziato, ma una domanda resta sospesa: queste operazioni rafforzeranno il sistema bancario o finiranno per destabilizzarlo? La risposta potrebbe arrivare dalle prossime mosse di mercato, ma una cosa è certa: il futuro delle banche europee si decide ora.