Osservare un taxi per comprendere l’economia. Per il Wall Street Journal è tempo di bilanci, e per quanto riguarda l’Italia; beh, non sembra esserci molto di cui andare fieri… In questi giorni che volgono alla fine del 2023, il quotidiano newyorkese guarda ai vari scenari globali, cercando di descriverli a dovere, tra elogi e bocciature. La situazione italiana, però, sembra far parte di quest’ultimo gruppo. Per dipingere la cornice nostrana, il giornale americano parte da un’immagine semplice, quasi banale, e per noi diventata addirittura la normalità. Così, le lunghe code in attesa di un taxi, fuori dalle stazioni o dagli aeroporti, diventano l’emblema di un Paese che non va, o meglio ancora che “non ingrana”. Le file per i taxi, scrive il Wsj, “sono più di una semplice seccatura. Molti italiani indicano questo problema come un esempio imbarazzante dell’incapacità del Paese di dare una scossa alla sua economia sclerotica, che è cresciuta a malapena negli ultimi 30 anni”. perché l’economia italiana non riesce a ingranare”. A questo punto, però, ci pensa la Repubblica a spiegare meglio la situazione tricolore, riprendendo lo studio del Wsj.
In un articolo pubblicato nell’edizione milanese la mattina del 26 dicembre, si legge che “persino a Milano, ‘capitale economica’ del Paese: uomini e donne d’affari durante le settimane della moda o degli eventi fieristici, ma anche ‘comuni’ coppie che sono in città per fare shopping. E che faticano a trovare una corsa libera per tornare in hotel”. Inoltre, sarebbe “proprio la resistenza di sacche di interessi nel tessuto produttivo tricolore è, secondo il quotidiano economico della comunità finanziaria newyorkese, uno dei mali principali del Belpaese”, e ancora “il fatto che alcuni siano riusciti a bloccare la concorrenza, e quindi l’innovazione, ha impedito il salto”. Infine, continua l’articolo de la Repubblica, “per spiegare lo scenario italiano attuale “basta un numero per certificarlo. Rispetto al 2007, epoca pre-crisi finanziaria, l’economia tricolore è ancora l’1,5% più piccola mentre quella tedesca è del 17% più grande, quella francese del 13%. Quella americana, dove tutto ebbe inizio, addirittura del 28%. Il Wsj ricorda dunque i tentativi, da ultimo, di Mario Draghi di provare ad aumentare la concorrenza, ma anche che quel governo è durato molto poco a causa delle incompatibilità interne”. Ci pensa anche il commento dell'economista Lorenzo Codogno a chiarificare questa (cattiva) situazione. La mancanza di meritocrazia “che permea il settore pubblico e privato sta ingabbiando l’energia economica del Paese”. “Così come accade per il gender gap e la sottorappresentazione delle donne sullo scenario lavorativo, con il più basso tasso di occupazione femminile (55%) dell’Unione europea. O - continua ancora Repubblica - come testimonia l’alta presenza di giovani che non studiano né lavorano. La lentezza della giustizia civile, la scarsa capacità di attrarre i capitali innovativi del Venture capital, la vicenda della liberalizzazione delle spiagge che si scontra contro un altro interesse particolare, quello dei balneari”. Dai taxi alle spiagge, viaggio nell'Italia che non funziona...