Può esplodere mezzo mondo, ma se il 15 agosto piove sulla riviera è lì che si scatena il vero panico nazionale. Mentre in Ucraina si continua a combattere in un silenzio sempre più imbarazzato, mentre a Gaza l’umanità si sgretola e in Italia il governo Meloni traballa tra ministri sotto inchiesta o che rischiano il processo (vedi caso Almasri), inflazione, caro vita e un Paese che non riesce a capire nemmeno cosa vuol dire “transizione ecologica”, il tema caldo – nel senso letterale del termine – è sempre e comunque lo stesso: che tempo farà a Ferragosto? Lo dicono i trend sui social e su Google, non si scappa.

Nel frattempo, nelle redazioni online si combatte un'altra guerra ben più importante di quelle con le armi: la guerra del click meteo. È una battaglia a colpi di titoli come “Ferragosto a rischio? Ecco dove colpirà la pioggia” oppure “svolta choc: cambia il clima il 15 agosto”, che è la versione balneare di “si apre una crisi di governo”. Spoiler: non cambia niente. Farà caldo, come sempre. Magari un temporale e una pioggerellina qua e là, che però verranno descritti come una “bomba d’acqua tropicale sull’Appennino tosco-emiliano”, tanto per rimanere in tema di clickbait.

Intanto sui social impazzano caroselli e reel con mappe rosse come il livello di allerta dell’ansia climatica nazionale. E mentre gli italiani evitano di aprire un giornale o di vedere un Tg per non sapere come va l’economia o l'ultimo scandalo politico, cliccano famelici sul meteo: perché almeno quello non si può giudicare, non divide, non ti fa pensare. Ti dice solo dove potrai prenotare l'ombrellone o se startene a casa. Ferragosto diventa così la vera unità di misura delle priorità degli italiani. Tutto il resto – guerre, crisi, processi, povertà – può aspettare. Perché prima bisogna sapere se si potrà fare il bagno alle 14.30 senza beccarsi quella canaglia del maltempo. Il Ferragosto è la religione laica italiana. E il meteo, che vi piaccia o no, è ancora il suo Vangelo.
