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Le parole di John Elkann su Stellantis in Parlamento? “Un falso ideologico”. Ecco i dati economici nascosti, anche “grazie” alla politica compiacente: l’attacco del sindacalista Airaudo

  • di Matteo Suanno Matteo Suanno

21 marzo 2025

Le parole di John Elkann su Stellantis in Parlamento? “Un falso ideologico”. Ecco i dati economici nascosti, anche “grazie” alla politica compiacente: l’attacco del sindacalista Airaudo
L’audizione di John Elkann in Parlamento sa di occasione mancata. Il patron di Stellantis avrebbe dovuto essere bersagliato di domande e richieste di dati su dossier specifici, a partire dalla scelta del prossimo amministratore delegato.
Invece, “ha usato il blasone, per garantirsi un po’ di timore reverenziale”, dice il sindacalista Giorgio Airaudo. Ma sciorinare i fasti della storia imprenditoriale della sua famiglia e imputare gran parte dei dati del gruppo agli scenari macroeconomici non salverà l’automotive in Italia. E finché la politica “compiacente” non fa la sua parte…

di Matteo Suanno Matteo Suanno

John Elkann, l’incantatore di serpenti. O di politici, stando alla sensazione di magra consolazione e occasione mancata che va amplificandosi a due giorni dall’audizione in parlamento. Il presidente di Stellantis “ha cercato di usare il blasone, per garantirsi un po’ di timore reverenziale. Ma ha compiuto una sorta di falso ideologico nascondendo la vera situazione di Stellantis”. Secondo il sindacalista Giorgio Airaudo, ora segretario della Cgil Piemonte e prima alla Fiom di Torino, l’audizione del patron del gruppo nato sulle ceneri della Fiat davanti alle commissioni parlamentari è stata tutto un continuo tentativo di offuscare i dati, nascondendoli sotto il tappeto della contrazione del mercato e dei dazi. Un giochetto parzialmente riuscito anche grazie all’impreparazione degli astanti, i politici – quasi tutti – definiti addirittura “compiacenti”. E così un’occasione cruciale per inchiodare il vertice della più importante azienda automobilistica italiana – ora agonizzante – alle proprie responsabilità, stimolando chissà, almeno uno sforzo di trasparenza per iniziare a ragionare concretamente sulle sorti dell’industria dell’automotive in Italia, sembra essere andata in fumo.

John Elkann patron e ad di Stellantis
John Elkann patron e ad di Stellantis

All’inizio dell’audizione Elkann ha snocciolato una serie interminabile di dati economici. Sarebbe bastato partire da quelli per prenderlo in castagna e smontarlo punto per punto: “Automotive News ha appena diffuso i dati del mercato europeo dell’auto dei primi due mesi del 2025. Il calo è del 3 per cento, ma se Volkswagen segna un meno 1 per cento, il gruppo che perde di più è proprio Stellantis con il meno 15 per cento. E se scavassimo in quel dato scopriremmo che le vendite perdute riguardano soprattutto l’Italia. Questo avrebbe dovuto ammettere Elkann”, commenta Airaudo sulle pagine del Fatto Quotidiano.

Lavoratori Stellantis a Mirafiori al lavoro
Lavoratori Stellantis a Mirafiori al lavoro

Come detto, il grande assente il Parlamento due giorni fa è stato proprio il capitolo Stellantis, gruppo che attende ancora nuovo amministratore delegato – carica ricoperta ad interim proprio da Elkann – dalla rottura del rapporto con Carlos Tavares sul finire dello scorso anno. È in merito a Stellantis che negli ultimi anni si sono condensate la maggior parte delle questioni spinose, dal ricorso massiccio ai sussidi statali agli ampi tagli del personale, fino al divaricamento di mercato tra i costi dell’offerta produttiva e le disponibilità di spesa degli italiani: “Elkann non dice che il gruppo produce quasi esclusivamente prodotti di media e alta gamma, costosi e che non vendono. Il problema italiano sta tutto qui. – prosegue Airaudo – La nuova Lancia Y in questi primi due mesi ha venduto in Europa poco più di 1400 auto. Eppure Elkann ha annunciato il lancio della Lancia Y, puntando su un marchio che non vende già più”. Insomma, “i prodotti di Stellantis in Italia sono sbagliati e poco adatti”, conclude Airaudo. Elkann ha fatto leva anche sui costi dell’energia, che penalizzerebbero, a suo dire, il gruppo. Un punto che non può non rimandare al progetto della gigafactory – la fabbrica di batterie elettriche – che dovrebbe nascere a Termoli e che permetterebbe all’Italia di attrarre nuovi investimenti e produttori. Ma fintanto che la politica si farà sedurre – o intimorire – dagli incantatori di serpenti è difficile guardare oltre la prossima curva.

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