Ormai sono passati quattro giorni. Il blocco totale delle caselle di posta elettronica Libero e Virgilio, che fanno capo a Italiaonline, va avanti dal 22 gennaio. Il 23 è stato confermato dalla stessa azienda, che non avrebbe però dato informazioni. Sulle cause nulla è emerso da fonti ufficiali, ma non per questo bisogna liquidare tutte le ipotesi diffuse online, alcune delle quali presentano molte coincidenze che hanno gettano luce su alcuni angoli bui nelle stanze non solo di Italiaonline, ma dell’intero sistema delle comunicazioni in formato digitale. C’è anche chi si chiede perché il CEO di Italiaonline abbia su LinkedIn un indirizzo gmail e non Libero. Ecco alcune delle teorie su quanto sta accadendo.
Un avvertimento dei libertari?
Se il termine “Libero” ha ancora un significato, questo sicuramente varrà per i libertari italiani, gli anonimi militanti che in questi mesi hanno combattuto una battaglia contro l’obbligo del Pos. Su Twitter c’è chi ha già criticato questa ipotesi, ma secondo alcuni il down totale delle piattaforme di Italiaonline, potrebbe essere un avvertimento di alcuni hacker, che vorrebbero dimostrare l’inefficienza della digitalizzazione totale degli aspetti più “frugali” della vita quotidiana, come pagare o parlarsi. Tra i motivi più frequenti dei problemi tecnici di questo tipo, in effetti, possono esserci degli attacchi esterni o delle violazioni dei sistemi di sicurezza informatica, principalmente per motivi di natura politica o sociale (come l’ambientalismo, il veganismo, la libertà di stampa o la trasparenza delle istituzioni pubbliche).
Un mercato nero delle informazioni personali?
Molti si stanno lamentando, soprattutto per motivi lavorativi ma non solo, per la perdita inevitabile dei dati e delle email mandate e mai ricevute dal destinatario. Allo stesso modo, molti hanno trovato difficoltà a trasferire l’intero pacchetto delle conversazioni in una mail diversa, così da motivare la paura che gran parte del patrimonio “epistolare” degli utenti andrà perso per sempre. Ma non è necessariamente vero. Infatti, potrebbe essere possibile aver estratto prima del down tutte le e-mail disponibili nel cloud (quindi tutte quelle inviate correttamente), in modo da poter conservare o elaborare i dati contenuti all’interno. Forse qualcuno ricorderà dello scandalo di Cambridge Analytica scoppiato il 2 maggio 2018, quando molti dati personali (tra cui abitudini e consumi delle persone) vennero estratti o acquisiti in modo scorretto, violando la privacy di molti individui (a cui era possibile risalire nonostante l’anonimato). I dati erano stato acquistato al tempo dalle cosiddette società “broker di dati”. Ma davvero tutte le società in attività operano alla luce del sole? Il down di oltre 9 milioni di account di Libero e Virgilio, potrebbe portare alla raccolta di una quantità di dati personali incredibile, e l’ipotesi è già stata sollevate nel web. Ma a preoccupare di più sarebbe il rischio che alcune multinazionali comprino informazioni comunicate via e-mail su tabellari e profitti delle competitor, così da poter “assaltare” il mercato e spingere alla bancarotte molte imprese che si troverebbero costrette a giocare a carte scoperte con un avversario che magari ha pagato per tutelarsi.
C’entra il governo?
