Milano a 30 km all’ora, panico fra gli automobilisti. Com’era prevedibile, il provvedimento della giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Giuseppe Sala che abbassa il limite di velocità dai tradizionali 50 ai 30 km orari sta già facendo discutere. La misura entrerà in vigore fra un anno, a partire dal 1° gennaio 2024, su tutta la superficie urbana eccezion fatta per le strade a scorrimento veloce. In Italia solo Bologna ha pensato di sperimentare la “città 30”, mentre a Parigi e Bruxelles hanno cominciato nel 2021, finora con buoni risultati, essendosi dimezzati i morti e ridotti i feriti gravi. Le voci contrarie non mancano. Una è quella di Roberto Parodi, giornalista, conduttore televisivo di molti programmi su viaggi a due ruote nonché, appunto, appassionato di motocicletta, molto seguito sui social.
Roberto Parodi, così di primo acchito cosa pensa del provvedimento approvato dal consiglio comunale di Milano?
Innanzitutto, credo sia un provvedimento che non ha nessuna possibilità di essere rispettato. Chi è che va a 30 all’ora a Corso Buenos Aires o Corso Venezia o viale Maino? Sono a scorrimento veloce? Ci dicano intanto quali strade faranno eccezione, e quindi già qui ci sarà un costo enorme in segnalazioni, cartelli, come a Piazza Porta Ticinese che ha una cosa come 300 cartelli (anzi, 300 pali, e uno di questi potevano anche infilarselo da qualche parte…). Uno dei diritti di noi utenti della strada è che dobbiamo essere avvertiti, e difatti su questo cavillo giocano molti ricorsi. Non è che se entri a Milano trovi scritto in font 12 che devi andare a 30 all’ora: non funziona così.
Il nuovo limite entrerà in vigore fra un anno, c’è tempo.
Volendo, si può far tutto. Ma ha senso? Il mio punto di vista globale è che anziché imporre, bisognerebbe motivare e istruire. Un po’ come il tema dell’elettrico. Apro una parentesi: la scelta per le auto elettriche va ad auto-risolversi, perché il parco circolante si evolve naturalmente per auto che sono meno inquinanti e più ecologiche, magari con una componente all’idrogeno. Personalmente non sono mai stato sostenitore dell’idea che la semplice legge scritta risolva i problemi.
Partirà anche una campagna di comunicazione, stando agli annunci.
Ma restano limiti ridicoli, perché se hai la strada libera non vai a 30 all’ora. Finora siamo andati a 50, e gli incidenti in città non capitano per quelli che vanno poco oltre i 50, ma quelli che vanno a 100, o a 80. Se tu hai una vita che non è a lungo scorrimento, che so via San Maurilio o via Bagnera, o via del Bollo, che sono vie larghe 4 metri, dove tecnicamente vige il limite dei 50, ma nessuno ci va, perché tu per primo andrai a 35, o 40 all’ora. Perché? Per buonsenso. Bisognare andare nelle scuole, fare gli articoli sui giornali, informare tramite i programmi televisivi sulle conseguenze drammatiche della guida sconsiderata, non emanare regole tranchant. Io sono in via Quadronno, poniamo, o in via Bianca di Savoia, se mi metto a 30 all’ora creo un casino, la gente mi si pianta dietro. Lì sì che aumento il traffico, l’inquinamento, la permanenza della mia auto accesa (e non parlo del naftone, ma di qualsiasi auto).
Almeno l’intento non è condivisibile?
È un provvedimento esagerato, anche se la ratio è buona. Cosa facciamo, mettiamo i vigili con l’autovelox in via del Bollo, visto che si parlando delle viette? Per me è un provvedimento totalmente presuntuoso. Inoltre, se tutti andassero davvero a 30, ci sarebbe un rallentamento globale ma certamente anche un incremento dell’inquinamento.
Allora ha ragione Matteo Salvini, che sui social ha polemicamente ricordato a Sala e al Pd che a Milano “la gente vorrebbe anche lavorare”…
Qui però entriamo nelle polemiche fra curve nord e sud. Io mi faccio un punto di essere un uomo libero, e infatti sono felice che sui social qualcuno mi dica “fascistone” e qualcun altro “comunista di m…”, perché finchè è così, vuol dire che sono libero. Semplicemente, sostengo le idee che credo giuste. La sinistra, per esempio sui vaccini, ha avuto posizioni molto dure, e ho sostenuto alla grande questo approccio. Lo stesso ho fatto con altre idee di bandiera di altre parti. Ma la frase di Salvini mi sembra la classica frase populista, della serie “la gente ha fretta e deve andare a lavorare”. Secondo me invece non è fattibile. Poi c’è un altro tema, a proposito di limiti eccessivi.
Quale?
Quante volte arrivi a casa e ti trovi la raccomandata con la multa perché andavo a, che so, 65 all’ora? Magari in una via fuori città, quindi di regola con il limite a 90, dove immotivatamente non si poteva andare oltre 60. Un Comune della bassa Milanese tempo fa era finito su tutti i giornali perché aveva piazzato un autovelox tirando giù il limite da 90 a 70, così. Ma in una strada dritta! Risultato: ci siamo presi tutti la multa, perché andavamo a 80, pensando anche di essere bravi. Allora, piuttosto insegniamo all’utente ad andare piano, ma mettere 30 all’ora in tutto lo spazio cittadino mi pare francamente una mancanza di rispetto per il buonsenso degli utenti. Rispettiamo i 50 all’ora, che sarebbe già sufficiente.
Ma allora cos’è quello di Sala & C, autolesionismo politico?
Non entro nelle motivazioni che hanno illuminato i promotori. Prendiamo le piste ciclabili di Corso Venezia: è palese populismo di sinistra, mettere talmente tante piste ciclabili che ho soltanto una corsia. Vuol dire disinteressarsi del benessere e della vivibilità di una città pur di affermare un punto di vista green. Se fossi il sindaco di Milano, piuttosto pianterei degli alberi, una quantità tale da compensare l’emissione di CO2, e spazio ne avremmo. Quindi, ricapitolando: buonsenso, informazione, rispettare i limiti attuali che sono più che sufficienti, e piantare alberi.