A Jeremy Clarkson è stato ordinato di chiudere il bar e il ristorante della sua fattoria Diddly Squat Farm: secondo il Wodc (Consiglio del West Oxfodrshire District) la sua attività avrebbe violato le leggi sulla pianificazione. Il popolare conduttore britannico però non ci sta: ha presentato ricorso.
Il ristorante è stato aperto a luglio, mesi dopo che due domande erano state respinte. La fattoria, che si trova a Chadlington, è presente nella serie Clarkson's Farm su Amazon Prime Video.
Il Consiglio ha ordinato all’azienda agricola di intraprendere una serie di misure, ta cui la rimozione di tutti i servizi igienici mobili, di tutti i tavoli che utilizzati dai clienti e di “materiali paesaggistici”. Secondo il Wodc ci sarebbe un uso “illegale” della fattoria e “la sua natura, le dimensioni [e] l'ubicazione sono insostenibili e incompatibili con la sua posizione in campagna all'interno dell'area di straordinaria bellezza naturale del Cotswold”. Per il Consiglio inoltre Clarakson deve anche smettere di vendere prodotti diversi da quelli prodotti nella fattoria o realizzati entro un raggio di 16 miglia (25,7 chilometri), oppure quelli che il Comune ha consentito.
Per l’autorità “l'attività continua a operare al di fuori dei permessi di pianificazione concessi e […] ha avuto anche un impatto significativo sulla comunità locale”. Secondo la controparte, però, la fattoria non avrebbe negato alcune legge e alcuni dei requisiti richiesti sono stati considerati “eccessivi”, considerando anche il lasso di tempo troppo breve concesso per adeguarsi (sei settimane, con controproposta di sei mesi). Ora Clarkson e i suoi tecnici dovranno presentare dichiarazioni e documentazioni a sostegno dell’appello. Nel frattempo i fan continuano ad affollare la fattoria (che in precedenza era già stata presa di mira dagli ambientalisti) e l’attività prosegue.
Almeno in parte stato lo stesso Jeremy a inguaiarsi da solo, quando aveva dichiarato di aver trovato “un piccolo delizioso cavillo” per aprire il ristorante.