I tre giorni della creazione del culto Bezos: ovvero come la distopia del 1% si è trasformata in sfilata nuziale. Se i comuni mortali si sposano con un po’ di grazia e magari una spruzzata d’eleganza, Jeff e Lauren Bezos lo hanno fatto con l’intensità sismica di un cataclisma chic. Altro che fedi e confetti: loro usano unità di misura cosmiche, aerei privati come fossero taxi, spruzzi di botox a ogni ora, abiti da passerella a rotazione continua, e un impatto ambientale da festival interplanetario. Eppure eccoci qui: tre giorni di pura extravaganza, centinaia di milioni di dollari evaporati, una lista di invitati che sembrava uscita da un algoritmo di LinkedIn Premium per miliardari, e un accordo prenup talmente blindato che la Cia ci sta ancora lavorando per capirlo. E no, non è invidia, è smarrimento antropologico. Che pianeta è quello dove due umanoidi bio-liftati si giurano amore eterno romanticamente tra i fumi del jet fuel, mentre il resto dell’umanità guarda tutto come fosse una serie Netflix…? E la lista degli ospiti? Una concentrazione di denaro, potere e filler per labbra. C’erano Kim Kardashian, Leonardo DiCaprio, Oprah Winfrey, Elon Musk in versione monaco zen con tuta nera e occhi vitrei e, assente giustificato, il signor Bill Gates, troppo occupato a decarbonizzare il pianeta mentre il suo ex collega emetteva più CO₂ di una flotta in addestramento Nato.

Ogni dettaglio dell’evento era studiato come se si trattasse del G7 delle apparenze: 40 jet privati in 36 ore, suv blindati in fila come al casello, suite da 25.000 dollari a notte, champagne millesimato a fiumi e candelabri che brillavano più di certi ospiti (,,, sicuramente più delle loro recenti carriere). Ricapitoliamo: il primo giorno è stato dedicato alla “cerimonia spirituale”, ovvero una riunione mistica tra shamani con laurea honoris causa in marketing, guru olistici e campane tibetane tarate in La maggiore amplificate da un sistema Bose che faceva vibrare anche il portafoglio. Il secondo giorno è stato un festival del cuore con concerti privati, caviale di salmoni allevati a mano in acque motivate, e coreografie che avrebbero fatto piangere anche Madonna. Il terzo giorno? Il gran finale. Lauren in quattro abiti diversi, uno dei quali pareva un omaggio a Cleopatra con strascico fotovoltaico incorporato. Jeff, invece, indossava uno smoking disegnato da uno stilista giapponese che, per scelta artistica, lavora solo durante le eclissi. Nel frattempo, i social media esplodevano come popcorn nel microonde: tra un “Che meraviglia!” e un “Che vergogna!”, si alternavano meme, reels e indignazioni a raffica. C’era chi commentava l’abbronzatura spray degna di un tostapane intelligente, chi notava i muscoli lucidi come un suv appena cerato, e chi si chiedeva se tutto questo fosse un matrimonio o la premiere di un reboot di Interstellar in versione sentimentale. E in tutta questa ossessiva ricerca all’ultima raffinatezza, la stampa internazionale si è lanciata in una proporzione finanziaria al limite del surreale: si stima che Jeff Bezos abbia speso circa 25 milioni di dollari in tutto, ossia lo 0.000016% del suo patrimonio. L’equivalente, per un comune mortale americano o anche italiano, di circa 3 dollari e 14 centesimi. Un panino col tonno, ecco… Vuoi vedere che quasi quasi Jeff Bezos abbia voluto risparmiare? Eppure, se per lui è una merenda, per il pianeta è un incubo: oltre 9.000 tonnellate di CO₂ emesse in 72 ore, stando alle stime delle ong ambientali. In un’epoca in cui ci si interroga su cosa lasciare alle generazioni future, Bezos ha lasciato... uno strato sottile di ozono in meno. Ma in certi ambienti si sa, vige la regola del “fai come ti dico e non come faccio”. Se hai soldi, tanti soldi, il pianeta di solito perdona. Ma ciò che è davvero imperdonabile sono la lunga serie di “refitting” estetici preventivi: botox, lifting e sedute laser programmate a cui si sono sottoposti gli sposi. Lauren, da ex giornalista e pilota d’elicotteri, ha ufficialmente superato lo spettro “Real Housewives”, mentre Jeff è apparso così lucido da sembrare uscito da una pellicola 3d. Riciclare in plastica, grazie! E il presunto accordo prematrimoniale? Potrebbe essere a prova di guerra nucleare. Voci non confermate parlano di una clausola che vieta a Lauren di firmare qualunque libro di memorie nei prossimi 20 anni. Chissà se è vero. Nel frattempo, fuori dai cancelli della tenuta, piccoli gruppi di attivisti ambientali e sindacali protestavano con cartelli tipo “Workers pay taxes. Bezos pays for fireworks” o “Love in the air, CO₂ too”. Alla fine, la vera domanda resta: ma davvero tutto questo ci interessa? Sì, purtroppo. Perché Bezos e Sánchez incarnano perfettamente la spettacolarizzazione dell’eccesso, la disneyland del privilegio, l’ostentazione come linguaggio sociale. Sono il 1% che detta le regole di un mondo irreale, dove il lusso è virtù e la sobrietà una debolezza da perdenti. Ci dicono che amano il pianeta, ma volano con più jet che un capo di Stato. Che credono nell’inclusione, ma chiudono matrimoni con 120 guardie private. Che sognano la luna, ma si dimenticano chi lavora sulla terra. L’ipocrisia del potere. Ci hanno insegnato che l’amore è universale. Ma l’amore raccontato così... è un’altra galassia. Ci piace? Probabilmente no. Anzi decisamente no. Insomma, auguri Jeff e Lauren, da parte di noi tutti. Che ci accontentiamo di amarci su un balcone di periferia, senza panfili senza jet, magari sognando almeno un upgrade in business class.