In un suo libro, Internet è il nemico (Feltrinelli, 2013), Julian Assange, oggi detenuto e torturato dal governo americano per aver rivelato informazioni secretate in quello che fu l’inizio del fenomeno Wikileaks (per cui alcuni lo ritengono meritevole del Nobel per la Pace, in quanto eroe dell’informazione libera nel mondo), parlò delle pressioni che il governo americano fece alle joint venture (come Visa) per poter accedere alle transizioni fatte con carta di credito del presidente russo Vladimir Putin. Non solo, sempre il governo americano chiese a Twitter (che in un primo momento fece resistenza, ma poi cedette allo strapotere americano) di rivelare informazioni e posizioni geografiche degli attivisti di Wikileaks, così da poterli catturare. Il down delle e-mail di milioni di cittadini italiani, potrebbe dunque avere connotati ancora più sconcertanti. Il mercato nero di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente, potrebbe vendere non solo a privati, ma anche ad enti governativi le informazioni più scottanti degli italiani. Il governo potrebbe servirsene, per esempio, per mappare i comportamenti degli individui, in modo da intercettare o prevedere tramite dei sofisticati sistemi di analisi e previsione (come i cosiddetti sistemi complessi) cosa pensano e, dunque, cosa sarebbero disposti a fare, i loro “servi”. Immaginate avere a disposizione, in anticipo, informazioni sulle opinione della gente, così da capire quando il malumore diventi un rischio concreto per la sicurezza nazionale dei politici.
Vogliono raccogliere le nostre informazioni per delle intelligenze artificiali?
Una delle tesi tuttavia più oscure, riguarda i cosiddetti transumanisti, ovvero quei pensatori che ritengono che la società umana dovrebbe essere sostituita da una società di robot, dotati di intelligenza artificiale. Tutti avrete in mente il film Trascendence, con Johnny Depp. Bene, in alcune scene è possibile vedere come, con lo sviluppo delle nanotecnologie, sia possibile creare degli umanoidi, tali e quali alle persone reali, ma pressocché immortali. Tuttavia, per renderli davvero “umani”, sembra necessario qualcosa in più, una coscienza per così dire, ma soprattutto dei ricordi. Ecco come entrano in gioco le nostre e-mail. I transumanisti, se davvero vogliono impiantare delle intelligenze in dei corpi fittizi, dovranno raccogliere delle informazioni dai contesti privati e personali delle persone, così da acquisire competenze utili a sviluppare un’indole più umana. In alcuni casi, se l’email è vostra da molti anni, potrebbero addirittura accedere a un pool di dati sufficienti a replicare per intero la vostra coscienza e, grazie alla clonazione a partire dalle cellule staminali, potrebbero creare un corpo identico al vostro. Dopodiché basterebbe rapire un individuo e sostituirlo con l’umanoide, senza che nessuno – neanche i familiari – se ne accorgano.
Un’invasione di ultracorpi?
Per molti l’Area 51 non è altro che una leggenda metropolitana. Ma le riprese e i documentari sul posto, fino alle recinzioni spinate presiedute dall’esercito americano, qualche dubbio lo hanno lasciato anche nelle menti dei più scettici. Ma se il sito statunitense di ricerca top secret non vi sembra abbastanza, allora pensate alle ultime notizie arrivate direttamente dai piani alti della politica USA. Il 17 maggio del 2022 il Congresso degli Stati Uniti ha tenuto un’audizione sull’esistenza dei “fenomeni arei non identificati” (UAP), che molti conosceranno con un altro nome… UFO! Proprio così. Lo Stato più potente del mondo ha scelto di prendere sul serio una delle teorie più spesso ridicolizzate (ma mai seriamente) dalle fonti ufficiali del pensiero unico. Non solo. L’anno precedente gli Stati Uniti hanno rilasciato un rapporto sugli UFO, in cui secondo alcuni sarebbero state omesse delle conclusioni scioccanti. Tutto questo è arrivato dopo la conferma dell’autenticità di alcuni video della Marina americana, in cui si riprendono oggetti non previsti sul cielo americano, dotati di caratteristiche non note all’intelligence. In altre parole, gli alieni potrebbero già essere tra noi. Se crediamo che i transumanisti non abbiano gli strumenti per sostituire la specie umana, certo non dubiteremmo che a farlo possano essere gli extraterresti. In questo caso, il down delle e-mail di Libero potrebbe essere legato alle passate fughe di dati, che i governi – per insabbiare tutto – avrebbero fatto risalire ad alcune società come quella di Mark Zuckenberg o Bill Gates. Così, le e-mail di milioni di persone potrebbero essere in mani della popolazione di altri pianeti, per compiere il progetto di sostituzione degli esseri umani con degli ultracorpi. Controllate sempre che i vostri vicini sbattano gli occhi...