Il risiko bancario europeo ha acceso i motori e promette di ridisegnare gli equilibri finanziari del continente. Al centro, nomi di peso come Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, Jens Weidmann, presidente di Commerzbank ed ex falco della Bce, e il Banco Bpm di Giuseppe Castagna. Sullo sfondo, si agitano i governi di Italia, Germania e Francia, pronti a usare strumenti di protezione nazionali come il golden power per salvaguardare i propri interessi strategici.
Weidmann contro Orcel: uno scontro di visioni
Jens Weidmann non usa mezzi termini nell’intervista rilasciata a Handelsblatt: l’offensiva di UniCredit su Commerzbank non sarà mai amichevole. «Un’acquisizione ostile non può creare valore duraturo», ha affermato, accusando Orcel di non aver agito con correttezza nell’ingresso al capitale della banca tedesca, dove UniCredit detiene circa il 28%. Weidmann difende l’indipendenza delle grandi banche tedesche, come Deutsche Bank e Commerzbank, per preservare la sovranità finanziaria del Paese e il ruolo di Francoforte come centro finanziario europeo.
Intanto, la Germania valuta l’uso del golden power per bloccare Orcel, sfruttando i legami di Commerzbank con l’industria della Difesa o sottolineando la prevalenza di azionisti extra-Ue in UniCredit.
Italia e Banco Bpm: l’altra partita di Orcel
In patria, Orcel non è meno audace. Con un’offerta pubblica di scambio da 10,1 miliardi di euro, UniCredit punta a conquistare Banco Bpm, anticipando i movimenti dei francesi di Crédit Agricole, già azionisti rilevanti della banca guidata da Castagna. Una mossa che complica i piani del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che sperava in una fusione tra Banco Bpm e Mps per creare un terzo polo bancario italiano.
L’operazione di Orcel non è solo una questione di consolidamento, ma una sfida per difendere l’italianità di Banco Bpm e contrastare l’influenza francese sul sistema bancario nazionale. “Si penserà anche di esercitare il golden power in chiave antifrancese?”, chiede Camilla Conti su La Verità. Sarebbe una strategia che rispecchia quella tedesca.
La scacchiera francese: Crédit Agricole, Delfin e Generali
La Francia, dal canto suo, gioca su più tavoli. Il gruppo Crédit Agricole, già azionista di Banco Bpm, osserva attentamente l’evoluzione dell’offerta di Orcel, mentre la holding Delfin della famiglia Del Vecchio aumenta la propria influenza su Mps e Generali. A fine dicembre, Delfin ha raggiunto quasi il 10% di MPS, mentre la banca francese Natixis, in un’operazione lampo, ha acquisito e ceduto quote significative del Monte dei Paschi, consolidando legami con Generali per un’alleanza nel risparmio gestito.
Nel frattempo, Generali si prepara a una primavera calda per la governance, con Delfin e Caltagirone pronti a rafforzare le loro partecipazioni nel Leone di Trieste, rispettivamente fino al 20% e al 9,99%. La scadenza del contratto di bancassurance tra Mps e Axa nel 2027 potrebbe aprire la strada a nuovi scenari, con Generali come potenziale alleato delle polizze senesi.
Un risiko bancario senza confini
Il risiko bancario europeo non è più solo un gioco di fusioni e acquisizioni, ma un campo di battaglia geopolitico dove governi, istituti finanziari e investitori si contendono il controllo di risorse strategiche. Riuscirà Orcel a vincere le resistenze tedesche e a battere i francesi? Quali saranno le prossime mosse di Italia e Germania per proteggere i rispettivi interessi?
Il 2025 promette di essere un anno cruciale, dove ogni decisione potrebbe cambiare le regole del gioco. La partita è aperta e i colpi di scena sono solo all’inizio.