Più metropolitana e meno limiti. E tanto “buonsenso”. Si potrebbe sintetizzare così la contro-ricetta di Geronimo La Russa, presidente dell’Aci di Milano (e figlio di Ignazio La Russa, storico esponente della destra milanese giunto alla Presidenza del Senato) rispetto alla politica viabilistica del sindaco della “capitale morale” d’Italia, Giuseppe Sala. Geronimo (il nome esteso è Antonino Geronimo Giovanni Mario) La Russa, classe 1980, è da dodici anni nell’Automobile Club meneghino, che presiede dal 2018. Cavaliere della Repubblica nel 2021 su nomina di Mattarella e proposta di Draghi, professionalmente è avvocato, avendo ereditato lo studio legale omonimo, ed è appassionato di motorsport. Oltre che di auto, ovvio. Quest’anno, per l’esattezza a giugno, l’Aci Milano festeggerà i 120 anni dalla fondazione, e La Russa al momento può annunciare solamente che “senz’altro organizzeremo un evento che coinvolgerà tutta la città per parlare di questo secolo e oltre di storia sul nostro territorio, che comprende Milano ma anche Monza-Brianza e Lodi”.
Lei è anche presidente di Infomobility, una società nazionale dell’Aci. Di cosa si occupa?
È una società fra le più giovani del mondo di Aci e si occupa di tutta la infomobilità, il più importante servizio è Luceverde, che dà aggiornamenti in tempo reale sulle condizioni del traffico, anche tramite una app. La particolare novità della mia gestione, iniziata tre anni, è la nascita di Aci Radio, che è una radio dab. Dà informazioni sul mondo dell’auto, sul motor sport, e tiene anche compagnia, grazie a conduttori giovani e spigliati. Giovedì 12 gennaio è stata registrata la puntata numero zero di una trasmissione nuova che andrà in onda alla domenica e che mi sta molto a cuore: i racconti dei viaggi con un ospite diverso a puntata, con la conduzione di Rudy Smaila. Oltre al giornale L’Automobile, ora l’Aci è editore anche radiofonico, perché mi sembrava moderno utilizzare lo strumento del dab, presente in tutte le auto nuove.
Dopo le polemiche sul limite a 30 km orari in tutta Milano (tranne vie di scorrimento), il sindaco Sala ha detto che non sarà più applicato sull’intera città. Lei si era detto contrarissimo. Vittoria?
Decisamente contrario, sì, ma non alle zone 30 tout court: sono contrario all’intera città a 30 km orari, in questo caso Milano. Banalmente, perché impossibile. E devo dire che mi fa molto piacere che, dopo il mio appello al buonsenso del sindaco mediante un comunicato stampa ad hoc, pur mettendoci tre giorni, alla fine anche lui ha ammesso che non è possibile in tutta la città.
Gli studi sugli effetti della misura, già sperimentata in metropoli come Parigi e Bruxelles, divergono: voci come il Quattroruote francese la bocciano, quelle vicine al mondo ambientalista la difendono. Io le cito una frase del presidente nazionale dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani : “È chiaro che limitando la velocità si abbassa la percentuale di incidenti” (e tuttavia, beninteso, “serve un compromesso”, prevedendo limiti così bassi solo in “alcune zone”, Roma.it, 10 gennaio). Dov’è il punto di caduta, o meglio, il punto di realtà che dovrebbe essere comune a tutti?
Non commento una frase del mio presidente che, essendo mio presidente, ha sempre ragione, ma qua il punto comune di realtà è che, in ambito urbano, la principale causa di incidenti è la distrazione, e questo posso darglielo per certo, è unanime fra gli studi. Quando nelle statistiche relative all’incidentalità si parla di velocità, non si parla di velocità in astratto, ma commisurata alle condizioni della strada. Per assurdo anche andando a 30 km all’ora può avvenire un incidente, se sei sul ghiaccio. Non è che abbassando semplicemente il limite diminuisci gli incidenti in automatico.
Ma che si siano dimezzati i morti, a Parigi e Bruxelles, pare un fatto non contestabile.
Il grosso dei morti per eccesso di velocità è legato agli incidenti autostradali, ma fortunatamente non è più la prima causa di incidentalità, perché molto si è fatto dopo le cosiddette stragi del sabato sera a partire dagli anni ’90, contro la guida in stato di ebbrezza e sotto effetto di stupefacenti. È sulla distrazione, invece, che bisogna fare di più rispetto a quanto fatto finora. Lì forse servono norme nazionali ad hoc contro l’uso del telefonino alla guida, ad esempio.
Una stretta contro i distratti, insomma.
Sì, poi se obblighi tutti ad andare a 30 all’ora, li induci a distrarsi ancora di più. Attenzione, non voglio dire di alzare i limiti, ma resta il dato di fatto che la distrazione è l’elemento critico principale. Andare sempre pianissimo porta a una maggiore distrazione.
