È morto il Papa che ha accarezzato mia figlia. Piazza San Pietro era colma, quel giorno, come tutte le domeniche. L'associazione sindrome Cri du Chat aveva la possibilità di prenotare alcuni posti e aveva chiesto alle famiglie chi volesse partecipare. Virginia aveva 7 anni. Ero ateo, agnostico, scettico allora, nel 2013. Ma diedi retta a Ginevra: “Andiamoci”. Guardammo la celebrazione non dai posti assegnati ma in piedi, in una zona transennata proprio sotto le scale dell'altare. Finita la messa Papa Francesco girò per quasi due ore sulla Papamobile, lungo un percorso prestabilito, a salutare e baciare tutti quelli che si erano ammassati nelle prime file. E per tutti intendo: tutti. Fosse stato per me avrei mollato, Ginevra invece cercava di studiare il percorso della Papamobile e alla fine ha avuto ragione lei. Disse: “Mettiamoci lì, alla fine del suo percorso ma c'è meno gente”. Aspettammo ancora un'ora abbondante e poi passò proprio in quell'angolo. Noi non eravamo in prima fila ma almeno in terza. Un signore davanti a noi in giacca nera, camicia e papillon bianchi, dai tratti sudamericani, si girò. Sorrise. Prese Virginia in braccio e la protese verso il Papa. Il Papa si accucciò e baciò Virginia in fronte. Poi la guardò e le diede una carezza. Ogni volta che ho visto il Papa in tv o sui giornali ho ripensato a quel giorno. Non posso fare a meno di pensarci anche oggi. Ero ateo, agnostico, scettico, quel che volete. Adesso invece entro nelle Chiese appena posso. Mi raccolgo. Coltivo il dubbio. Medito. Alleno la mia spiritualità. Cerco il contatto con il mio io più puro e ogni volta è un viaggio incredibile, faticoso ma un gran bel viaggio.

La giornata a San Pietro e questa mia evoluzione non c'entrano niente. Ma è in questo modo che sta andando. E a distanza di diverso tempo posso dirlo: puoi credere o no, puoi crederci o no, puoi pensare a tutti gli aspetti politici e non solo che sussistono intorno a una figura così importante per l'umanità, ma quel giorno ho sentito vivida un'energia potente. Mistica. E per avvertirla non serve credere, appunto. Ti arriva e basta. Ti puoi allenare a riconoscerla sempre meglio, ma comunque ti arriva. Ci sono persone, situazioni, posti che la trasmettono. E conoscendo la Virgy non posso fare a meno di pensare che quella carezza, quel giorno, l'ha definita. Se io penso a che persona è diventata Virginia oggi, che di anni ne ha 19, penso a una ragazza che ha ancora bisogno di essere guidata e assistita ma è delicata come la delicatezza con cui venne fatta quella carezza. E la sua allegria dà gioia, la stessa gioia che provai quando vidi mia figlia Virginia accarezzata in quel modo da Papa Francesco. Per me, quindi, Papa Francesco prima e al di là delle decisioni che ha preso, delle critiche che ha ricevuto e delle polemiche di cui è stato protagonista, è questa carezza. Solo questa carezza.

