Quella del Mostro di Firenze è un’inchiesta infinita di una terribile pagina di cronaca nera del nostro Paese, iniziata nei dintorni di Firenze nel 1968. Da qui parte la narrazione della serie firmata Stefano Sollima, affiancato da Leonardo Fasoli, su Netflix a partire dal 22 ottobre. Una serie in quattro puntate, che si intitola Il Mostro, presentata fuori concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia e che parla appunto del Mostro di Firenze. Sollima sceglie di partire dalle origini per raccontare questi otto duplici omicidi, avvenuti nei dintorni della città toscana, diciassette anni di paura per la collettività e una pistola Beretta calibro 22, sono tutti elementi sempre presenti sulla scena. Il racconto non segue solo la pista più nota ma anche la cosiddetta “pista sarda”. Ciascun episodio adotta infatti un punto di vista diverso: dunque quattro versioni, quattro sono i sospettati, e infine quattro sono i possibili Mostri. Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti ma anche Stefano Mele e i fratelli Vinci sono i nomi che si alternano in questi lunghi anni sulle pagine di cronaca nera. E una lunga lista di delitti consumati vicino Firenze: coppiette appartate in zone isolate nelle notti buie d’estate. Sono morti così Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, Pasquale Gentilcore e la fidanzata Stefania Pettini, Giovanni Foggie Carmela Di Nuccio. E ancora: Paolo Mainardi e Antonella Migliorini, Uwe Jens Rusch e Wilheln Friedrich Houston Meyer, Claudio Stefanacci e Pia Rontini, Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili.

Torniamo indietro di 57 anni, cioè alla notte del 21 agosto 1968 quando, in piena notte, il sonno di Francesco De Felice viene interrotto da una piccola mano che bussa alla sua porta di casa, situata a Sant’Angelo a Lecore alle porte di Firenze. Si alza dal letto e davanti alla porta si ritrova un bambino di soli sei anni che lo avverte che “sua mamma e lo zio sono morti in macchina”. Da lì il ritrovamento dei due corpi senza vita di Antonio Lo Bianco, muratore di 29 anni, e Barbara Locci, casalinga di 30. I due sono stati uccisi con otto colpi di pistola in un’Alfa Romeo Giulietta vicino al cimitero, dove i due amanti – finito il cinema – si erano appartati, mentre sul sedile posteriore dormiva il piccolo figlio della donna. Quindi verrà arrestato e condannato il marito di lei, Stefano Mele, per il duplice omicidio, reo confesso, che più volte farà il nome di altri amanti della moglie come suoi complici del duplice delitto: i fratelli Vinci. Ma quello di Barbara e Antonio è solo uno dei 16 delitti, di ragazzi e ragazze di età compresa tra i diciotto e i trentasei anni, che verranno imputati al Mostro di Firenze, quello del 1968 solo dopo 13 anni di distanza dall’accaduto. Il debutto del cosiddetto Mostro di Firenze avverrà dopo sei anni dal primo. Stavolta agisce a Sagginale, nel Mugello, il 14 settembre del 1974: Pasquale Gentilcore, 19 anni, e Stefania Pettini, 18 anni, vengono uccisi anche loro mentre sono appartati in una Fiat 127 lungo una strada sterrata. Il Mostro continua a compiere delitti a Scandicci, nella notte tra il 6 e il 7 giugno 1981, dove uccide Giovanni Foggi, 30 anni, e la fidanzata, Carmela De Nuccio, 21 anni. Solo allora gli investigatori iniziano a comprendere la sua grammatica: il killer agisce sempre nel medesimo modo e cioè nelle notti senza luna, in luoghi isolati, nelle sere estive e utilizza una pistola Beretta calibro 22 con munizioni Winchester con la lettera “H” sul bossolo, uccidendo prima l’uomo e poi la donna, infierendo sulle parti intime delle donne, così come accade alla De Nuccio, alla quale verrà asportato il pube. Ma non è finita. Infatti il Mostro ritorna ad uccidere: stavolta è il mese di ottobre dello stesso 1981 a Calenzano, e ancora nel giugno 1982. Ed è solo allora, dopo la morte di Paolo Mainardi e Antonella Migliorini, che gli inquirenti ricollegano tutto al primo duplice omicidio, quello di Barbara e Antonio avvenuto nel ’68. È da qui che credono a Mele e alla complicità di qualcun altro che poi diventa il Mostro ed è così che nasce la “pista sarda”.

Intanto il Mostro continuerà a colpire nel 1983, poi nel 1984 e per l’ultima volta nel settembre del 1985 uccidendo Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, assassinati mentre si trovavano in una tenda agli Scopeti, nel comune di San Casciano Val di Pesa. È a questo punto che, fallita la “pista sarda”, si indaga oltre e si arriva negli anni Novanta ad altri tre uomini, come possibili Mostri: Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Pacciani, contadino originario di Mercatale, va a processo nel 1993. All’epoca ha 68 anni ed ha alle spalle il carcere per avere stuprato le sue due figlie e anche per aver ucciso da giovane l’amante della fidanzata e, dopo il delitto, l’aveva costretta ad avere un rapporto sessuale con lui vicino al cadavere. Per lui tutto parte da una lettera anonima del 1985. Il Vampa, così era soprannominato per i frequenti scatti d’ira, quindi entra nell’inchiesta nel 1991. Ed è nell’orto di casa Pacciani che nel 1992 durante una perquisizione viene trovato un proiettile calibro 22 serie Winchester. Da qui verrà arrestato con l’accusa di essere il Mostro. Pacciani viene processato e in primo grado viene condannato a 14 ergastoli per i sette duplici omicidi (per il primo duplice delitto c’è già agli arresti il marito della donna assassinata). In appello, nel 1996, arriva per lui l’assoluzione, sentenza poi cancellata dalla Cassazione. Ma il giorno prima del processo bis, è il 22 febbraio 1998, verrà trovato morto nella sua casa. «Con Pacciani sono andato solo a fare delle merende», sono le parole pronunciate da Mario Vanni, ex postino di San Casciano, durante la sua deposizione al processo. Sarà durante il processo d’appello (Pacciani sarà assolto) che la Procura troverà quattro testimoni chiave che sentiti diranno di aver visto Pacciani commettere il delitto dei due francesi a Scopeti nel 1985 insieme a Mario Vanni. Se Pacciani viene scarcerato, Vanni viene arrestato con l’accusa di essere suo complice. In questa storia c’è un altro testimone chiave, Giancarlo Lotti, che afferma che Pacciani sparava e Vanni mutilava le vittime. Mentre lui si autoaccusa di essere stato costretto da Pacciani a sparare contro i due giovani tedeschi uccisi a Giogoli. Dopo la morte di Pacciani, Vanni viene condannato all’ergastolo per gli ultimi cinque delitti, mentre Lotti a 30 anni. Nel 2002 muore all’età di 62 anni Lotti e all’età di 81 anni muore invece nel 2009 Vanni. L’unica cosa certa è che i tre “compagni di merenda” oggi sono morti. E il resto sono supposizioni, indizi, storie fantasiose costruite intorno al mito del Mostro di Firenze. Tra queste anche la pista magico-esoterica come movente o la più incredibile, ovvero che il Mostro e il serial killer Zodiac, dei delitti consumati in California tra il 1968 e il 1969, fossero la stessa persona. Una cosa però è certa: sono tante ancora oggi le domande rimaste in sospeso.
