Da oltre vent’anni è il volto più empatico e implacabile della cronaca italiana. Federica Sciarelli entra nelle case con garbo ma non fa sconti, nemmeno quando la verità è scomoda, crudele, oppure tabù. In un’intervista al Corriere della Sera, la storica conduttrice di Chi l’ha visto? si è raccontata senza filtri, parlando dei casi che si porta dentro e di un Paese che sembra aver smarrito il confine tra interesse e morbosa fascinazione. Sul delitto di Garlasco, il caso che ha diviso e che sta dividendo l’Italia intera, la Sciarelli lo dice chiaro e tondo: “Persino quando porto giù il cane le persone mi chiedono che ne penso. Come mai avete quest’ossessione?” Non lo nega: il caso è importante, “può aprire tante porte”. Ma la piega culturale la preoccupa più dell’omicidio stesso. Più severa e netta sul caso della scomparsa della quindicenne Emanuela Orlandi, di cui si sono perse le tracce il 22 giugno 1983: “Non sappiamo cos’è successo, e non possiamo accusare, ma Emanuela era una cittadina vaticana. Doveva essere il Vaticano a prendere in mano la situazione, aprendo un’inchiesta. Non è stato fatto”. Non si limita a una critica, ma accusa una mentalità: “Per la Chiesa i panni sporchi si lavano in famiglia. A volte neanche le informazioni minime vengono fornite”. E qui torna anche la storia di Cristina Golinucci, scomparsa da un convento: “Il padre spirituale non ha detto che lì c’era uno stupratore”.

La Sciarelli non crede nei colpi di scena ma nella coscienza, quella vera. “L’unica speranza è che qualcuno decida di liberarsi la coscienza”. Ecco il senso degli appelli taglienti in diretta: “Quando guardo in camera e dico: ‘Attenzione, che c’è l’inferno’, è per questo”. Lo ribadisce: non è voyeurismo, è empatia. “Mi arrabbiavo quando sentivo dire: ‘se scompaio non mi cercate’. Se nessuno ti cerca vuol dire che nessuno ti vuole bene”. Con un microfono e una tenacia ostinata, ha messo in crisi sistemi, raccolto denunce, aperto varchi. Come nel caso di Elisa Claps: “Ero certa che Danilo Restivo l’avesse uccisa. Chiesi alla madre e al fratello il permesso di iniziare a chiamarlo omicidio con occultamento di cadavere. Quando trovarono il corpo in chiesa, diciassette anni dopo, lo schema di pensiero è cambiato”. E quando pensava di averle viste tutte, è arrivato lo scempio evitabile di Villa Pamphili a Roma: “Quest’uomo andava in giro ubriaco, con la bambina in evidente stato di maltrattamento, e non è stato fermato. Le segnalazioni c’erano”. La Sciarelli non perdona l’indifferenza. “Abituarsi al male è la vera sconfitta”. Grazie alla sua pressione è cambiata anche la legge sulla ricerca delle persone scomparse: “Siamo stati chiamati in Parlamento. Perché se sparisce una persona devi aspettare 48 ore prima di cercarla? Abbiamo insistito tanto su questo, come sull’incrocio del dna tra cadaveri non identificati e le denunce di scomparsa”. Intanto la battaglia si allarga. Femminicidi, truffe sentimentali, adolescenti suicidi dopo essere stati inghiottiti dal web. Non è solo una cronista: è una cassa di risonanza per chi non ha più voce. E non ha la minima intenzione di smettere. E noi con lei.