Lei è nel cda della nuova Linea Blu M4. Perché Sala, anche mediaticamente, non punta di più sulla metro?
Nessuno dell’Aci è per l’uso dell’auto sempre e comunque. L’Aci è per la mobilità, cioè essere vicini ai cittadini nella loro esigenza di trovare il mezzo più idoneo per spostarsi, liberamente e non per imposizione. Se io sono a San Babila e devo andare a Linate per prendere l’aereo, il mezzo più comodo sarà la metropolitana, quando sarà aperta. Serve un sistema urbano integrato che dia la possibilità di scegliere. Il sistema pubblico di trasporto è fondamentale: Milano è messa bene, diciamo meglio di tante altre città italiane, ma, quando si fa spesso riferimento a contesti come Londra, ad esempio, bisognerebbe fare il paragone con la rete metro che hanno là. Non si può sempre prendere l’esempio di città straniere senza avere gli stessi strumenti. Milano è divisa in 9 grandi zone: una è la 5, a sud, l’area di maggiore sviluppo della città, dove si sta realizzando lo scalo di Porta Romana per le Olimpiadi, dove c’è la Fondazione Prada eccetera, ebbene, sa quante fermate della metropolitana ci sono? Una: Abbiategrasso. E non ne sono previste in apertura altre a breve. Siamo indietrissimo.
Di questi giorni è il tema caldissimo dell’automobilista-bancomat, dissanguato alla pompa di benzina dalle accise che vanno su e giù. Ma secondo lei ci sono gli speculatori?
Anche per questo tema ero contrario all’idea di Milano Città 30, perché si correva il rischio di mettere un autovelox a ogni incrocio. Mettiamoci nei panni dell’automobilista: paga la multa del limite di velocità, paga il parcheggio, paga l’Iva quando compra la macchina, paga il super-bollo, che è in realtà è un modo per far perdere soldi allo Stato perché disincentiva l’acquisto di auto più potenti, è una tassa ideologica che in fin dei conti è controproducente, e poi paga anche la accise sui carburanti. Le accise sono un problema antico, ma devo dire che a Milano non ho visto la benzina sopra i 2 euro.
D’accordo, ma l’aumento collima con il ripristino delle accise sospese dal governo Draghi. Chi sono gli speculatori?
Che ci sia qualcuno che prova sempre a fare il furbo purtroppo in Italia è un dato di fatto. Serve un controllo capillare, il governo lo ha promesso e io sono fiducioso che lo farà.
Quindi gli speculatori, par di capire, sono i gestori dei benzinai.
In tutte le categorie, gestori di distributori inclusi che non sono facili da controllare perché son veramente tanti, c’è sempre qualcuno che prova a fare il furbo.
Senta, ma esiste secondo lei un ambientalismo “non demagogico”, come si sente dire fra alcuni sostenitori della transizione ecologica?
Ormai siamo tutti consapevoli che il mondo intero ha bisogno di responsabilità sul tema dell’ambiente, io ho due figlie piccole quindi si figuri se non ho a cuore il problema. Serve anche qui il buonsenso, facendo un bilanciamento tra le esigenze di ciascuno e l’esigenza di vivere in un Paese e in un mondo sempre più green e sostenibile.
Il buonsenso è una categoria ambigua, o quanto meno soggettiva, non trova?
Io ci confido ancora, con il buonsenso si fanno ancora tante cose. Per esempio, pare abbia avuto effetto su Sala sul limite dei 30.
Se le dico che i problemi della mobilità in Italia sono il trasporto pubblico insufficiente, il parco auto vecchio e inquinante, e una cultura troppo centrata sull’auto privata, me ne dimentico qualcuno?
Il terzo non mi trova d’accordo. Sicuramente abbiamo bisogno di una rete di trasporto pubblico sempre più capillare. Punto due: è vero che il parco auto italiano ha una media più alta di quella europea, però a Milano è già meglio. Comunque, qui servono incentivi, e non per forza solo sull’auto elettrica. Per quanto riguardo il terzo punto, si fa di necessità virtù, a volte.
Virtù? Lasciando stare l’impatto ambientale, l’auto è sicuramente più cara.
Eh sì, è più cara, e infatti si fa di necessità virtù, appunto. Ma più di tutto serve il rispetto e l’educazione stradale. Aci da oltre un secolo si impegna, andando nelle scuole, ma occorre un lavoro a più voci, anche di voi giornalisti, per far capire che la strada è di tutti, non solo delle bici come non solo delle auto.
Domanda d’obbligo: ma lei, un pensierino alla politica, non l’ha mai fatto?
La mia principale attività è di fare l’avvocato, l’altro mio mondo è stato prima il motor sport, e ora la mobilità. Cerco di fare entrambe le attività, che mi riempiono le giornata sottraendo tempo alla mia famiglia.
Non ha tempo.
Non mi basta. Vorrei averne di più per le mie bambine.