Commerzbank, la seconda banca privata tedesca, è al centro di una tempesta finanziaria e strategica che coinvolge UniCredit, il colosso bancario italiano guidato da Andrea Orcel. La posta in gioco? Il controllo di uno degli istituti di credito più rilevanti in Germania, un'operazione che ha suscitato resistenze a livello politico, sindacale e gestionale. E ora Commerzbank gioca una carta drammatica: migliaia di licenziamenti per aumentare la redditività e dimostrare che può camminare da sola.
Secondo il Financial Times, Commerzbank sta preparando un piano che prevede il taglio di migliaia di posti di lavoro, da presentare al consiglio dei lavoratori nelle prossime settimane. La nuova ceo Bettina Orlopp illustrerà la strategia aggiornata il 13 febbraio. L’obiettivo? Ridurre i costi, aumentare i profitti e convincere gli azionisti a rifiutare le mire espansionistiche di UniCredit. "Un paradosso crudele per i sindacati tedeschi", scrive l’Huffington Post, che avevano paventato scenari simili come conseguenza dell’eventuale fusione con UniCredit.
Il piano di Commerzbank punta anche su digitalizzazione e intelligenza artificiale per compensare gli esuberi, ma non mancano critiche da parte di chi vede in questa mossa un tentativo disperato di proteggere la sovranità bancaria tedesca.
La sfida di UniCredit
Andrea Orcel non è rimasto a guardare. Il gruppo italiano ha acquisito circa il 28% di Commerzbank, combinando una quota diretta del 9,5% con strumenti derivati per un ulteriore 18,5%. Tuttavia, questa "avanzata a sorpresa", come l'ha definita Jens Weidmann, presidente del consiglio di sorveglianza di Commerzbank, non è stata accolta con favore. "UniCredit ha deciso di non dialogare preventivamente con il nostro management", ha dichiarato Weidmann al quotidiano tedesco Handelsblatt, criticando l’approccio come "irrispettoso e poco strategico".
La partita è resa ancora più complessa dal ruolo degli azionisti istituzionali. Oltre a UniCredit, figurano il governo tedesco con una quota del 12%, il colosso statunitense BlackRock con circa il 7% e Barclays, che possiede una partecipazione diretta del 7,7% e strumenti derivati per un altro 8,3%.
Il governo tedesco, che considera Commerzbank un asset strategico, ha sempre espresso contrarietà a una fusione con UniCredit. Questa opposizione riflette una visione che privilegia le banche radicate sul territorio e vicine alle imprese nazionali, come ribadito da Weidmann: "Per la sovranità tedesca è più vantaggioso avere due banche private autonome".
Nonostante le resistenze, Orcel mira a far leva sull’attrattiva finanziaria dell’operazione. Il Messaggero sottolinea come il titolo di Commerzbank abbia guadagnato l’11% dall’inizio dell’anno, chiudendo l’ultima settimana in rialzo del 2,57% a 17,57 euro. Tuttavia, la situazione rimane fragile. Le elezioni tedesche di fine febbraio potrebbero influenzare la posizione del governo, mentre il via libera della Bce al superamento della soglia del 29,9% per UniCredit è atteso in primavera.
Un risiko che si estende all'Italia
Parallelamente, UniCredit si muove su più fronti. In Italia, Orcel ha puntato su Banco Bpm, avanzando un’offerta pubblica di scambio (Ops) che ha scatenato reazioni altrettanto ostili. Piazza Meda, la sede di Banco Bpm, ha chiesto l’intervento dell’Antitrust e della Consob, definendo l’operazione una "killer acquisition". Anche il governo italiano potrebbe esercitare il golden power per proteggere l’italianità dell’istituto.
La sfida tra UniCredit e Commerzbank rappresenta uno snodo cruciale per il settore bancario europeo. Come osserva Liturri su StartMag, l’operazione di Orcel è un test per l’Unione Bancaria e un banco di prova per valutare se le fusioni transfrontaliere possano davvero creare valore. Tuttavia, come sottolinea Weidmann, l’idea di "grandi banche" globali sembra scontrarsi con una nuova enfasi sulla sovranità economica e sulla vicinanza al territorio.
La domanda rimane aperta: Orcel riuscirà a superare ostacoli politici e resistenze interne? O il sogno di un colosso bancario europeo svanirà sotto il peso delle tensioni nazionali? Il risiko continua, ma il finale è tutt'altro che scritto.