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La Rassegna stampa dei giornali italiani su Papa Francesco: da “santo” e papa degli ultimi” per Repubblica e Corriere della sera a “uomo solo” (Il Manifesto): ma ora tutti lo trattano da “santino” (Marco Travaglio, Il Fatto)? Mentre La Verità e Libero…

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

22 aprile 2025

La Rassegna stampa dei giornali italiani su Papa Francesco: da “santo” e papa degli ultimi” per Repubblica e Corriere della sera a “uomo solo” (Il Manifesto): ma ora tutti lo trattano da “santino” (Marco Travaglio, Il Fatto)? Mentre La Verità e Libero…
Ecco come i giornali stanno parlando di Papa Francesco. Le prime pagine, le critiche, i dubbi, da Repubblica che titola come Il Corriere a Marco Travaglio che critica tutti i quotidiani che lo hanno attaccato quando parlava di “genocidio palestinese”. Mentre Verità e Libero fanno già i bilanci (che non sono molto positivi)…

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Oggi è il primo giorno in cui i quotidiani possono dedicare la prima pagina alla morte di Papa Francesco. E tutti, in Italia e nel mondo lo fanno. Da noi sono solo elogi, e sembra che (quasi) tutti i quotidiani in lutto siano entrati in una fase di pace reciproca.

Massimo Franco, “Lui e Benedetto: la Chiesa, i due papi” (Corriere della Sera): “Bergoglio diceva che avere vicino Ratzinger era come potersi consigliare con un «nonno saggio», benché avessero una differenza di età da fratelli, appena 8 anni. E il Papa emerito non nascondeva i suoi atti di ubbidienza quasi ostentati, per mettere a tacere i pettegolezzi”.

Gian Antonio Stella, “Un linguaggio rivolto a tutti, quel dialetto da parroco del mondo” (Corriere della Sera): “E questo è stato il chiodo fisso di Francesco: farsi capire da tutti, come spiegò Antonio Spadaro nella prefazione a un libro di discorsi bergogliani, «con tutta la forza dell’oralità». Ed ecco un linguaggio «ricchissimo di metafore, proverbi, idiomi, neologismi e figure retoriche che vengono non dal culto della parola elegante, ma al contrario dal gergo, dal porteño, dal parlato di strada assorbito dalla quotidianità o dal rapporto pastorale con i fedeli». Una pioggia torrenziale e liberatoria di immagini che hanno rovesciato secoli di eloqui tradizionali posati, criptici, teorici, evanescenti…”

Vito Mancuso, “Nel giorno dell’Angelo l’addio di un Pontefice che non fu teologo ma Profeta” (La Stampa): “Jorge Maria Bergoglio è morto il Lunedì dell’Angelo, e il termine ‘angelo’ nel greco da cui proviene significa ‘messaggero’. Il messaggio da lui portato al mondo si può condensare a mio avviso in una sola parola: misericordia”.

Gianluigi Nuzzi, “Ma su abusi e frodi rivoluzione a metà” (La Stampa): “Con Bergoglio prevale fermezza verso chi sbaglia: sia in curia come il processo al cardinale Becciu per la compravendita del palazzo di Londra, sia con le clamorose riduzioni allo stato laicale di chi si macchia di violenze contro monitori. Ma, ancora una volta, bisogna agire sulla mentalità soprattutto di chi sa e tace e questo è un impegno generazionel”

Marco Travaglio, “Bergoglio e pregiudizio”. “Non sappiamo se fosse un santo: non ci compete. Ma sappiamo che non era il santino in cui, a cadavere caldo, i media tentano di trasformarlo”.

Salvatore Cannavò, “Lacrime di coccodrillo dei farisei per il putiniano e l’antisemita” (Il fatto quotidiano)

Matteo Matzuzzi, “Il Papa che ribaltà la Chiesa” (Il Foglio): “Chi è stato Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio? Che cosa ha rappresentato nella bimillenaria storia della Chiesa cattolica? Il suo pontificato non è stato lungo ma è come se in questi dodici anni si fosse riversato mezzo secolo di storia. […] Chi è stato Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio? Che cosa ha rappresentato nella bimillenaria storia della Chiesa cattolica? Il suo pontificato non è stato lungo ma è come se in questi dodici anni si fosse riversato mezzo secolo di storia”.

Camillo Langone, Preghiera (Il Foglio): “L’eterno riposo dona a lui Signore, e a noi un nuovo Papa che non faccia notizia”.

Maurizio Belpietro, “Il Papa che ha terremotato la chiesa” (Libero): “A metà tra tradizione e progressismo”  

Antonio Socci: “Dopo 12 anni non lascia una Chiesa più in salute” (Libero): “Bergoglio non si è risparmiato, ma era arduo succedere a giganti come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La chiarezza della guida è mancata, ma non è stato aiutato”. “Sui temi etici, che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano definito «principi non negoziabili», Francesco ha avuto un atteggiamento ondivago, a volte molto deciso in loro difesa, altre volte confuso o così ambiguo da suscitare l’entusiasmo dei media mainstream più ostili alla Chiesa. Il suo pontificato sfugge ai consueti schemi ideologici”.

Daniele Capezzone: “L’agenda da Ong del suo pontificato” (Libero): “Se il Papa parla degli stessi temi su cui intervengono politici, sindacalisti e attivisti cogliere differenze è difficile”.

Lucia Esposito intervista Giovanni Maria Vian, direttore emerito dell’Osservatore Romano: “Troppo autoritario. E così ha finito per dividere la Chiesa” (Libero): un papa opportunista? “Sono i fatti a porta a questa conclusione. Un esempio: il disastro delle benedizioni alle coppie omosessuali ha scontentato sia conservatori che progressisti”.

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