Nel vasto e turbolento scenario del risiko bancario europeo, una nuova e inattesa manovra scuote il panorama finanziario: Monte dei Paschi di Siena (Mps) ha lanciato un'offerta pubblica di scambio su Mediobanca, colosso della finanza italiana. Un'operazione ambiziosa, valutata 13,3 miliardi di euro, che si colloca al centro di un mosaico di interessi politici, imprenditoriali e strategici, trasformando le dinamiche di un settore già in fermento.
La mossa di UniCredit: un risiko ancora in bilico
Il risiko bancario era già in pieno fermento con l’iniziativa di UniCredit su Commerzbank. Il ceo di UniCredit, Andrea Orcel, ha teso una mano al governo tedesco, sottolineando in un'intervista alla "Frankfurter Allgemeine Zeitung" che il sostegno istituzionale sarebbe cruciale per il successo dell'operazione: «Senza il sostegno di un'istituzione importante come il governo tedesco, sarà difficile». Tuttavia, Commerzbank, forte della sua indipendenza, ha definito il progetto "ostile". Come riportato da Milano Finanza, una portavoce dell’istituto tedesco ha chiarito: “La strategia di UniCredit di acquistare e aumentare una partecipazione valutando un'opa è ostile”. Una narrazione che si intreccia con la complessità politica della Germania, in attesa di un nuovo governo dopo la caduta della coalizione semaforo.
Monte dei Paschi e Mediobanca: una scalata a sorpresa
Se UniCredit guarda a Berlino, in Italia è Mps a guadagnarsi il centro della scena. L’offerta, come riportato dal "Corriere della Sera", prevede uno scambio di 2,3 azioni di nuova emissione Mps per ogni azione Mediobanca, con un premio del 5,03% rispetto ai prezzi di mercato. Luigi Lovaglio, ad di Mps, ha descritto l'operazione come un progetto industriale ambizioso: “Vogliamo segnare un nuovo approccio nel consolidamento del settore bancario, creando valore da subito per gli azionisti”. L'obiettivo è chiaro: integrare la forza commerciale di Mps con l’expertise finanziaria di Mediobanca, mantenendo intatti i due brand storici.
Il ruolo delle grandi famiglie e del governo
Il risiko bancario italiano vede coinvolti non solo gli attori istituzionali, ma anche alcuni dei principali protagonisti dell’imprenditoria italiana. Delfin, della famiglia Del Vecchio, e il gruppo Caltagirone, che insieme detengono quasi il 28% di Mediobanca, saranno decisivi per il successo dell’operazione. A complicare il quadro c'è anche il governo, socio al 4,8% del futuro gruppo, con il potere del golden power a sua disposizione. Come evidenziato dal Sole 24 Ore, l’operazione punta anche a sfruttare 2,9 miliardi di dta di Mps, accelerando la trasformazione delle imposte anticipate in crediti d’imposta.
Mentre UniCredit deve fare i conti con un’opposizione politica e aziendale in Germania, in Italia il rischio ostilità non manca nemmeno per Mps. Mediobanca, infatti, non ha concordato l'offerta e ne ha sottolineato la natura non sollecitata. Tuttavia, alcune reazioni, come quella della Fabi, appaiono più favorevoli: “L'operazione rappresenta un'azione strategica di grande rilevanza, decisa da chi ha una visione chiara del futuro del settore”, ha affermato Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato bancario.
Le incognite del futuro
Con oltre sei milioni di clienti e una capitalizzazione di oltre 20 miliardi, il nuovo gruppo Mediobanca-Mps potrebbe diventare un campione nazionale nel settore bancario, consolidando ulteriormente il mercato italiano. Tuttavia, come insegna il caso Commerzbank-UniCredit, il successo di queste operazioni dipende da fattori che vanno ben oltre i numeri: la politica, i giochi di potere e il consenso degli azionisti saranno determinanti.
In un settore dove strategie e contrasti si intrecciano continuamente, una certezza rimane: il risiko bancario europeo è ben lontano dall'essere concluso.